Da Palermo a Bologna, ventotto novembre dello scorso anno, mercoledì scorso. Che, vuole anche dire, da Pizarro a Pizarro. Con tutto quello che ne consegue. Tre mesi, o quasi, d’assenza, alle prese con rapporti complessi, per non dire di più, un problema a un ginocchio, il mal di schiena, gli interrogativi dei tifosi che, sulla questione, si sono divisi. Perché non sono pochi quelli che, pur riconoscendo le qualità del centrocampista cileno, non hanno condiviso, tanto meno capito e giustificato la prolungata assenza del giocatore dal calcio ufficiale. Una situazione, poi, che è diventata ancora di più d’attualità dopo che a Genova il cileno è andato in tribuna, per poi dare la sua disponibilità a Vincenzo Montella per giocare a Bologna, tre giorni dopo. E lo ha fatto bene, ribadendo come sia importante la sua presenza in campo in questa Roma. Cosa che ha irritato, e non poco, parecchi tifosi giallorossi. E bastava ieri ascoltare l’etere romano per rendersene conto.
LITIGIO – Claudio Ranieri, nei mesi passati, in più diun’occasione ha provato a smentire i dissapori con il cileno, supportato dalla società. E’ da capire la posizione dell’ex allenatore e della dirigenza, ma ormai anche chi crede ancora a Babbo Natale, ha capito che tra i due qualcosa è successo e pure di piuttosto grave. Ci sono due date che santificano, si fa per dire, la rottura dei rapporti tra Ranieri e Pizarro. La prima è quella del sette novembre, la seconda il ventitrè dello stesso mese. Dunque, il sette novembre, si è giocato il derby d’andata. Pizarro da un paio di partite era indisponibile, alle prese con la condrite (infiammazione) al ginocchio che l’estate scorsa era stata trattata con i fattori di crescita. Il centrocampista non stava benissimo, ma per il derby non aveva detto no a sottoporsi ad infiltrazioni pur di essere a disposizione del tecnico. L’accordo era che si sarebbe accomodato in panchina e che avrebbe giocato la seconda parte della partita. Cinque minuti prima dell’intervallo si fa male Menez, ma Ranieri manda in campo Greco. Pizarro rimane in panchina sino al novantesimo. E la cosa non lo fece contento per niente. La seconda data è relativa alla partita di Champions con il Bayern all’Olimpico. Il giorno precedente l’exallenatore della Roma parla con Pizarro e gli dice, più o meno,te e De Rossi per me non potete giocare insieme.E pure qui il cileno, tra l’altro forte delle annate precedenti in cui aveva giocato in coppia con il biondo di Ostia, non è che l’abbia presa bene. Tanto è vero che qualcuno racconta che il giocatore avrebbe detto,io per questo non gioco piùdove questo è Ranieri.
ERRORE – C’è poi stato l’episodio delle vacanze natalizie. Pizarro è rimasto in Cile assai di più di quello che era previsto. Ma soprattutto per molti giorni non ha comunicato con nessuno della società se non via sms. E’ vero si stava curando il ginocchio in una clinica specializzata di Santiago (dove la Roma ha mandato Paolo Bertelli a controllare la situazione). La conferma di rapporti che non erano idilliaci. Chi scrive, ha grandissima stima del calciatore e dell’uomo Pizarro, ma in questa situazione non possiamo esimerci di biasimare il suo comportamento. Perché uno è liberissimo di litigare con il suo allenatore, ma prima ancora che al suo tecnico, deve rendere conto alla società che lo stipendia e ai tifosi.
