Il Borussia sotto la lente d’ingrandimento. Quando un progetto è vitale

Il Borussia sotto la lente d’ingrandimento. Quando un progetto è vitale

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borussiaromaBorussia Dortmund 4 – 1 Real Madrid. In questa partita c’è l’essenza del calcio moderno, che ci dice che un progetto a lunga scadenza valga più di un mercato plurimilionario attempato. Il riferimento è puramente casuale. Ma andiamo per gradi.

Il Borussia Dortmund non ha sempre navigato in buone acque. Nel 2002 una cattiva gestione societaria portò ad un pesante indebitamento e alla vendita dello stadio, il monumentale “Westfalenstadion”; nel 2005 la società si è ritrovata sull’orlo del fallimento, dovendo ricorrere alla decurtazione degli stipendi dei calciatori del 20%. Lo stadio cambia la denominazione nel 2006, diventando il “Signal Iduna Park” a causa dei persistenti problemi finanziari della società. Nonstante le disgrazie lo stadio è sempre stato pieno, con una media di 70mila spettatori stagionali, con un picco di 80mila nella Stagione 2004. I giocatori simbolo sono stati Metzelder e Frei, per poi passare al portiere Weidenfeller e al mediano Kehl, due reduci in giallonero. Dopo 5 anni di altalena, nel 2006 il Borussia si classifica settima, raggiungendo la Coppa Uefa grazie al premio Fair Play, ma uscendo subito dalla Coppa di Germania. Pian piano il Borussia ha perso i pezzi, cedendo i gioielli Rosicky e la punta Koller, le cui cessioni hanno portato aria sana alla Società assieme a quella di Odonkor. Si pensava che il peggio fosse passato, ma la stagione seguente la squadra ha rischiato la retrocessione in Zweite Bundesliga, riuscendosi a classificare nona al termine della stagione solo grazie a un forcing nelle ultime partite, mentre nel 2007-08 il Borussia Dortmund fece ancora peggio, arrivando 13a, raggiungendo la finale di Coppa di Germania, persa contro il Bayern.

Chiunque al giorno d’oggi si riferisce al Borussia Dortmund, non può non pensare a Mario Götze, Marco Reus, Mats Hummels, Robert Lewandowski e all’allenatore Jürgen Klopp. 

Mario Götze: Gioiello classe ’92, gioca nel Borussia Dortmund dal 2009, anno in cui debuttò in Bundesliga. Titolare dal 2010, in questa stagione ha disputato lo stesso numero di incontri, segnando però il doppio delle reti (16) incantando il proprio pubblico e tutti gli amanti del pallone.

Marco Reus: classe ’89 cresciuto nel Borussia Dortmund, che però non crede in lui e lo cede nel 2009 al Borussia Mönchengladbach, che lo valorizza e vede il giocatore diventare un vero talento, scoppiando nel 2012, annata in cui Reus fa il suo ritorno a Dortmund nel mese di Gennaio per la cifra di 17,5 milioni di euro, diventanto titolare inamovibile.

Mats Hummels: Grande mossa di mercato del club giallonero. Il centrale difensivo che si ispira a Piquè venne scartato dal Bayern Monaco, da cui venne acquistato nel 2008 (CINQUE ANNI FA) in prestito con diritto di riscatto.

Robert Lewandowski: Gioca al Borussia Dortmund dal 2010, quando venne acquistato dal Lech Poznan per la cifra di 4 milioni di euro. In quell’annata mise a segno 9 gol in 43 partite, in quella successiva 30 reti in 47 apparizioni, mentre nel 2012 35 in 43.

Jürgen Klopp: Prima del Borussia Dortmund, club dove è arrivato nel 2008, ovvero ben 5 anni prima che il conoscitore medio di calcio europeo si accorgesse di lui, allenava il Mainz. Se in Italia, o meglio, a Roma, Pioli viene considerato un non all’altezza perché ha allenato, in ordine, Sassuolo, Chievo, Palermo e dal 2011 il Bologna…la risposta ce l’abbiamo.

E’ chiaro che il tifoso voglia che la sua squadra vincesse ogni singola partita. E’ normale che il tifoso voglia la propria squadra piena zeppa di campioni, arrivando a spendere i milioni e setacciando ogni angolo della terra per aggredire i campi di tutta Europa e vincere. Vincere per poi smantellare tutto non ha senso. Per vincere e dominare a lungo termine è più arguto programmare. Sono passati due anni, le cose non sono andate in modo eccellente, se continuassimo a pensare con la mentalità da paraocchi di chi se ne frega dei conti, se ne infischia di risanare ciò che c’era prima possiamo anche parlare di annate fallimentari. Fatto sta che le cose potevano andare meglio, certo. Ma come il Borussia ci insegna, potevano andare peggio, o meglio, dopo un periodo buio c’è sempre una risalita: il nostro “buio” è consistito in un Settimo posto, laddove Società come quella tedesca ha visto il suo punto più basso con un 13° posto. Si possono elencare diversi fattori, si può tener presente qualsiasi chiave di lettura: l’ambiente pesante, il mercato sballato, nonostante sia arrivata gente come Pjanic, Destro, Lamela e Marquinhos, l’allenatore spagnolo troppo offensivo, il Lucho acerbo, il boemo troppo sicuro di sé, anzi no, vittima, i giocatori molli, i giocatori forti, le radio parlanti e le radio da radiare.

Conta solo una cosa, conta solo un sostegno. Esiste un solo punto fermo. Esiste solo una creatura che viene plasmata per affondare il colpo e diventare invulnerabile. AS Roma. Amare Sempre (LA) Roma.

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