La Roma riscopre la sua identità

La Roma riscopre la sua identità

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(Il Messaggero – U.Trani) – Arriba España. Non dall’inizio di luglio, quando Luis Enrique, l’asturiano in arrivo dal Barça B, ha cominciato il suo lavoro da nuovo tecnico giallorosso.

Solo da 10 giorni. Da tre partite. Quelle dei sette punti presi contro la Juventus prima in classifica, contro il Napoli da Champions e contro il Bologna in forma nonostante la classifica da zona retrocessione. È come se improvvisamente a Trigoria avessero ammainato il nostro tricolore: perché la Roma, adesso sì, ha la sua identità, chiaramente barcelonista. «Se mi fossi italianizzato, mi preoccuperei».

La frase di Lucho, in mezzo alle due gare più delicate, tra la Juventus bloccata all’Olimpico con un pareggio e senza sfruttare l’unico rigore stagionale a favore, e il Napoli, battuto al San Paolo senza se e senza ma e magari sentendosi onestamente solo «più fortunati» del solito. Il riferimento del tecnico alla sua non italianizzazione proprio alla vigilia della gara vinta contro Mazzarri, lui sì contropiedista italico convinto. Quella domenica Luis Enrique scelse la trasferta da toccata e fuga. Andata e ritorno in giornata, a metà mattinata in treno per arrivare all’ora di pranzo e nella notte il rientro in pullman direttamente dallo stadio. […]

Lucho non accetta di sentirsi italiano. «Nel gioco, perché qui sto bene, Roma e il vostro paese mi piacciono tantissimo». Insopportabile per lui leggere e sentire che il pari con la Juve è stato frutto di una sua marcia indietro: più accorto e meno spavaldo, in pratica una marcia indietro. E invece no. Di quella gara criticò il primo tempo, quando la Roma si trovò presto in vantaggio e smise di giocare. Ricominciò solo nella ripresa, incassata la rete del pari. «Non bisogna mai cambiare atteggiamento: dobbiamo insistere, continuando ad attaccare anche se siamo avanti di uno o due gol». Dopo il Napoli, nonostante il successo, Luis Enrique bocciò il secondo tempo dei giallorossi.[…]

Ecco che al Dall’Ara, mercoledì sera contro il Bologna, Lucho ha avuto, per la prima volta, la risposta totale. Due tempi e non uno. Cambiando solo un interprete rispetto a tre giorni prima(comunque diciottesima formazione diversa in 18 gare ufficiali). Anche le statistiche, non solo il secondo successo di fila, gli danno ragione. Sono cifre straordinarie. Anzi, impressionanti. Possesso palla nel primo tempo: 72 per cento, come se in campo ci fosse solo una squadra. Supremazia territoriale, sempre nella prima parte: 80 per cento, per un pressing altissimo, e in assoluto 69 per cento, quindi sempre e comunque nella metà campo avversaria e nonostante il doppio vantaggio accumulato nei primi 45 minuti. L’altro dato entusiasmante è relativo ai passaggi riusciti: 539 contro i 186 del Bologna, con l’82 per cento nella prima parte e il 74 totale. Parlare di partita dominata è anche poco.

La richiesta di Luis Enrique, alla vigilia, era stata chiara: «Non voglio solo che le punte difendano, ma che i terzini attacchino». Calcio totale, dunque, all’esasperazione, contando sull’ottima condizione atletica. Messaggio ricevuto da Taddei, il migliore in campo e autore del primo gol, e soprattutto da Rosi, la cui posizione media nella prima parte è stata sulla stessa linea di Osvaldo, il centravanti (nell’azione del gol del 2 a 0, il terzino destro è addirittura più avanti del compagno che conclude mezzo metro dentro l’area). Dalla Juve al Bologna la Roma è cresciuta nella pericolosità: 9 tiri contro i bianconeri, 17 contro il Napoli e 16 mercoledì sera.[…]

 

 

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