Cesena-Roma, ovvero Antonioli-Doni: passato e presente tra i pali

Cesena-Roma, ovvero Antonioli-Doni: passato e presente tra i pali

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Antonioli e Doni, passato e presente tra i pali. Due portieri accomunati da una carriera giallorossa ricca di successi, ma anche di contestazioni da parte dell’ambiente. Acquistato dal Bologna nel 1999, Antonioli a Roma è chiamato a sostituire un portiere eccezionale, ma ormai sulla via del tramonto, come Michael Konsel, e Fabio Capello lo schiera subito come titolare, anche perché la concorrenza non è delle migliori (gli altri portieri erano Lupatelli, Campagnolo e Sterchele). Antonioli a Roma si dimostrerà presto un ottimo portiere, ma si renderà anche protagonista di errori grossolani: come dimenticare, in piena corsa per lo scudetto, quell’uscita sciagurata dopo un alleggerimento di testa di Zago in Roma – Perugia, o quella maledetta zolla che lo beffò e favorì il gol di Ibrahimovic in Ajax – Roma? In una piazza calda come Roma, che forse all’epoca non aveva ancora del tutto chiara la “maledizione” che stava affliggendo i portieri dalle parti di Trigoria, Antonioli fu contestato duramente, e in Roma – Perugia fu necessario l’intervento di Francesco Totti, grande leader e straordinario Capitano ieri come oggi, per zittire i tifosi infuriati con il portiere brianzolo. Poco tempo più tardi il Capitano tornò a difendere il proprio portiere, dopo una serie di errori in cui la responsabilità effettiva di Antonioli era maggiore o minore a seconda dei casi, ma che veniva ingigantita ogni volta. “Antonioli è il portiere del terzo scudetto”, disse in maniera chiara e semplice Totti, minimizzando le polemiche. Nel 2002-2003, ultima stagione con la maglia della Roma, Antonioli si rese protagonista in un derby, il 27 ottobre 2002, parando un rigore a Mihajlovic a cinque minuti dal termine sul punteggio di 2-2. La stagione successiva passò alla Sampdoria, mentre la Roma decise di puntare su Pelizzoli. In quell’annata Antonioli mostrò di essere ancora un ottimo portiere, e nel 2004-2005 sfiorò la qualificazione ai preliminari di Champions con la maglia blucerchiata. La Roma, intanto, si rese conto che Pelizzoli non meritava la maglia da titolare, ma scoprì il giovane Curci e decise di affiancargli un portiere più esperto. La Roma scelse Eleftheropoulos, ma ingaggiò anche il semisconosciuto Doni dalla Juventude. In quella stagione, le prestazioni negative di Curci portarono Spalletti a lanciare Doni come titolare, non solo in coppa ma anche in campionato, e di certo non in una partita qualsiasi, visto che il brasiliano debutta nel derby terminato 1-1. Spalletti intuì le potenzialità del brasiliano, che aveva però bisogno di correggere alcune pecche e di affinare la tecnica di base, affidandolo nelle mani sagge di Bonaiuti. Intanto, Antonioli a Genova soffrì la concorrenza di Castellazzi e, nell’estate del 2006, scese di categoria, tornando a Bologna. Doni, intanto, era diventato il titolare indiscusso nella Roma di Spalletti, rendendosi grande protagonista in epiche vittorie, in campionato come in Champions. Nella stagione 2008-2009, con la promozione del Bologna, Antonioli ritrovò la Roma, e nella sfida di andata fu decisivo per limitare il passivo dopo il vantaggio di Totti, poi vanificato dall’autorete di Cicinho allo scadere, regalando così un punto prezioso, al debutto come allenatore, a Sinisa Mihajlovic, proprio colui a cui negò la gioia di un derby vinto dagli undici metri. In quella stagione Doni, dopo le tante soddisfazioni ottenute tra i pali della Roma, giocò nonostante un problema al ginocchio, che lo limitò notevolmente (ricordate il derby del 12 aprile 2009?) e che contribuì ad alimentare quella sfiducia patologica nei confronti dei portieri giallorossi da parte dei tifosi. Una vera grana per Spalletti, che continuò a schierarlo titolare con pessimi risultati, essendo fin troppo consapevole dei mezzi di Artur e incapace di notare Julio Sergio, che definì “il miglior terzo portiere del mondo” ma che in quella stagione rimase sempre a guardare, in