La nostra è una squadra che durerà

La nostra è una squadra che durerà

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ROMA-FIORENTINA-ESULTANZA-1-1024x6823.jpgIL ROMANISTA (G. SANZOTTA) – La gara con il Parma non può che suscitare dolci ricordi. Uno molto personale mi piace ricordarlo. Incontrai il presidente Sensi qualche giorno prima della gara scudetto e, allora ero alla mia prima direzione a Il Tempo, gli parlai dell’inserto che avevo preparato per festeggiare la Roma. E gli dissi anche che la gara con il Parma sarebbe stata solo una formalità. Sensi fece gli scongiuri, ma una volta tanto la scaramanzia fu battuta. Che bella quella gara, che bella quella festa. Sarà per questo che il Parma non mi fa paura. Mi ricorda una festa senza fine, una notte passata a scorrere cortei a stringere mani, a scambiare abbracci e baci. Era già mattino ma il centro di Roma non voleva svuotarsi. Nessuno voleva andare a letto. Non ci fu primavera più dolce. Sarà per questo che il Parma mi porta solo ricordi felici, anche se poi, calandomi nella realtà, so che sarebbe un errore micidiale sottovalutare questa gara.

Cassano dopo averci spernacchiato avrebbe fatto carte false per tornare e ora vorrebbe farci pagare il fatto di non averlo accolto come il figliol prodigo. Spero che domenica sera sia ancora più rabbioso e deluso. Dobbiamo vincere per continuare a credere e non sarà facile. Ma questa Roma mi piace, soprattutto piace l’idea di una dirigenza che guarda al futuro ma si preoccupa del presente, una dirigenza che andando a prendere i migliori giovani in tutte le parti del mondo prova a scovare in anticipo il campione. Mi piace soprattutto perché ai calciatori e ai tifosi manda un messaggio forte anche per questo campionato: la competizione è aperta e ce la giochiamo fino in fondo. Il segnale arriva dagli innesti invernali.

Quanti ricordano un tale sforzo a metà anno? Io non ne ho memoria. Qualche settimana fa è arrivato Nainggolan, si inserito, è uno dei titolari. Non era un fatto scontato. Poi abbiamo vinto la concorrenza del Napoli per Bastos. Dovremo vederlo in azione per valutarlo meglio, ma non è un Carneade. Ha un passato glorioso e un’età ancora verde per un calciatore. Poi, ciliegina sulla torta, è arrivato il centrale che serviva, dopo la partenza di Burdisso, per non trovarci in affanno. Un ricambio possibile per Castan e Benatia. Certamente si potevano promuovere dei giovani. Ma è giusto farli maturare senza tensioni e puntare su forze sicure se si vuole vincere. E la Roma vuole vincere.

Toloi potrà essere utile per questo scopo. Non arriva per prendere il posto di qualcuno, ma per aiutare. Ha un passato importante nelle giovanili brasiliane, è stato un po’ meno in vista negli anni successivi, ma è sempre rimasto nell’agenda delle grandi squadre europee. Un fisico importante, è giovane, avrà la possibilità di giocare in un grande club che ha una mentalità europea, che sta costruendo un futuro per contare anche oltre i confini nazionali. Siamo sei punti sotto la Juventus, ma forse come gioco e mentalità siamo più europei, abbiamo più margini di crescita. Io non conosco Toloi, non so quale sia il suo carattere, ma possiamo scommettere che la scelta sia stata fatta su un ragazzo che potrà inserirsi nel gruppo senza creare problemi. La Roma ormai è una meta ambita, poteva tentare altri giocatori più noti, titolari nei loro club e nelle nazionali. Ma questi nomi avrebbero accettato la panchina? E soprattutto perché rischiare di creare rivalità e tensioni proprio ora? La scelta di un giovane che ha i mezzi per affermarsi senza avere la presunzione di aver diritto a un trattamento privilegiato è forse la migliore. Le squadre non si fanno come un album di figurine, non basta mettere il meglio per vincere, serve la squadra, la coesione del gruppo, un’organizzazione precisa di gioco. Undici prime donne senza umiltà non vinceranno mai nulla. Per questo sono contento della scelta di Toloi. Se si rivelerà un campione tanto meglio. Sarà ancora qui il prossimo anno.

Intanto ci serve adesso per non restare scoperti in caso di necessità. Mentre sono particolarmente curioso di vedere all’opera Osvaldo. Lui fa parte di quella categoria di calciatori umorali, capace di grandi cose, ha i mezzi tecnici per emergere, ma ha anche una insopportabile indolenza in altri momenti. A me non è piaciuto il fatto che al derby non ci fosse in tribuna. Lui è un giramondo, ha cambiato tante squadre, e forse una ragione ci sarà se nessuno ha fatto molto per trattenerlo. Colpa del carattere e di una mancanza di umiltà. Ma, nella Juventus, che ruolo potrà avere? Riserva. E se a Roma faceva le bizze, se in Inghilterra ha perso la testa perfino con un compagno considerato anche suo amico, perché adesso dovrebbe essere diverso? Quasi tutti nei primi mesi riescono a fare i bravi, poi il carattere prende il sopravvento. Ma nella Juventus Osvaldo parte in panchina, troverà spazio solo se gli altri due avranno problemi, se dovranno riprendere fiato. E’ questa l’occasione per mettersi in mostra in vista del mondiale? Francamente spero proprio di no. Soprattutto non sono convinto che la Juventus sia più forte oggi. La Roma lo è di sicuro. Lo so che i calciatori a questo livello sono dei professionisti, che vanno non seguendo il cuore ma altri interessi più concreti. Ma l’ho visto con la nostra maglia, abbiano esultato alle sue reti, faceva parte del progetto di rifondazione. Non si è lasciato bene con Roma, eppure, se ha giocato nella Nazionale, se spera di andare in Brasile lo deve a quella maglia che ora vorrebbe combattere. Poteva fare anche scelte diverse. Ha sciupato l’occasione di essere uno di noi. Adesso sta con i nostri rivali, i veri rivali. Ingaggiato perché anche lui dia il suo contributo per scongiurare una rimonta, perché si accomodi in panchina e si faccia trovare pronto quando servirà il suo apporto. Ma questo Osvaldo lo sa fare? A dire il vero penso di no, egoisticamente spero di no. Mi piace pensare che mentre noi a Roma abbiamo cercato dei rinforzi per migliorare, a Torino abbiano preso un boomerang.

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