Conferenza stampa, Baldini: “Totti? Su di lui parole d’amore. Contratto De Rossi?...

Conferenza stampa, Baldini: “Totti? Su di lui parole d’amore. Contratto De Rossi? Priorità. Luis Enrique ha carisma. Faremo lo stadio. Sulla tessera del tifoso andremo avanti”

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Franco Baldini ha parlato ai giornalisti presso la sala stampa del centro sportivo Fulvio Bernardini. Di seguito la conferenza stampa integrale del direttore generale della Roma:

Perché è tornato a Roma?

“Non ho la risposta, ho detto subito di sì. L’ho detto anche a Tom, non c’è una ragione per cui lasciare la qualità della vita di Londra e il lavoro che avevo, soprattutto per tornare in un posto dove tutti sono contro tutti, come qui. Ho detto di sì e basta”.

Il primo problema grosso da affrontare?

“I biglietti. E’ difficile spiegare alla proprietà americana dove non c’è la cultura del biglietto omaggio, per esempio. In Inghilterrà pure sono diverse le cose, coloro che sono più facoltosi spendono di più, com’è giusto, mentre qui si chiedono biglietti gratis. Sono tutte piccole cose che si possono fare. Piccole cose che messe tutte assieme possono indicare un percorso diverso. Se sei qualcuno non devi volere un biglietto omaggio, compratelo. Io nemmeno non avrò un biglietto omaggio, nemmeno per chi vorrò invitare. Mi farò tanti nuovi amici”.

Il rinnovo di De Rossi?

“Ho parlato con Daniele ma non è lui ovviamente il mio interlocutore, è il suo agente Sergio Berti. Erano tanti anni che non lo vedevo, è maturato. Gli ho detto che se lui ha anche solo la metà della voglia di restare rispetto alla volontà della società di tenerti troveremo un accordo”.

Totti e la pigrizia: cosa vi siete detti?

“Bisogna fare i complimenti a tecnici della Roma per le fotografie. In realtà non c’era gran che da spiegare. Io in quelle poche parole che ho detto ci vedevo amore e non critica. Sono da sempre attratto dal talento di Francesco come giocatore. Cercherò con tutto me stesso di chiedere a lui quello che chiederò agli altri. Lo voglio far sembrare normale”.

Per lei tornare è una rivincita? Per esempio non trovare Moggi potrebbe essere una rivincita

“Rivincita significa aver perso qualcosa prima. Ho avuto da questa città un amore sconfinato dai tifosi, anche troppo. Moggi? No, no, lui non mi è mai mancato lo vedo sempre in tribunale ma non voglio parlare di questo. Non c’è nessuna rivincita, sono andato via nel momento giusto anche perché a breve sarei stato mandato via. Non potevo continuare a sostenere una politica che all’interno era cambiata, legittimamente cambiata, e non potevo trovarmi a sostenere delle cose contrarie a quello che avevo sempre detto”.

In questi anni cosa ha visto in giro per il mondo?

“Ho visto che in Spagna il calcio è migliore che in Italia, in Inghilterra è migliore che in Spagna. Ho bisogno dell’utopia, l’uomo ne ha bisogno, non è detto che faccia male. Fuori ho trovato cose godibili. Come dice Luis Enrique è più importante il percorso, il cammino, che la meta. Durante quel percorso, come dice Fiorella Mannoia, uno quando impara a sognare non smette più. Si vuole sempre di più”.

Una cosa che non rifarebbe della sua esperienza passata in Italia e una cosa che non ha fatto allora e vorrebbe fare ora

“La cosa che non rifarei allora e che è anche la cosa che vorrei fare ora è mettere il bene della società al primo posto rispetto al bene personale. Credo che sia il modo che ti consente di non sbagliare mai. A volte in passato è capitato che per istinto di sopravvivenza ho messo al primo posto i miei interessi. Spero di non farlo mai in futuro”.

Luis Enrique ha definito la Roma come un bambino col biberon. Secondo lei cosa può diventare questa squadra?

