De Rossi e quel vizio contro l’Inter

De Rossi e quel vizio contro l’Inter

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CORRIERE DELLO SPORT – A. GHIACCI – Ruota quasi tutto, spesso e volentieri, intorno a lui. E non potrebbe essere altrimenti, visto che si tratta sempre e comunque di uno dei centrocampisti più forti e completi al mondo. A centrocampo si decidono le sorti delle partite e allora, in una squadra come la Roma, Daniele De Rossi non può essere considerato un giocatore come un altro.  «Sì, ma non vorrei essere giudicato solo perché romano e romanista, ma anche per quello che so fare come giocatore» dice lui, sinceramente e giustamente. E allora le critiche sono bell’e pronte, almeno quelle che si sentono tra gli appassionati giallorossi a scadenze più o meno regolari: da anni non è più lui, la società ha sbagliato a fargli un contratto così oneroso, bisognava darlo al Manchester City. Poi, l’ultima: non è adatto al calcio di Zeman. (…)

AVANTI – De Rossi non è tipo, ormai, da potersi fermare a sentire tutto e tutti. Ha imparato a conoscere le dinamiche del calcio e di Roma, ha preferito restare in giallorosso l’anno scorso, quando la possibilità di poter salutare tutti era più che concreta. Il risultato di un atteggiamento del genere è stato l’Europeo ucraino-polacco, giocato da campione assoluto, senza limiti di ruoli, posizioni, indicazioni tattiche varie. Perché quando si è De Rossi si è giocatore: la conoscenza dei tempi di gioco è tale da poter occupare qualsiasi zona del campo, anche quella che solitamente è del centrale difensivo, modalità in cui De Rossi è sembrato perfettamente a suo agio. Con tutta probabilità il centrocampista giallorosso si sposterà anche stasera a San Siro: dopo aver esordito nella naturale posizione di mediano centrale, alla prima contro il Catania domenica scorsa, con l’Inter potrebbe giocare intermedio, come fatto spesso con la maglia azzurra dell’Italia. Mezz’ala di destra, per arginare il dirimpettaio Cambiasso (mentre i compagni Tachtsidis e Florenzi se la vedranno rispettivamente con Gargano e Guarin) e per dare buona copertura a Destro. (…)
GOL – Contro l’Inter, in una partita che fino a tre stagioni fa, almeno per cinque anni, ha significato dominio del calcio italiano, De Rossi spesso si esalta. Quella nerazzurra è la squadra a cui ha segnato il maggior numero di gol: ben 6 reti tra campionato, Coppa Italia e Supercoppa italiana. E nel momento in cui il dibattito si è incentrato sulla non perfetta adattabilità al ruolo di regista zemaniano, per De Rossi si è parlato subito della possibilità di tornare a giocare più vicino alla porta avversaria, non centrale difensivo aggiunto (che scala tra i due centrali) come lo utilizzava Luis Enrique. Il discorso si intreccia sempre sulle solite considerazioni: De Rossi non è più lui, quando era più giovane arrivava al tiro, andava a saltare di testa, segnava. La possibilità di giocare da intermedio può tradursi anche e soprattutto in tutto ciò. La presenza nell’organico giallorosso di un giocatore come il greco Tachtsidis, voluto espressamente e fortemente da Zeman, può liberare De Rossi dal ruolo che  «mi piace tantissimo, lì sono al centro del gioco» . Queste erano le parole di De Rossi nell’epoca di Luis Enrique. (…)
FORZA – Il discorso però, come lo giri lo giri, cambia sempre poco: la Roma con De Rossi è una cosa, senza De Rossi è tutta un’altra. E in questo caso la questione tecnica – anche se al centrocampista non farà poi così piacere – c’entra fino a un certo punto. De Rossi, insieme a Totti (e ora anche a Florenzi) è la Roma, vive la maglia come la sua seconda pelle. Contro il Catania, una settimana fa, ha fornito l’assist per la mezza rovesciata volante di Osvaldo; ma ancor di più ha esultato ai gol giallorossi come fosse in tribuna, o in curva, da tifoso vero. Eccolo, allora, oltre alle straordinarie doti tecniche e fisiche, il valore aggiunto che nessun altro sostituto avrebbe potuto portare in eredità: De Rossi e la Roma sono una cosa sola. (…)

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