«Gli sceicchi degli Emirati pronti a investire su Roma». Ma non nel...

«Gli sceicchi degli Emirati pronti a investire su Roma». Ma non nel calcio…

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IL MESSAGGERO – M. DI BRANCO – Gli Emirati Arabi Uniti investiranno su Roma.

Parola del ministro dell’Economia Sultan Bin Saeed Al Mansouri, che, nel quadro di una missione in Italia con circa 40 imprenditori, ha incontrato in Campidoglio il sindaco Gianni Alemanno che gli ha conferito la Lupa capitolina come «segnale di ringraziamento, amicizia e base di lavoro comune». Il ministro, scortato nel suo road show da Invitalia e dal ministero degli Esteri, ha spiegato che «Roma è nel cuore dell’Unione europea e quindi la consideriamo sito propizio per gli investimenti nel settore turistico, industriale e dei servizi. Abbiamo già investito nel settore alberghiero e pensiamo anche a investimenti nel settore energetico». Al Mansouri ha anche invitato Alemanno a visitare gli Emirati «prendendo uno dei voli della Emirates che ha raddoppiato i collegamenti tra Dubai e Roma». Il progetto del governo degli Emirati Arabi uniti, come spiega in questa intervista, è quello di «consolidare i rapporti con l’Italia rafforzando l’impegno sulla Capitale».
Ministro Al Mansouri, quali sono i piani di investimento del suo Paese in Italia?
«Il mio Paese ha una relazione speciale con l’Italia e la nostra volontà e quella di stringere nuove joint venture soprattutto con le Pmi che, per noi, rappresentano un segmento di mercato molto interessante, in particolare nei settori delle energie rinnovabili, dell’elettricità, del gas e del turismo. Sappiamo che la crisi ha colpito duro le piccole e medie imprese, anche nei Lazio, ma siamo convinti che ci siano margini per investire in maniera proficua».
La crisi finanziaria che ha colpito l’Europa e l’Italia vi preoccupa? Non rischia di allontanare il vostro interesse per il nostro Paese?
«Per noi l’Europa e l’Italia restano partner privilegiati e siamo convinti che le misure prese dagli organismi istituzionali, da ultimo quelle in favore della Spagna, risolveranno i problemi. Certo, forse l’Europa si è mossa con un po’ di ritardo e sarebbe stato più facile uscire dalla crisi intervenendo 4 anni fa».
Quale messaggio può indirizzare alle aziende italiane e laziali interessate a investire nel suo Paese?
«Ci sono una serie di elementi che rendono favorevole impegnarsi da noi: fiscalità di vantaggio, incentivi agli investimenti e l’esistenza di zone franche. Per un imprenditore italiano, produrre i propri beni negli Emirati vuol dire insediarsi in un luogo che apre sbocchi di mercato verso altri Paesi dell’area. Potenzialmente, parlo della possibilità di avvicinarsi a un mercato di 1,5 milioni di consumatori».
Qual è l’attuale volume di investimenti italiani nel suo Paese?
«Il dato più interessante, che dimostra la fiducia che abbiamo nei vostri confronti, è relativo alle commesse pubbliche assegnate ad aziende italiane nel settore delle infrastrutture. Nel biennio 2010-2011 sono stati concessi appalti per 7 miliardi di euro che hanno coinvolto aziende di primo piano».
Molte squadre di calcio europee sono state acquistate da imprenditori emiratini. Ci sono anche team italiani tra i vostri obiettivi?
«Per fare un investimento, è necessario intravedere la possibilità di un ritorno economico. Ma perché si creino queste condizioni, è indispensabile che le squadre di calcio italiano sappiano promuovere meglio il proprio prodotto».
Nel 2020, per la prima volta, un Paese arabo, il Qatar, organizzerà i mondiali di calcio. State pensando di emulare questa esperienza?
«Penso più ad un progetto come le Olimpiadi anche se ovviamente, considerati i costi, forse potremmo proporci in collaborazione con il Qatar e il Kuwait».

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