“Una squadra, un concetto, una filosofia di gioco. Deve rendere l’andare allo stadio un piacere, deve dare una ragione per andarla a vedere. Abbiamo cominciato con un programma nuovo sui giovani. Preferisco parlare di idea più che di un progetto. La nostra idea è quella di puntare sui giovani per costruire ciò che oggi è ancora una bozza e che un domani può diventare più completo. Così con una società consolidata e gli acquisti giusti anno dopo anno possiamo crescere. Abbiamo bisogno di sostenere questa idea, e sullo sfondo c’è la possibilità di competere e vincere”.

Era questo il ribaltone  (Calciopoli n.d.r.) che immaginava parlando nel 2005 con Mazzini

“Quella con Mazzini è stata una conversazione dai toni molto cordiali (Baldini ha usato un’altra espressione, più colorita n.d.r.). Non immaginavo questo ribaltone, ma lo speravo, e credo che fosse un’idea condivisa”.

Quando è andato via il presidente del Consiglio era Berlusconi, oggi è ancora Berlusconi. Il presidente del CONI era Petrucci, oggi è ancora Petrucci. C’è la possibilità di un cambiamento reale in Italia? Qual è il suo ruolo nella Roma, in una società così ben strutturata?

“Le persone anche con le stesse facce possono cambiare, fanno un percorso che le porta a migliorare. Io spero di essere una persona migliore di quella che ero qualche anno fa. Si possono migliorare le cose anche con la stessa gente. Per quanto riguarda il mio ruolo nel cub, devo coordinare e sovrintentere e coordinare le attività all’interno della società”.

Avete rischiato di perdere Totti dopo la polemica di quest’estate?

“No, assolutamente”

Servono davvero due anni come dice Sabatini per vincere o cinque come dice Totti? Luis Enrique è un tecnico già top? Come lo ha scelto?

“Sabatini ha detto di poter vincere in due anni e totti in cinque. Io non lo so. Vorrei costruire una squadra che ci metta il minor tempo possibile, ma non si può sapere. Alla fine di questo anno si potrà essere più precisi. Magari l’anno prossimo con due-tre acquisti potremo sapere cosa fare. Non mi va di dare scadenze, sappiamo che il progetto è di medio-lungo termine, aspettare 2-3 anni non sarà un problema. Luis Enrique nella panoramica di nomi che analizzavamo con Sabatini mi fu consigliato da lui e mi sembrò buono. Andai a parlarci per capire il tipo di persona che era e gli dissi che avrebbe avuto la discussione con Walter per la parte tecnica. Parlai anche con Guardiola per portarlo a Roma, ma mi disse magari fra qualche anno. Luis Enrique mi piacque subito. È forte, ha carisma e i fatti mi hanno dato ragione. È una persona meravigliosa e ha un grande ascendente sui giocatori e con qualità e rispetto si è guadagnato la fiducia dei giocatori. Ieri per esempio ha visto il cattivo tempo ed è partito alle 5 per stare alle 7 aTrigoria. È alla sua prima esperienza, sbaglierà e ci ragionerà sopra. Il vero delitto non sta nel commettere sbagli, ma nel commettere sbagli e non trarne giovamento. Secondo me ha tutte le caratteristiche del grande allenatore, certo servono i risultati, ma i risultati non può averli da solo e noi dobbiamo fornigli i mezzi”.

Lei ha imposto un nuovo stile nei confronti degli arbitri e ha parlato di una Roma da sprovincializzare. E’ cambiato lei, o è il calcio italiano e la classe arbitrale che sono cambiati?

“Era difficile non cambiare andando a Madrid e Londra. Spero di essere cambiato io e spero e credo che sia cambiato anche il modno che sovrintende la classe arbitrale. Io non ho imposto nulla. Ho parlato con Luis Enrique e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto che non si parlasse di arbitri e lui era d’accordo. Era l’unica cosa tecnica di cui abbiamo parlato. Per il resto abbiamo parlato solo dal punto di vista umano. Poi abbiamo parlato del ruolo importante del settore giovanile. Non è che ci siano delle imposizioni, ma se si danno dei messaggi speri sempre che questo possa passare, così come un calcio meno velenoso”.

Tutto questo credito che ha guadagnato la spaventa?

“Da morire, è tanta la responsabilità. Ma ci devo convivere me ne farò una ragione. Ho sempre iniziato ricoprendo ruoli marginali e mi sono guadagnato credito. Ora è il contrario, vengo da dirigente che sulla carta è tra i miglioro. Perciò non vi nascondo che la paura è tanta, ma mi abituerò”.

