José Angel: “Alla Roma non ci fu la pazienza necessaria”

José Angel: “Alla Roma non ci fu la pazienza necessaria”

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JOSè ANGELJosé Angel non ha certo lasciato un ricordo positivo della sua esperienza in giallorosso. Al sito ilcatenaccio.es il terzino, ora in prestito nelle file della Real Sociedad, prova a ripercorrere quella stagione turbolenta che costò il posto a lui e Luis Enrique.

Cosa la ha ha convinto del progetto della Real Sociedad?
“L’idea che fosse una squadra giovane, con molta voglia di crescere e che, inoltre, disputava la Champions League”.

Senza Illarramendi e Montanier, qual è il limite di questa squadra?
“Nessuno lo sa adesso. Lavoriamo ogni giorno con l’obiettivo di migliorare il rendimento dell’anno scorso. Abbiamo degli ottimo giocatori e i migliori propositi”.

Tuttavia il tuo cartellino è ancora della Roma, dove né tu ne Luis Enrique avete trionfato. Fu un problema per lei il suo esonero?
“Non credo. Si trattò di una stagione strana con molti elementi nuovi, così come l’allenatore. Non ci fu la pazienza necessaria, il club decise di cambiare radicalmente e mi ritrovai solo. Fu in quel momento che decisi di andarmene”.

Seppur per pochi giorni lei è stato allenato da Zdenek Zeman. Come valuta questa esperienza?
“In realtà mi sono allenato poco con lui e solo durante la preparazione estiva. Ricordo che le sessioni erano durissime, molto fisiche. Praticamente non si vedeva mai il pallone, nonostante questo tipo di lavoro sia normale durante i primi giorni di preparazione. Non disposi del tempo sufficiente per conoscerlo. “.

Pensa di tornare a Roma per trionfare o preferisce restare a San Sebastián?
“Adesso non penso a niente di tutto ciò, mi trovo molto bene nella Real Sociedad”.

Come vede il Barça di Martino? Nonostante vinca il gioco non è più lo stesso…
“Il Rayo Vallecano lo superò in possesso palla (51 a 49 %) per pura casualità, ma per esempio al Camp Nou una cosa del genere sarebbe impossibile. Comunque non credo si vinca con il possesso palla, si vince segnando e questo lo dimostrò il Real Madrid due anni fa. L’importante è segnare, nonostante risulti difficilissimo”.

Lei proviene da una delle migliori scuole calcistiche d’Europa, dove vi è uno stile ben definito, un po’ come alla Masia del Barça. A tal proposito, è sbagliato cambiare una filosofia di gioco così radicato?
“Non credo che stiano cambiando più di tanto, credo sia più un tema usato dai giornalisti che non sanno di cos’altro parlare. Dicono che non controllano più il pallone come prima ma non è così. I 7 gol al Levante e i 4 al Rayo e all’Ajax lo dimostrano. Io vedo bene il gioco diretto perché non sempre conviene stordire l’avversario se poi non si concretizza. Il gioco è simile a quello espresso con Guardiola ma un po’ più verticale, continuano a credere nel possesso di palla e nel gioco a due”.

È stato un errore cedere Villa per 2 milioni?
“Non posso giudicare in quanto estraneo ai fatti. Credo che il Barça può sostituire adeguatamente Villa anche se alla fine chi ci è andato a guadagnare è stato l’Atletico e lo stesso Villa, che sarebbe titolare in tutte le squadre del mondo e adesso può giocare tutte le partite che merita”.

Come sarebbe la partita perfetta contro il Barcellona?
“Una vittoria, non importa come arrivi. Diciamo che mi basta vincere!”.

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