Adem Ljajic: “Ora torno in nazionale e rimonto la Juventus”

Adem Ljajic: “Ora torno in nazionale e rimonto la Juventus”

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ROMA  SASSUOLOGAZZETTA DELLO SPORT  (A. PUGLIESE) –  Adem Ljajic intervistato in esclusiva dalla Gazzetta dello Sport di seguito riportate alcune battute:

Si chiude il 2014: è stato un po’ l’anno delle sue rivincite.

«Sì, soprattutto negli ultimi mesi: il ritorno in Champions League, la lotta per lo scudetto. Ho fatto 9 gol e 7-­8 assist. Forse potevo fare di più, ma se ho continuità posso fare la differenza. La fiducia di Garcia? È stata importante. Quando uno non sta bene, in campo o di testa, lui ti aiuta, ti dice sempre le cose in faccia, dove cambiare. (…)

Cosa ha in più ora Ljajic rispetto a quello del Partizan, della prova al Manchester o di Firenze?
«Prima non mi allenavo al massimo, ero una testa calda e se non giocavo facevo casino. Ero un ragazzo un po’ matto. Ora so che se non dai sempre il 100% anche in allenamento, è difficile giocare. Sono cambiato in questo e i risultati si vedono».

(….)

Ad inizio anno era il quarto esterno nelle gerarchie di Garcia, oggi è titolare. Cosa è cambiato?
«Ho fatto bene in ritiro, ma quando è iniziato il campionato ero in un momento no, non so neanche perché. Poi ho trovato serenità. Il mio ruolo? A Firenze ho fatto anche la punta centrale, ma se dovessi scegliere mi schiererei come mezzapunta dietro l’attaccante. Ma non tutti gli allenatori giocano così. Va bene anche come esterno».

Questo è il suo miglior momento?
«Stavo molto bene anche negli ultimi sei mesi a Firenze, con Montella. Sono periodi simili: lì feci 10 gol in 6 mesi, ora sono a 6. Spero di ripetermi».

(…)

Quando tornerà in nazionale?
«Dopo Roma-­Milan sono stato a cena con Curcic, il nuovo c.t.. Ci siamo chiariti su tante cose. Sono pronto, aspetto la chiamata. Amo la Serbia, non vedo l’ora di tornare a giocare in nazionale».

(…)

Roma tre punti dietro la Juventus. Quanto ci credete allo scudetto?
«In Juve-­Roma sono successe tante cose, meglio se non ne parlo più. Di certo in qualche gara potevamo fare di più e saremmo stati in vetta. Penso al Sassuolo, dove tutti eravamo convinti di vincere, meglio entrare sempre al 100%. In generale, però, la Juventus ha vinto qualche partita fortunatamente, noi siamo più forti. E quando vinciamo è perché giochiamo meglio. Allo scudetto ci crediamo. E ci proveremo fino alla fine».

Tra poco tornerà anche a Firenze.
«Lì ho ancora casa, la città mi è rimasta nel cuore. Montella? Non lo sento spesso, ma è stato fondamentale per la mia crescita, diventerà il miglior allenatore del mondo. Ma l’ho già detto: se mi vogliono, a Roma ci resto almeno dieci anni».

Dalla Fiorentina può arrivare in giallorosso Neto.
«Tempo fa abbiamo parlato, ma non vi dico perché. È un amico, un grande portiere, pochi sono forti come lui. Poi per i portieri basta un errore e si nota. Qui abbiamo grandi portieri come De Sanctis e Skorupski, ma spero di ritrovarlo».

In un calcio fatto di soldi, tatuaggi e gioielli, qual è il principale vizio di Ljajic?
«Queste cose non mi piacciono, sono già matto a sufficienza (e ride, ndr). I tatuaggi poi proprio no: sono musulmano, non posso. Rispetto la mia religione, ci credo. E poi la mia famiglia non approverebbe. Mio fratello Vahid? È vero, lui era più forte di me: un classe 1994, ha smesso due anni fa. Aveva la mia tecnica, ma era più veloce. Ma anche più matto, non ne voleva sapere proprio di allenarsi».

Lei ha detto: «Ho vissuto tra le bombe, non possono farmi male i fischi». Ma ha subìto insulti razzisti, le hanno mai dato dello zingaro?
«Allo stadio è capitato. Non dovrebbero succedere. Pazienza, sono problemi di chi dice certe cose. L’importante è che non succeda faccia a faccia, direttamente. E per fortuna non è mai accaduto».

(…)

Per chiudere, Pallotta l’ha sfidata a basket. Stavolta vi giocherete qualcosa?
«Già l’ho battuto, non mi aspettavo giocasse così bene. Da bambino ero un play dalla mano calda. Se lo ribatto vorrà dire che mi rifarà il contratto». 

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