SCHEDE – Marcelo Bielsa

SCHEDE – Marcelo Bielsa

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schede| MARCELO BIELSA: 21-7-1955 |

| 3 Campionati Argentini (1990-1991, clausura 1992, clausura 1998), Allenatore Sudamericano dell’anno 2009, oro Olimpico Argentina Under 23 2004 |

| MODULO: 3-3-1-3, 3-4-3 |

Marcelo Bielsa è un tecnico argentino che si distingue per il cuore caldo e la proverbiale capacità di mettere in riga stampa e giocatori. La sua bacheca personale non è così ricca da suscitare scalpore, lustro e riflettori puntati, non è così popolare da scatenare la fantasia dei tifosi, che però viene fuori quando entra in sintonia con la sua squadra, facendole dare l’anima in campo. Il tecnico viene definito “Loco“: ci sono diversi episodi a motivare il soprannome, forse il più simpatico risale al 1988, agli inizi della carriera d’allenatore nelle giovanili del Newell’s Old Boys, all’epoca rappresentate da giovani campioni come Batistuta, Sensini e Balbo. Il campo di allenamento era sprovvisto di tribune e Bielsa, per osservare meglio il gioco e lo sviluppo tattico, si arrampicava su un albero all’altezza del centrocampo, carico dei suoi foglietti e appunti. Il vento, però, spesso faceva cadere il materiale, quindi il tecnico interrompeva la seduta per scendere dall’albero e risalire, tutto con la massima tranquillità e normalità. Ma potremmo parlare anche di altri exploit stravaganti,come i cuochi messi di notte nel suo giardino a provare il suo 3-3-1-3…

Tecnico indubbiamente carismatico, viene definito l’alter ego di José Mourinho. Le conferenze stampa, ad esempio, sono l’esatto contrario di quelle del neo tecnico del Chelsea: molti giri di parole, per dire un sì, poco disponibile dietro i microfoni, come dimostra la celeberrima dichiarazione “l’inviato del Clarìn (paragonabile al Corriere della Sera in Italia per importanza) o de La Opinion di Pergamino (come dire Pizzighettone) verranno trattati allo stesso modo” . Nessun giornalista ha mai avuto il piacere di intervistare Bielsa in una esclusiva per qualsiasi medium, creando un muro tra sé e i mezzi di comunicazione, ovattando le proprie squadre e preferendo il sudore alle chiacchiere, motivo principale per cui ha sempre avuto tutta la grande stampa e i grandi media contro. Sarebbe in effetti curioso vederlo in Italia e vedere quale possa essere il suo approccio alla mentalità che si è diffusa negli ultimi anni nel nostro Campionato.

Con lui in campo, difensori e attaccanti si incontrino raramente“, questo quanto si dice di lui:  i suoi allenamenti prevedono una divisione quasi netta tra gioco difensivo e quello offensivo, prendendo spunto da altri sport che praticano una tecnica simile, come il football americano, con lavoro ad hoc per ogni giocatore da schierare in campo. Allenatore molto meticoloso, ci tiene a studiare l’avversario in tutta la sua totalità e senso tattico tramite videocassette, che vengono viste e riviste per non lasciare nulla al caso.

L’AVVENTURA DA CT DELL’ARGENTINA – Per Bielsa “Il calcio è movimento”, non c’è un pensiero integralista ma una costante evoluzione delle sue idee e le conseguenti applicazioni pratiche. Idee che spesso non hanno portato i risultati sperati, come dimostra il Mondiale in Korea nel 2002: forse l’Argentina più forte di tutti i tempi, seconda magari solo a quella di Maradona. Con Bielsa in panchina la seleccion venne eliminata addirittura dopo la prima fase, con il CT intestardito su esperimenti tattici, come la convivenza (impossibile in pratica) tra Aimar e Ortega e il dualismo Batistuta-Crespo. Il suo punto debole è stata la gestione dei giocatori di personalità  debordante, ma nonostante ciò venne confermato alla guida della nazionale argentina dopo il flop del 2002, passando alla fase 2 del suo pensiero calcistico, puntando sui giovani talenti da far sbocciare nel calcio che conta, come dimostrano i vari Mascherano, D’Alessandro e Tevez. Proprio questa seconda fase, con questi nuovi giocatori messi in campo e motivati al massimo, stava per portare l’Argentina a vincere la Copa America nel 2004: galeotta fu la girata al volo di Adriano che all’ultimo istante portò a finale ai rigori, vinta poi dal Brasile. Quello fu però il preludio alla medaglia d’oro ai giochi olimpici di Atene 2004, che portò alle inattese dimissioni dal ruolo di CT, una sorta di risposta alla fiducia incondizionata data all’allenatore dal gruppo post Korea.

LA PANCHINA DEL CILE – Abbandonata la nazionale argentina, dal 2007 arriva sulla panchina del Cile, dando inizio alla fase 3, caratterizzata dall’abbandono dell’integralismo sulla difesa a tre e da un grande lavoro individuale sui giocatori per esaltarne la duttilità tattica. A beneficiare di questa “cura” è stato soprattutto Arturo Vidal, dapprima utilizzato come centrale della difesa a tre, poi come laterale sinistro a quattro e infine come centrocampista centrale. In Sudamerica è considerato il guru del calcio offensivo e in Cile è diventato un vero e proprio idolo, portando la nazionale cilena ad una brillante qualificazione per il campionato del mondo 2010 grazie al secondo posto nel girone sudamericano raggiunto con ben 33 punti, uno in meno del Brasile. Nella rassegna iridata il suo Cile riesce dapprima a vincere la sua prima partita in un Mondiale dopo 48 anni (1-0 contro l’Honduras) e poi a superare la fase a gironi, ma si ferma agli ottavi di finale contro il Brasile. Il 2 agosto 2010 prolunga il suo contratto da C.T. fino al 2015 con opzione di svincolo nel 2011 in seguito alle elezioni federali cilene, cosa che accade per alcuni dissidi, lasciando la panchina al connazionale Claudio Borghi.

ESPERIENZA NEI CLUB – Per quanto riguarda la sua esperienza nei club, gli anni al Newell’s Old Boys, le sue vittorie ed imprese con il club di Rosario, tra cui i due titoli vinti nel ’91 e nel ’92 hanno portato la squadra argentina a intitolare il proprio stadio con il nome del tecnico, episodio rarissimo nel calcio internazionale.
Dopo l’avventura argentina Bielsa si trasferisce in Messico, guidando l’Atlas, per poi passare all’América nel ’94, dove resta per due anni prima di tornare in Argentina per guidare il Vélez Sársfield. Nel 1998 al tecnico viene dato l’incarico di allenare l’Espanyol, panchina che poi lascia dopo pochi mesi per accettare l’offerta della panchina dell’Argentina, rimasta vacante dopo quattro anni sotto la guida di Daniel Passarella, rassegnando le dimissioni alla fine del 2004, come detto sopra, lasciando il posto a José Pekerman. Dopo la sopracitata esperienza sulla panchina del Cile, nel luglio 2011 diventa l’allenatore dell’Athletic Bilbao con un ingaggio da 2,5 milioni l’anno, raggiungendo la finale di Copa del Rey in Spagna e di Europa League in Europa, dopo aver superato squadre del calibro di Paris Saint-Germain, Manchester United e Schalke 04. Nel maggio 2012 perde la Finale di Europa League nel derby spagnolo con l’Atletico Madrid per 0-3 e anche la finale di Copa del Rey con il Barcellona per 3-0.

bielsa

 

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