La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese – D.Stoppini) – Il bello è che sembra che ora Antonio Conte abbia messo gli occhi anche su di lui per il suo Chelsea, quello che verrà costruito subito dopo l’Europeo francese. E a ripensare bene a quello che si diceva sul suo conto appena arrivato a Roma, vengono quasi i brividi. Ed invece oggi Antonio Rüdiger sta dimostrando di essere un difensore molto diverso da quello oggetto di scherno e di sfottò, affidabile come mai invece si poteva immaginare dopo le prime uscite giallorosse. Intendiamoci, non che sia diventato all’improvviso un Nesta, un Maldini o un Cannavaro, quelli sono campioni «inclonabili». Ma la fisicità, l’atletismo e la velocità che regala il tedesco al reparto difensivo hanno contribuito (e non poco) al momento d’oro della Roma di Spalletti. «Lui e Manolas sono stati dei giganti», ha detto il tecnico toscano subito dopo la fine del derby. E Antonio di fatto oggi sembra proprio quello, un gigante alla ricerca del suo futuro.
OCCHI SUL FUTURO – Così, ora c’è soprattutto il futuro negli occhi di Rüdiger. Futuro a breve e a lungo termine. Quello breve si chiama Napoli, quello un po’ più lungo riscatto. Per il momento, però, Antonio guarda soprattutto al primo. «Al secondo posto dobbiamo crederci, ha ragione Spalletti: il nostro obiettivo deve essere quello di disputare sempre la Champions League e il modo migliore per riuscirci è la qualificazione diretta. Dobbiamo provarci, secondo me possiamo farcela. Il Napoli deve venire a giocare in casa nostra e ha ancora altre gare difficili da affrontare». Già, anche se poi il resto del calendario degli azzurri ha un quoziente di difficoltà non certo da far tremare i polsi. Rüdiger, in fin dei conti, a questo non pensa, l’ottimismo pervade la sua mente e la sua vita. Ed è anche giusto così. Vardy una decina di giorni fa gli ha segnato sotto gli occhi un gol capolavoro in Germania-Inghilterra ma quello è stato un colpo di genio, roba da pochi eletti. Non ci fosse stato quel colpo di tacco, l’ultimo duello perso da Antonio risalirebbe alla notte dei tempi. Proprio come i giganti, che alla lunga le battaglie le vincono sempre. O quasi.