GAZZETTA DELLO SPORT (D. STOPPINI) – l vento agita le bandiere biancoverdi di Rotterdam, l’Oude Haven — il porto vecchio — è pieno di barche che non fanno più il loro mestiere. Le case cubiche sono lassù, simbolo di una città con la paura dell’attesa e l’attesa della paura per una partita che non sa di calcio, non sa di sport, non sa di niente. Il tassista, Samuel, ha sangue mezzo greco e mezzo olandese, ma parla con l’animo di un italiano: «Incredibile quello che è successo a Roma, una vergogna. Ma le garantisco: gli olandesi non sono così». Per carità. Alle spalle del porto vecchio c’è il consolato italiano: l’avvocato Fabrizia Facchetti parlerebbe anche, ma «su disposizione dell’Ambasciata è meglio star zitti, qualsiasi cosa dica potrebbe essere male interpretata».
LA SCOMMESSA Non una statua, ma la Barcaccia è la faccia della paura, faccia di circa 300 tifosi romanisti, sui 2.700 in arrivo tra oggi e domani, quelli su cui la polizia italiana ha mandato raccomandazioni specifiche ai colleghi olandesi. Saranno circa 800 gli agenti delle forze dell’ordine al lavoro, tra poliziotti e agenti speciali, il doppio di quanti normalmente messi in campo per una partita del Feyenoord. A preoccupare sono le modalità di arrivo dei romanisti: chi in aereo, chi in treno, non tutti necessariamente da Amsterdam, da dove partirà un treno speciale domani pomeriggio alle 17.15, che fermerà alla stazione del quartiere Feyenoord e da lì un tunnel dirotterà i tifosi romanisti direttamente all’interno del settore ospiti. Non abbastanza, però, per scongiurare il timore che la polizia olandese possa usare il pugno duro alla prima scaramuccia dei romanisti. Stamattina, intanto, arriveranno a Rotterdam anche cinque uomini della Digos. Il comando centrale, giusto dietro la City Hall, ieri pomeriggio era assediato dalle telecamere. Intorno alle 16 un agente spaccia un comunicato anche in italiano. Il titolo, tradotto male, suona beffardo: «Scommessa Feyenoord-As Roma».
NEL FAN SHOP Già, una scommessa. Chissà se la definirebbe così anche Frank, uno degli arrestati di Campo de’ Fiori, commesso di un fan shop del Feyenoord, tornato a Rotterdam dopo aver pagato — o promesso di pagare — 45 mila euro. Dunque, dipendente del club, alla faccia del «noi non c’entriamo niente» della lettera scritta in privato alla Roma. Frank ha 28 anni e non è stato sospeso dalla società. «Non sono un hooligan, non ho fatto niente, spero che il club mi creda», ha detto alla stampa olandese. Per ora il Feyenoord gli crede, eccome. Lui continua a lavorare, il negozio è alla stazione centrale di Rotterdam e, nel dubbio, resterà chiuso per l’arrivo dei tifosi della Roma. «Amico, certo che conosco Frank. Ma ti garantisco che non è qui. È stato qui l’ultima volta venerdì o sabato, non ricordo. Per questa settimana sarà fuori, tornerà la prossima», dice un suo collega. Chissà se è vero, magari Frank è solamente negli uffici dietro allo shop. «Non possiamo dire niente, c’è un’indagine in corso — fa l’addetto alla sicurezza — La società ci impone il silenzio. E poi… Lei fa il suo lavoro, io faccio il mio». Occhiolino e via. A Rotterdam è quasi ora di cena. Un giorno in meno alla paura. Un giorno in meno di attesa.