Crisona Roma: Squadra senz’anima e manca il dialogo

Crisona Roma: Squadra senz’anima e manca il dialogo

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La Gazzetta dello Sport – Ieri, un anno fa, la Roma era seconda in classifica con 47 punti. Che cosa sta succedendo? Non mi dica che la squadra è meno forte di quella del 2009-2010…

1) E’ possibile ancora rientrare nel giro scudetto? Guardi, non è tanto la distanza assoluta a condannare i giallorossi. La Roma ha giocato 24 partite (col Bologna si recupererà la prossima settimana) e un anno fa, a questo punto, la distanze dall’Inter era di 7 lunghezze. Adesso, cioè, i punti di distacco, vincendo il recupero, potrebbero essere «solo» 10. Il fatto è che, a differenza di un anno fa, davanti ci sono troppe squadre. Per questo anche Ranieri ha detto che «bisogna rivedere gli obiettivi» .

2) E’ tutta colpa di Ranieri? Ovviamente no, ma l’assunzione di responsabilità dopo il ko col Napoli è un segnale chiaro. La squadra è oggettivamente molto competitiva, anche se non completa (un altro esterno avrebbe fatto comodo, mentre alcuni doppioni creano scontenti). Preoccupa però il senso di resa che il tecnico ha fatto respirare nel dopo Napoli. Due le frasi chiave: 1) «Non corriamo» ; 2) «Io quando alleno ho entusiasmo, mentre non vedo la scintilla» . Lo stesso Perrotta ha ammesso che c’è meno entusiasmo. E allora? Sulla corsa torna d’attualità il discorso della preparazione: ha funzionato davvero? Ora è legittimo dubitarne. Sulla carica l’allenatore può molto, ma è evidente come il meccanismo si sia inceppato.

3) Quale limite gli imputano i giocatori e la dirigenza? Soprattutto lo scarso dialogo. Cioè: perché Mourinho, che aveva in panchina ancora più campioni di Ranieri, riusciva a coinvolgerli tutti, mentre il giallorosso no? E allora, complice anche le sconfitte, gli scontenti sono parecchi — Totti, Pizarro, Vucinic, Menez— senza contare come il neo evidenziato da Perrotta sulla poca «organizzazione» mostrata col Napoli, tiri in ballo Ranieri per le scelte tattiche. Detto che gli egoismi nel gruppo non mancano, è giusto sottolineare come il tecnico lavori in una situazione difficile.

4) Allude alla questione societaria, vero? Certo. Si figuri che oggi— e solo grazie all’intervento di Uni-Credit— saranno pagati gli stipendi di novembre e dicembre. Per non parlare del fatto che, vista la trattativa in atto per la cessione societaria, i dirigenti si sentono esautorati di ogni potere. «Non riusciamo a incidere» , sussurrano. La gestione del caso Adriano è emblematico: c’era l’accordo per il ritorno dell’attaccante in Brasile, ma la volontà della sola presidente Sensi ha portato a un cambio di decisione che, alla luce dei fatti, pare fallimentare anche dal punto di vista economico.

5) Ma con l’arrivo dei nuovi proprietari non finiranno i problemi finanziari? In una riunione dirigenziale svolta ieri mattina a Trigoria il messaggio è stato chiaro: se continua la spirale negativa non si butta solo una stagione, ma due. Uscire dalla Champions significa presentare un conto alla nuova presidenza di circa 20 milioni in meno del previsto, a cui si aggiungeranno i circa 30 milioni di perdite di giugno. DiBenedetto &Co sono dei manager, non dei benefattori. Meno soldi significherà meno investimenti. Meglio non dimenticarlo. La cura è una sola: battere lo Shakhtar e riprendere la marcia in campionato. Le potenzialità ci sono.

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