STAFF MEDICO – Si dirà: ma quali prove ci sono che Pizarro si sia rifiutato, anche solo una volta, di giocare? Non ce ne sono. Anzi c’è da dire che la versione ufficiale della società e dello staff medico romanista, è sempre stata di completa assoluzione nei confronti del giocatore che, tra l’altro, può vantare consolidati e reciproci ottimi rapporti con gran parte della dirigenza romanista. Lasciando da parte tutto quello che era accaduto in precedenza, ci limitiamo a riportarvi la versione ufficiale a proposito di quello che è accaduto tra Genova sabato scorso e Bologna tre giorni dopo. Dunque: domenica mattina, nell’albergo che ha ospitato il ritiro dei giallorossi a Genova, Pizarro si sveglia con un fortissimo mal di schiena, problema, tra l’altro, con cui ciclicamente è costretto a convivere da diversi anni. Nonostante le cure, infiltrazioni comprese, non c’è stato niente da fare, Pizarro è stato costretto a sedersi in tribuna. Possibile, però, che tre giorni dopo il giocatore sia stato in grado di scendere in campo e rimanerci, dopo quasi tre mesi d’assenza, per tutti i settantaquattro minuti più recupero della partita contro il Bologna? Sì, secondo la versione ufficiale, infatti, le settantadue ore trascorse, abbinate alle cure cui si è sottoposto il giocatore, hanno consentito che scendesse in campo. Tra le cure c’è da dire che Pizarro si è sottoposto anche a infiltrazioni di antidolorifici. Che hanno avuto il loro effetto. Anche se dopo, sul charter che ha riportato la Roma a casa, svanito l’effetto delle medicine, ci assicurano che Pizarro era quasi bloccato dal mal di schiena.
L’ENTOURAGE – Su tutta questa vicenda, Pizarro non ha mai detto una parola. Sono mesi che è in un personalissimo silenzio stampa e con lui il suo entourage, a cominciare dal suo procuratore Beppe Bozzo. Silenzio stampa che è continuato anche nella giornata di ieri, nonostante il caso Pizarro, chiamiamolo così, fosse deflagrato nella sua interezza, complici, si fa per dire, i tifosi che ieri per radio, via sms o nei bar, hanno parlato quasi più della situazione del cileno che della vittoria ottenuta dalla Roma a Bologna. Quello che l’entourage del giocatore ci tiene a far sapere è che Pizarro non si è mai rifiutato di scendere in campo. Cioè alla base di questi quasi tre mesi d’assenza, ci sarebbero sempre stati problemi fisici che hanno impedito al giocatore di allenarsi e quindi di giocare. Gli acciacchi fisici, del resto, non sono un mistero. A partire dal problema al ginocchio, un’infiamma-zione che è chiamata condrite che è poi è lo stesso problema che ha tenuto praticamente fermo per un anno Doni ( il portiere è stato costretto anche a sottoporsi a un intervento chirurgico). Oltre al ginocchio ci sono poi i problemi alla schiena che il cileno aveva avuto anche nelle stagioni passate. E proprio questi problemi, tra Genova e Bologna, lo hanno costretto a rinviare ulteriormente il suo rientro in campo. Dove poi ha dimostrato, con tutto il rispetto per gli altri centrocampisti della rosa giallorossa, che la sua presenza è imprescindibile o quasi per la manovra giallorossa.
LA CARRIERA – Il cileno non ha mai avuto un carattere facile. E con questo vogliamo dire che ha sempre avuto una personalità che non gli ha mai impedito di prendere decisioni pesanti, anche a costo di rinunce importanti. Insomma, è uno tosto. Prendete la sua nazionale. Da anni ha detto addio dopo che in un ritiro prepartita non gli andarono a genio i comportamenti di alcuni suoi compagni e pure del ct cileno. Disse basta, «in nazionale non ci vado più» e così è stato. Se avete presente il Cile che ha partecipato agli ultimi Mondiali, non è difficile capire quanto il Cile ci abbia rimesso. Un altro episodio che sottolinea la durezza del carattere del giocatore, è relativo ai suoi anni in Friuli, ai tempi dell’Udinese. Dopo aver firmato il primo contratto con Pozzo e dopo che Luciano Spalletti lo aveva trasformato in un regista davanti alla difesa (era arrivato con referenze da trequartista) tra i più contesi del mercato, arrivò la rottura con il club friulano perché non era intenzionato a firmare il prolungamento contrattuale. Per qualche mese di fatto rimase fuori rosa, solo quando gli assicurarono che lo avrebbero venduto, firmò il rinnovo del contratto per poi alla fine della stagione essere ceduto all’Inter. Anche ad Appiano Gentile, dove era andato convinto di essere un titolare fisso di quell’Inter manciniana, Pizarro ebbe qualche problema quando prese atto che gran parte delle partite le vedeva tra panchina e tribuna. Una situazione che dopo una sola stagione lo convinse ad accettare il trasferimento alla Roma dopo una trattativa prima conclusa, poi saltata, infine risolta con uno scambio di sms durissimi tra Spalletti e il giocatore.