Cassetti: «La vera festa dopo un trofeo»

Cassetti: «La vera festa dopo un trofeo»

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Il Romanista – Marco Cassetti lo dice convinto: «Sì, siamo contenti. Ma aspettiamo a festeggiare, vogliamo vincere qualcosa». Accanto a lui Simone Perrotta sorride. E conferma. Soprattutto quando un tifoso gli dice: «Semo grandi, Simo’». Mentre firmano alcuni autografi a Torino, col pullman che li aspetta per andare in aeroporto, i due “veterani” romanisti raccontano con poche battute lo spirito dell’intera squadra. Lo fanno rispondendo ai tifosi che gli chiedono del successo contro la Juventus, che segue di poco più di una settimana quello contro la Lazio. Claudio Ranieri, qualche minuto prima, in conferenza stampa li aveva appena citati come esempio (insieme a Taddei e Brighi) per tutti quei giocatori che, anche in futuro, vestiranno la maglia romanista. Nomi meno affascinanti magari rispetto ai campioni di cui dispone la rosa giallorossa, ma fondamentali all’interno del progetto. Come spiegare, altrimenti, le botte sul petto che si danno Perrotta e Burdisso in campo quando l’argentino ribatte per tre volte altrettanti tiri della Juventus? Oppure, come spiegare l’atteggiamento di Cassetti nei confronti di Mexes quando vede il francese nervoso dopo le continue provocazioni dei bianconeri? La rinascita della Roma parte proprio da questi piccoli (grandi) gesti. Nasce dai “5” che i giocatori si danno nello spogliatoio, dagli schiaffi in testa, dall’abbraccio a Taddei al momento del gol (e anche dopo, con Conti che se lo “coccola”) e da quella battuta detta da qualcuno sempre al brasiliano. Si sente dalla porta dello spogliatoio, ma non si distingue bene l’autore: «Ma allora ‘sti gol li sai fare per davvero?». E giù risate. L’euforia romanista però dura poco, giusto qualche minuto, il tempo, ad esempio, necessario a Claudio Ranieri per salutare alcune persone che hanno condiviso con lui gli anni bianconeri. Li abbraccia uno ad uno con affetto e ripete a tutti: «Come sto? Felice, ve lo assicuro. E vado avanti, sapete come sono fatto». Gli impegni sono serrati, domani si gioca di nuovo, il campionato chiama. Non sarà facile a Bologna, una squadra che per certi versi ricorda quella romanista: un gruppo di ragazzi che pensano solo a giocare, isolandosi da tutto quello che succede all’esterno. E’ per questo che sia Ranieri sia i giocatori, una volta saliti sull’aereo che da Caselle li ha riportati a Fiumicino, avevano già archiviato la pratica Juve. Una grande squadra fa così. Come dice Montali, lasciando Torino, «questa è una tappa intermedia. La nostra mentalità è una: lottare per arrivare sempre in fondo».

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