Il fair play finanziario. Se Bojan e Lamela dovessere esplodere, come affrontereste il problema

“Speriamo che aumentino i ricavi attraverso il merchandising, lo stadio. L’obiettivo è fare un salto di qualità dal punto di vista dei ricavi. In questo senso lo stadio è importantissimo in questo processo di crescita”.

Prenderebbe un caffè con Rosella Sensi?

“Se si presentasse l’occasione, in veste di rappresentante della Roma, non solo vorrei ma dovrei. Lei rappresenta un’istituzione, io una società. Non potrei fare altro. Le cose di rappresentanza hanno un valore diverso dai rapporti personali”.

Che situazione ha trovato a Roma con due obiettivi falliti, Europa League e derby? Come si può conciliare il modello americano con quello spagnolo e inglese?

“Il credito che la gente ci sta dando è sorprendente e bello, considerando quanto sia difficile questa piazza. Mi aspettavo meno di questo credito, mi fa piacere. Per quanto riguarda i modelli da conciliare, vedremo, ognuno porterà la sua esperienza. L’obiettivo è prendere quanto di buono c’è nei vari modelli”

L’impatto di Luis Enrique sulla Roma e sul calcio italiano è quello che aveva immaginato?

“Sì, è quello che avevo immaginato. Mi dà molta soddisfazione. L’impatto con il calcio italiano dipenderà dai risultati della squadra”

A quando risalgono i primi contatti con la Roma?

“Contatti veri tra dicembre e gennaio. Una telefonata l’ho avuta a marzo e il primo incontro con DiBenedetto l’ho avuto ad aprile a Firenze. Poi ci siamo incontrati dopo il closing. In particolare ho incontrato Pallotta”.

Quanto c’è di Baldini nei giocatori della nuova Roma?

C’è un uomo Sabatini, una scelta che rivendico, così come rivendico la scelta di Fenucci.

Cosa manca alla Roma per arrivare all’elite del calcio europeo? A livello di dirigenza sembra già essere al top

“La società ha le potenzialità per farlo, non so quanto tempo ci voglia. La città di Roma è una garanzia su questo. Gli americani vogliono fare un investimento serio, a lungo termine. Non si vuole speculare”.

C’è tanto da fare. Da cosa partirebbe per dare un segnale di concretezza all’ambiente?

“Una priorità può essere il contratto di De Rossi. Ma la vera priorità è fornire alla Roma gli strumenti giusti per crescere”.

Capello è mai stato vicino al ritorno alla Roma, magari su suo invito?

“No, mai. Non è l’allenatore adatto a un progetto di questo tipo. Lui è il migliore gestore di talenti, ma ha sempre avuto tanti campioni a disposizione. Qui siamo ancora all’inizio”.

Cosa le è mancato di più dell’Italia e di Roma?

“Niente. Tra l’altro a Roma ci sono venuto spesso, almeno una volta al mese. Roma me la sono goduta da turista, molto più di quando ci lavoravo”.

Ha avuto la sensazione che sarebbe arrivata subito qualche pedata per lei? Lo stadio è concretizzabile?

“Si che l’ho avuto, qualcosa è già arrivato. Ma io sono disposto ad ascoltare le critiche, anche se rimangono e fanno male. Ma è così che si migliorano le cose, affrontandole a mente fredda. Bisogna conviverci. Il poco utile è la calunnia, la diffamazione, la falsità. Troverete sempre un interlocutore disponibile per capire se le notizie sono fondate, non se scriverete diffamazioni. Lo stadio? Ora non solo si può ottenere, ma si deve ottenere. Tutti stanno capendo che quella è la direzione da prendere, senza beni immobili le società per azioni non vanno da nessuna parte. Sono sicuro che ce la faremo, meno sui tempi. Ma ci arriviamo, sicuro”.

C’è qualcosa da cambiare ancora nei rapporti con gli arbitri? E inoltre, le pesano le aspettative?

