La Roma non vuole mollare

La Roma non vuole mollare

SHARE

strootma-dodo e pjanicIL MESSAGGERO (U. TRANI) – La Juve rallenta e la Roma ne può subito approfittare. Così la gara del Bentegodi, all’ora di pranzo, diventa la grande occasione, nella seconda giornata del girone di ritorno. L’ennesimo esame per il gruppo di Garcia. Anche se ormai dà assolute garanzie. Anzi, sembra più forte, nella convinzione e nell’organico, di quanto lo era a fine agosto. Ma, per la prima volta dopo il ko del 5 gennaio a Torino, i giallorossi tornano a giocare in trasferta, dove non vincono da quattro lunghissimi mesi. Dietro, comunque, si portano il raccolto di due settimane da protagonisti: quattro successi interni di fila, due in campionato e due in Coppa Italia. Risultati fondamentali per la classifica e per il morale, anche perché l’ultimo, martedì sera contro i campioni d’Italia, è servita per inviare il messaggio più diretto proprio ai bianconeri, in fuga ora con 9 punti di vantaggio: eliminata ai quarti di coppa, la capolista ora sa quanto è pericolosa la rivale nella corsa scudetto. Che oggi punta a salire a meno sei.

DIGIUNO ESTERNO
L’ultima vittoria della Roma lontano da casa è quella del 27 ottobre, allo stadio Friuli, contro l’Udinese, la nona della striscia record delle 10 consecutive a inizio campionato. Per interrompere il digiuno, come ha ricordato Garcia a Trigoria prima di volare al nord, non è però certo il Verona l’avversaria più abbordabile: i gialloblu di Mandorlini, quinti in classifica, hanno conquistato al Bentegodi addirittura 27 dei loro 32 punti, con 9 vittorie in 11 partite. Le altre 2 le hanno perse, nel derby contro il Chievo e il 12 gennaio contro il Napoli, prima delle due sconfitte di fila con cui si presentano al match odierno. In casa il Verona non ha mai pareggiato (solo 2 pari in 20 partite: dopo la Juve, 1 a San Siro contro l’Inter, è la formazione di serie A ad averne contati meno). E’, invece, il risultato che ha caratterizzato più volte, 10 pareggi nelle 24 gare in Veneto. Qui la Roma conquistò i tre punti il 19 novembre del 2000 (4 a 1), precedente che il francese di Nemours non si fa sicuramente sfuggire. Quella stagione si concluse con il terzo scudetto della storia giallorossa. La Roma campione prese un punto il 26 agosto del 2001(1 a 1), nell’ultima visita al Bentegodi. Garcia ha convocato 23 giocatori (assenti solo Balzaretti e Bastos) e per la terza volta ha inserito il centrocampista diciottenne Mazzitelli nella lista: probabilmente si è cautelato, visto che Pjanic ieri mattina non si è allenato per il riacutizzarsi del fastidio al ginocchio e De Rossi ha svolto lavoro differenziato per il solito fastidio all’alluce. Il bosniaco, nonostante abbia giocato solo 20 minuti contro la Juventus in Coppa Italia, dovrebbe partire dalla panchina.

ANCORA TURNOVER
L’altro, invece, darà la disponibilità. In mezzo al campo, dunque, ancora il trio muscolare che ha funzionato martedì sera contro i campioni d’Italia. Recuperato Benatia, fermo due giorni per un leggero stato influenzale: senza Burdisso e in attesa dell’arrivo di un centrale per la panchina, il francomarocchino, oggi 100 in A, non si può permettere nemmeno un po’ di relax. Per lui pronto l’adeguamento dell’ingaggio, per evitare tentazioni dall’estero. Dietro è probabile il rientro di Dodò a sinistra, al posto di Torosidis che ha giocato sia contro il Livorno che contro la Juve. Prevista, dunque, la nuova rotazione degli interpreti nella terza gara in 8 giorni, anche se Garcia è sicuro del recupero psicofisico di tutti. Riguarderà soprattutto l’attacco: con Destro al posto di Totti e i tre esterni, Ljajic, Florenzi e Gervinho a giocarsi le altre due maglie del tridente. L’escluso potrebbe essere l’ivoriano, match winner contro i bianconeri, essendo stato titolare nelle ultime due partite. L’azzurro, invece, verrebbe utilizzato per aiutare Dodò a fermare Iturbe, promesso giallorosso.

PANCHINA PESANTE
Aspettando pure la prima convocazione di Bastos, la rosa si conferma sempre più competitiva. Lo confermano i dati delle 22 partite di questa stagione. Garcia in 21 ha sempre sfruttato le tre sostituzioni (solo martedì scorso si è fermato a due) e in 12 chi è entrato ha fatto la differenza. Assist, gol o rigore procurato, almeno uno dei cambi è stato decisivo. Come Pjanic, cinque giorni fa contro la Juve.

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.