Incubo di una notte di mezza estate

Incubo di una notte di mezza estate

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In una serata come questa ci sarebbero fin troppi argomenti e riflessioni da affrontare. Cerchiamo di analizzare lucidamente la situazione, ad oggi decisamente imbarazzante. La Roma è fuori dall’Europa League: la squadra, ancora in deficit di elementi proponibili e priva dei due uomini più importanti a centrocampo, non è riuscita a passare il turno con il modesto Slovan. E sul banco degli imputati, per primo, c’è Luis Enrique. Un rapporto non semplice, a quanto sembra, con la gestione del leader e della luce della squadra, e la mancata qualificazione. Normale sentirsi in discussione già il 24 agosto.
Certo, Totti dopo quasi 75 minuti non aveva più la freschezza di prima, ed è anche normale che a quasi 35 anni si fatichi a reggere novanta minuti contro avversari superiori esclusivamente nella preparazione. La qualificazione, però, in quel momento era ancora in bilico e quando manca così poco alla fine bisognerebbe tentare il tutto per tutto. Soprattutto se dietro Totti non c’è ancora Osvaldo, ma i ragazzi della Primavera. L’esperienza e la spinta di Francesco Totti avrebbero fatto comodo nel tentare il tutto per tutto, dal momento che dopo l’uscita del Capitano la squadra si è spenta per poi smarrirsi totalmente dopo il gol del pareggio dello Slovan.
Se la Roma, senza Totti, avesse centrato la qualificazione ora gli stessi che attaccano duramente Luis Enrique, magari, ora lo starebbero celebrando come il nuovo Mourinho. Servirebbe pazienza, anche e soprattutto dopo una figura del genere: uscire con lo Slovan Bratislava è vergognoso, ma l’asturiano paga, per stessa ammissione di Walter Sabatini, il ritardo nella costruzione della squadra. Il centrocampo, ad esempio, era incerottato una settimana fa e oggi hanno giocato ancora gli stessi uomini. Sembra poco dire che la mancanza di due giocatori abbia potuto incidere in maniera decisiva, ma non dimentichiamoci che mancavano De Rossi e Pizarro, e che in campo anche quest’oggi sono scesi in campo giocatori che a giugno apparivano sicuri di non far parte del progetto come Okaka e Simplicio. La lentezza del mercato e le defezioni pesante, unite a una buona dose di sfortuna, hanno reso il decisamente improbabile la dura e triste realtà.
A questo punto, se proprio si vuole provare a vedere il bicchiere mezzo pieno, c’è da dire che un grosso aiuto alla Roma arriva dal mancato accordo per il contratto collettivo: lo sciopero permetterebbe alla Roma di migliorare la propria preparazione e inserire nell’ambiente i nuovi, da Osvaldo a Lamela passando per Kjaer e i rinforzi a centrocampo. Oggi, per esempio, il tridente Totti-Bojan-Caprari era troppo leggero: la speranza è che Osvaldo, se in grado di adattarsi ad esterno, possa dare più peso al reparto avanzato.
La Roma è una scommessa, può succedere di tutto ancora ma la sensazione netta, per non dire la realtà delle cose, è che sicuramente non si potrà competere per il titolo, e che solo con una stagione straordinaria si potrà ambire a qualcosa in più della qualificazione all’Europa League 2012-2013. Il progetto è a lungo termine: bisogna avere pazienza, e sperare in un pizzico di fortuna in più. La Roma ha dominato nei 180′ complessivi di questi play-off ma è uscita. Perché alla fine contano i risultati. Ed è bene che Luis Enrique inizi bene in campionato, perché si può provare a fare il “tiki-taka” ma senza segnare è inutile. C’è bisogno di pazienza anche con i nuovi: Stekelenburg paga l’errore dell’andata, José Angel è in crescita e Bojan deve ancora abituarsi. Anche perché, con tutto il rispetto, uno che a 21 anni è abituato da varie stagioni a dialogare con gente come Messi, Iniesta e Xavi, non può diventare profeta inascoltato giocando al fianco di Simplicio.
Il gioco c’è, ma mancano i risultati: ed è proprio questo il motivo per cui questa sera, all’Olimpico, la tifoseria accorsa in massa è passata dall’entusiasmo alla durissima delusione. C’è da dire, però, che l’incitamento dello stadio, escludendo lo zoccolo duro della Sud, ha seguito quasi sinergicamente il calo fisico della squadra nel secondo tempo. Serve più voce e più calore per questa Roma: totalmente nuova e ancora incompleta e improponibile, e proprio per questo bisognosa di tutto il sostegno necessario. Per molti, però, è già l’ora dei processi: anche questa volta, nessuno escluso, tutti sono in qualche modo responsabili dello scempio offerto all’Europa.

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