La Roma risorge e punta la Lazio

La Roma risorge e punta la Lazio

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CORRIERE DELLO SPORT – A. MAGLIE – La Roma risorge in vista del derby. Questa volta non ci sono state rimonte. Solo una ingenuità finale ingigantita dalla mancanza di buon senso arbitrale: Destro, già ammonito, ha festeggiato il suo primo gol togliendosi in parte la maglia; De Marco, esagerando in severità, lo ha ammonito nuovamente e rispedito negli spogliatoi dopo appena sei minuti di gioco. Non ci sono stati nemmeno rischi: sul terreno di gioco dell’Olimpico sono state, infatti, rinvenute pochissime tracce del Palermo (un tiro di Kurtic, un altro di Miccoli, un gol finale di Ilicic). Avrebbe potuto vincere anche più largamamente la squadra di Zeman che è rimasta in partita dall’inizio alla fine, concedendosi pochissime disattenzioni difensive, infiammandosi in fase offensiva con Totti, Osvaldo e Lamela, significativamente in gol tutti e tre. La coppia di centrali (Burdisso, rilanciato dopo oltre un mese di esilio, e Marquinhos) ha retto bene (ma il peso dell’attacco del Palermo era tutto sulle spalle del povero Miccoli); Goicoechea all’esordio dall’inizio in un paio di occasioni è apparso sicuro del fatto suo. Vittoria preziosa, per la Roma: interrompe le polemiche e consente alla squadra di Zeman di presentarsi al derby con due soli punti di svantaggio rispetto alla Lazio e una posizione di classifica ora interessante. (…)

NUOVO E VECCHIO – La Roma si è rialzata facendo leva su protagonisti nuovi (Bradley, ad esempio, che ha dato sostanza al centrocampo, o Goicoechea che è apparso sicuro, soprattutto lontano dai pali) ma soprattutto affidandosi a Vecchi Leoni. Perché Francesco Totti ha giganteggiato, soprattutto nel primo tempo: ha segnato il suo quarto gol, avviato l’azione alla fine della quale Lamela ha realizzato la sua settima rete, lanciato con una certa continuità Osvaldo (al suo sesto centro). Insomma, ha guidato la squadra da Grandissimo Capitano. E intorno a lui sono cresciuti anche alcuni neo-acquisti che non sempre in questa parte di stagione hanno convinto come Piris o come Tachtsidis.

IN CATTEDRA – Come spesso è capitato quest’anno, la Roma nei primi quarantacinque minuti è salita in cattedra. In maniera così perentoria da obbligare Gasperini prima a cambiare modulo (dal 3-5-1-1 iniziale al 4-4-2 perché sulle fasce con l’assetto di partenza gli esterni della Roma non trovavano alcuna opposizione) o poi anche gli uomini (…). Ma per la Roma era troppo facile comandare il gioco in mezzo al campo, con Totti che arretrando il raggio di azione spostava la palla a piacimento aprendo la difesa del Palermo che il primo gol lo prendeva dopo appena undici minuti (gran galoppata di Piris sulla destra, cross, Osvaldo non ci arrivava, Totti sì, la prima conclusione con un miracolo Ujkani la mandava sul palo la seconda la vedeva finire in fondo alla rete). Poco dinamico il centrocampo del Palermo. Brienza che avrebbe dovuto fare da ufficiale di collegamento con l’unica punta, Miccoli, finiva per perdersi in una difesa più attenta che in altre occasioni. Improponibile il confronto da un punto di vista tecnico: nel palleggio la Roma sovrastava i siciliani. Poi è arrivato anche il raddoppio (foriero di brutti ricordi) favorito da un papocchio un po’ ridicolo: lancio di Piris a cercare Osvaldo controllato da Munoz; in uscita Ujkani abbrancava la sfera ma poi la perdeva andandosi a scontrare col compagno; da posizione defilata ma a porta vuota, Osvaldo realizzava.

NEO – Ma per la Roma la normalità assoluta non esiste. E un pizzico di follia in una gara ormai avviata alla felice conclusione dopo la terza rete di Lamela, l’ha inserita nel contesto generale Destro (con la fattiva collaborazione di De Marco), entrato al posto di Totti. La sua presenza in campo è durata appena sei minuti, il tempo di mollare un calcione e beccare una ammonizione per gioco falloso, di andare in gol grazie a un perfetto assist in profondità di Lamela e di farsi espellere a causa di un secondo giallo rimediato per aver festeggiato togliendosi (ma solo in parte) la maglia. A volte gli arbitri dovrebbero provare a mettersi nei panni dei giocatori: se De Marco lo avesse fatto, probabilmente non avrebbe impedito al romanista di concludere la partita. Il Palermo, in superiorità numerica, si è impegnato a salvare almeno la faccia, grazie a una piccola e inutile rete di Ilicic (con Burdisso che si lamentava per aver subìto un fallo a pochi metri dall’area). Ma nonostante l’inferiorità numerica, la Roma è rimasta padrona del campo evitando, questa volta, di regalare ai suoi tifosi cattive sorprese. E ora, il Derby.

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