silenzio, dalla tribuna. A fine stagione, finalmente, Doni si sottopose ad un intervento al ginocchio infortunato. Il resto è storia recente: Antonioli scese nuovamente in serie B, a Cesena, mentre dopo le ultime imbarazzanti prestazioni di Artur Luciano Spalletti, alla sua ultima gara da allenatore della Roma prima delle dimissioni, lanciò titolare Julio Sergio nella sconfitta interna contro la Juventus, maturata di certo non per errori del portiere di Ribeirao Preto. Ranieri, giunto sulla panchina della Roma, si affidò a Julio Sergio, che ripagò la fiducia del mister con prestazioni memorabili, mentre Doni era ancora fermo ai box. Una volta recuperato, Doni dovette accomodarsi in panchina e restare a guardare, fino a febbraio, quando in Panathinaikos – Roma Julio Sergio si fermò per un guaio muscolare. Il portierone di Jundiaì fu protagonista negativo della disfatta giallorossa in Grecia, e i tifosi per qualche settimana rimasero in trepida attesa del ritorno di Bertagnoli. Una volta recuperato Julio Sergio, Doni tornò in panchina, e sembrava destinato ad andare via a fine stagione, ma alla fine è rimasto. Antonioli, intanto, aveva ottenuto la promozione in serie A col Cesena e si apprestava ad incontrare, ancora una volta, la Roma da avversario, e alla prima giornata di campionato. Ritorno da brividi per Antonioli, in serie A e all’Olimpico, e ancora una volta il portiere della Roma scudettata ha dato un notevole contributo alla causa dei suoi, mantenendo la porta inviolata. La Roma di Ranieri, poi, tra mille difficoltà all’avvio, e dopo aver perso Julio Sergio per infortunio, punta su Bogdan Lobont, relegando di fatto Doni spesso in tribuna, vuoi per scelta tecnica, vuoi per punire un giocatore che sembra che in estate abbia rifiutato offerte importanti. Col Bari, però, accade l’impensabile: Julio Sergio è fuori per infortunio e tra i pali va Lobont, ma anche il portiere rumeno è costretto ad uscire alla fine del primo tempo e Doni torna a difendere la porta della Roma, tra bordate di fischi. Contro il Bari però Doni fa il suo e viene anche confermato da Ranieri nella trasferta contro il Milan capolista, rendendosi protagonista di un salvataggio decisivo su Ibrahimovic, lanciato a rete nel primo tempo sullo 0-0. La scelta di Ranieri e la prestazione positiva di Doni scatenano immediatamente un caso mediatico sul dualismo tra i due portieri brasiliani della Roma. Il primo a difendere Doni, nell’immediato dopo-partita di Milano, un po’ come fece Totti con Antonioli, è De Rossi, che come al solito non risparmia la sua invidiabile schiettezza ma scatena anche delle voci poco rassicuranti (su quei presunti “papponi che a Trigoria vengono a farla da padroni”): “Doni è il portiere più forte con cui ho giocato dopo Buffon”. Il 2011, però, non riserva novità rispetto all’anno precedente: Julio Sergio torna titolare contro il Catania, ma con la Sampdoria, dopo l’errore, ancora inconcepibile, di un Signore della difesa come Juan, esce in maniera sciagurata su Palombo, concedendo agli avversari un rigore e la superiorità numerica. Riecco Doni, allora, e con lui alcuni spettri del passato più buio della sua carriera giallorossa: sul gol di Guberti, propiziato ancora una volta da un errore di Juan, la poca reattività del portiere brasiliano, ai più, ha fatto tornare alla mente la serataccia di Atene. Ora però c’è una partita delicata, su un campo non facile (non dimentichiamo che a Cesena sono cadute Milan e Lazio), e i giallorossi ritroveranno ancora una volta Antonioli. E l’ex portiere giallorosso ritroverà ancora una volta, come suo omologo, proprio Doni. Poco più di un anno fa proprio Antonioli spezzò una lancia a favore del collega brasiliano, giudicandolo come un grande portiere limitato dai guai fisici e sottolineando che a Roma l’ambiente non è abbastanza paziente. D’altra parte, chi meglio di Antonioli ha provato sulla pellaccia le contestazioni e il peso della responsabilità per errori in una piazza giustamente esigente e quasi mai pronta a chiudere un occhio?

Enrico Chillè

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