“Non bisogna considerare gli arbitri determinanti ma accessori. È una percezione diversa, è un fatto anche sostanziale. Se i miei giocatori pensano così, giocano meglio e produce benefici nel gioco. Aspettative? Bisogna avere pazienza e sempre che questa ci sia stata concessa. La romanità è uno stato dell’anima, io non ce la potrò mai avere. Io non sono il tifoso, né voi che ci campate con il calcio. Il tifoso vero è quello per il quale il tifo è un costo economico ed emotivo. Se vinciamo sono il primo contento, se perdiamo sono abbattuto, ma è un altro fatto. Mi auguro che i tifosi possano condividere tutto questo, che per loro rappresenti anche un valore sportivo”.

E’ vero che potrebbe essere vice presidente?

“No, giovedì prossimo nell’assemblea si stabiliranno le cariche ma non sarà vicepresidente”.

Cosa e chi si porterebbe dal calcio inglese? Nella triade Baldini, Sabatini e Fenucci, chi è il Moggi?

“Dal calcio inglese mi porterei Rooney, mi fa impazzire. Riguardo alla triade, visto che ho i capelli bianchim io sono Bettega. Fenucci, visto il ruolo di amministratore delegato, è Giraudo. Per esclusione, Moggi sarebbe Sabatini…”

Ha mai pensato che l’impegno degli americani siano esclusivamente per lo stadio?

“Parlai con Pallotta e gli chiesi se volevano fare una speculazione con la Roma. Lui mi rispose che i soldi non li fa con la squadra, ma con i fondi. E che ha preso la Roma perché i genitori di origini italiane volevano facesse qualcosa di buono in Italia. Non so rispondere sulle loro intenzioni a lungo termine. Non mi sorprenderei se, in caso sfumasse lo stadio, se ne andassero. Ma loro vogliono investire, avere ritorno personale e di sentimento. Stiamo seguendo un’idea, non una scadenza. Anche io, se si fallissero gli obiettivi, alzerei le mani senza problemi e andrei via”.

Cosa ha concluso dalla polemica relativa a Totti?

“Tanta amarezza e insulti. Quello che voglio far capire è che se lui dice che un albero è verde e invece è secco e giallo, non bisogna per forza pensarla come lui. Delle cose si parla, si discute. Ci sta che una volta su un milione abbia ragione io. Di Totti e con Totti si può parlare”.

I tifosi cosa devono aspettarsi?

“Che si intraveda una squadra propositiva, che possa migliorare. Questo. E deve sperare di vederlo consolidato man mano che passa il tempo, perché questi ragazzi si allenano come mai prima. Auguriamoci che tutto si solidifichi giorno per giorno”.

De Rossi ha detto che con i soldi risparmiati con lui si comprerebbe un altro giocatore. Che ne pensa? E sui biglietti, i tifosi si sono lamentati per l’aumento dei prezzi.

“Su di lui ho risposto dicendo che ci piacerebbe fargli il contratto con tutte le possibilità che abbiamo. E comunque coi soldi risparmiati non riusciremmo a prendere uno forte come lui. Sui biglietti mi è stato spiegato che in alcune partite clou ci sarebbero state delle maggiorazioni verso chi non è abbonato, per incentivare la gente a farlo. E comunque sono aumenti inferiori a quelli applicati da altre società”.

Con la Federazione Inglese  il suo rapporto sarà part-time? E’ stato corteggiato da società inglesi?

“I club inglesi che mi hanno corteggiato sono arrivati tardi. Ho detto di sì alla Roma anche senza aver ancora firmato nulla. Con la Federazione inglese è stato laborioso trovare un accordo, che per natura non è che mi faccia piacere ma lo accetto. Per le prossime due amichevoli inglesi siamo rimasti che farò in modo di lasciare il mio know how a chi mi sostituirà. E inoltre non ho ancora un accordo con la società giallorossa, come non ne avrò per un po’ nemmeno con gli inglesi, ma non potrò mollarli su due piedi. Non ho ancora discusso il contratto con la Roma, lo farò presto. Non conta quanto avrò, ma comunque vada ne sarò contento”.

Continuerete a perseguire la stessa politica sulla Tessera del Tifoso?

“Assolutamente sì, nel rispetto della legalità. Vogliamo rendere lo stadio il più frequentato e frequentabile possibile”.

 

 

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