Conti: Diventerà più forte di me e in zona gol crescerà molto

Conti: Diventerà più forte di me e in zona gol crescerà molto

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Il Corriere dello Sport – «E’ più forte di me». Se a dirlo è un signore che si chiama Bruno Conti, il complimento è di quelli che pesano. Per­ché chi ha memoria di Conti giocatore, sa bene di come si stia parlando di una delle ali, oggi si direbbe esterno offensi­vo, più forte della storia del nostro calcio. Eppure l’attuale direttore tecnico della Roma, quando lo dice riferendosi a Jere­my Menez, non dà assolutamente l’im­pressione di parlare esagerando:« Que­sto è uno fortissimo. Ha soltanto 23 anni e qualità tecniche spaventose. E’ uno spettacolo vederlo giocare, quando ha il pallone tra i piedi è capace di tutto. In particolare in velocità è capace di fare la differenza. Nell’ultimo anno è migliorato tantissimo, soprattutto dal punto di vista del concetto di squadra. E questa sua vo­glia di migliorare è l’aspetto più confor­tante in proiezione futura perché vuole dire che può centrare quei margini di mi­glioramentoche ha ancora».

Bruno Conti, pur tra tanti elogi, è co­munque consapevole che Menez ha anco­ra bisogno di migliorare per poter aspira­re a un ruolo da numero uno. Un ruolo a cui il ragazzo parigino può ambire a pat­to di continuare a lavorare su quegli aspetti del gioco dove ancora non riesce a sfruttare sino in fondo le sue qualità:« Deve segnare qualche gol in più. Uno con le sue qualità deve cominciare ad avere una maggiore confidenza con la porta avversaria. Deve acquisire mag­giore fiducia nelle sue potenzialità anche come tiratore. Ci deve provare di più per­ché non gli manca nulla per essere un giocatore da una decina di reti a stagio­ne. E tutto questo lo deve fare senza per­dere la sua predisposizione per l’ultimo passaggio, un aspetto nel quale già ec­celle. Un’altra cosa su cui deve lavorare è convincersi di pretendere meno da se stesso. Mi spiego meglio. Menez è un gio­catore che ogni volta che ha il pallone tra i piedi come prima opzione ha quella di voler stupire e questa cosa in qualche occasione lo porta a demoralizzarsi per­ché prova il troppo difficile e ci rimane male quando non gli riesce. Deve capire che il calcio spesso è fatto anche di sem­plicità, è inutile cercare la giocata im­possibile quando talvolta è meglio fare la cosa semplice. Quando Jeremy meta­bolizzerà questo, allora ci sarà da diver­tirsi».

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