DiBenedetto jr: “Mio papà farà di tutto per avere una grande Roma”

DiBenedetto jr: “Mio papà farà di tutto per avere una grande Roma”

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GAZZETTA DELLO SPORT – Assediato dalle domande e spossato ancora dal jet lag, mai come ieri, Thomas DiBenedetto junior ha sentito il peso di essere figlio di… Cioè del prossimo proprietario della Roma calcio. Ha debuttato lui, prima di papà: ieri sera, nel primo allenamento della Palfinger Reggio Emilia, detentrice del titolo di serie A, la seconda fascia del baseball italiano. Lo cercava il Bologna, poteva finire al Piacenza, ha scelto la città del Tricolore. Non per caso. Thomas si racconta circondato dai compagni: qualche inevitabile reticenza, gli può essere perdonata considerata la delicatezza dell’operazione. Rileggiamola al contrario dunque la storia di questa operazione tra cuore e business, passione e affari, sentimento e calzini rossi, maglia azzurra e città del tricolore. Perché il figlio è come il padre: vuol essere giudicato per ciò che è riuscito a fare da solo, alla maniera americana del self made man. Thomas, è una coincidenza o cos’altro questo suo arrivo? «Dopo essere stato rilasciato dai Boston Red Sox, potevo finire in una Lega indipendente, ma ho scelto una squadra italiana. Spero di far bene qui: per me è l’opportunità migliore» .

É vero che ha il passaporto italiano per diventare azzurro?
«Sì, dentro mi sento ancora più italiano: mi piacerebbe vestire la maglia azzurra, partecipare al prossimo Mondiale, ma devo far bene in campionato» .

Ha giocato solo a baseball?
«No, ho cominciato con il calcio: avevo 9 anni, facevo l’attaccante e vinsi il campionato delle High school. Poi passai al baseball, era più comodo in America…» .

In famiglia siete tutti sportivi?
«Anche mio fratello Nick gioca a calcio» .

Decideva sempre papà?
«Lui ha sempre amato lo sport, quando ha avuto l’opportunità di farne un lavoro lo ha fatto con più entusiasmo: papà è cresciuto nel baseball ed è stata la chiave per entrare in questo business, ora c’è il calcio: ne è stato sempre attratto» .

Qual è la qualità migliore di suo padre?
«É difficile per un figlio descrivere i pregi, di sicuro è un padre amorevole e fa tutto con passione» .

Com’è diventato ricco suo padre?
«Dopo la Trinity University (che ora finanzia, ndr) ha cominciato nel mondo finanziario, ha studiato molto nel business. É cresciuto fuori Boston, a Everett, c’erano molti italiani e anche suoi parenti» .

E i soci della cordata lei li conosce bene?
«Sì, da uno di loro vi ho anche lavorato: pure loro amano molto il calcio» .

Quanto la condiziona quel nome e cognome?
«Consideratemi solo un giocatore di baseball» .

Lei vive con i genitori?
«No, ma amiamo ritrovarci spesso insieme: siamo una famiglia molto unita» .

A tavola parlate di Roma?
«Quando la prima volta papà ne parlò, mi sembrò uno scherzo: davvero non l’avrei potuto immaginare. Prima si parlava più di baseball, ora di calcio» .

E gli ha dato un consiglio?
«No, ho evitato di entrare nei dettagli» .

Ma papà gliene ha chiesti?
«Se me li chiederà, glieli darò: ci sto pensando» .

Sta seguendo il campionato?
«Vedo molto calcio in tv, preferisco la Champions League e i Mondiali, e poi ci gioco con X-Box: ho la squadra ideale» .

Si chiama Roma?
«Quando vince mi piace…» .

E quando segna Totti di più? (ride)
«Non ho un giocatore preferito, mi piacciono quelli davvero forti e lui è forte, dunque mi piace» .

Chi è il Totti del baseball?
«Nomar Garciaparra, per me: a Boston faceva l’interbase come me» .

É in ansia per la trattativa?
«Mi piacerebbe che tutto si concludesse per il meglio, ma non so a che punto sia la trattativa: bisogna aspettare, ma son già felice così» .

Quando rivedrà suo padre?
«Spero prima possibile… verrà con mamma a Reggio Emilia» .

Cosa potrebbe promettere suo papà ai tifosi giallorossi?
«Che appena sarà tutto chiaro, ci metterà tutto l’orgoglio e i mezzi per costruire una grande Roma, una squadra vincente. Io sono orgoglioso di tutto questo. Lui dà sempre il massimo nelle cose in cui crede e per lui è un affare di cuore. E’ felice di questa opportunità» .

Il suo impatto italiano?
«Qui mi sembra tutto più piccolo, ma so che Roma è una città grande. La conosco già» .

Perché, c’è già stato?
«Quando avevo 13 anni, ma non ho grandissimi ricordi: mi piacque subito il Colosseo» .

Cosa vorrebbe scoprire di più adesso?
«L’architettura italiana in tante città, oltre alla pasta e alla pizza che mi piacciono allo stesso modo. Ma papà e mamma amano Roma e sperano di viverla adesso a lungo».

Cosa le ha detto suo padre salutandola?
«Gioca bene, e divertiti» .

Sogna più lo scudetto o la nazionale?
«Per ora mi concentro ad entrare in nazionale: e voglio imparare presto l’italiano» .

Sa che l’allenatore Montella faceva l’attaccante? Lei lo confermerebbe?
«Non conosco le situazioni, non so se lo confermerà» .

Cosa farà da grande?
«Ho studiato anche io economia, avrò più opzioni. O magari farò l’assistente allenatore…» .

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