Quando il mister boccia il campione

Quando il mister boccia il campione

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CORRIERE DELLO SPORT – F. PASTORE – Castelli di rabbia. Sono quelli in costruzione nelle ultime ore tra Trigoria e Coverciano. Le esclusioni di De Rossi e Osvaldo con l’Atalanta avevano già lasciato il segno, il post partita ha girato il coltello nella piaga.In attesa di chiarimenti, i due nazionali forse non troveranno conforto negli illustri precedenti, ma almeno sapranno che non sono soli nella galleria delle incomprensioni tra tecnici e giocatori giallorossi.

Divergenze caratteriali, pregiudizi di natura tecnica o tattica, semplici antipatie e grandi rifiuti. Ce n’è per tutti i gusti: nell’ultimo ventennio la Roma non si è fatta mancare nulla. Da Ottavio Bianchi a Capello, da Spalletti a Ranieri. E a differenza di altre società, ha spesso esposto i classici panni sporchi fuori da casa, in un’opera di “tafazzismo” senza paragoni. […]

GIANNINI – BIANCHI

Senza la fascia e in panchina, ma il Principe si ribella

La madre di tutte le esclusioni eccellenti dell’era contemporanea. Ad essere messo in discussione è nientepocodimenoche Giuseppe Giannini, regista, capitano e bandiera della Roma di inizio Anni Novanta. In panchina siede Ottavio Bianchi[…]In pochi gli perdonano la gestione cinica del finale di carriera di Bruno Conti, lasciato immalinconire in panchina prima dell’addio al calcio. Con Giannini la storia sembra ripetersi, a distanza di pochi mesi. L’aggravante è che si tratta di un giocatore al culmine della parabola agonistica. Il Principe è relegato tra le riserve senza tanti complimenti, non gradisce e lo fa sapere pubblicamente. Ne nasce una polemica con il tecnico lombardo che spacca in due la squadra. La maggior parte dei compagni si schiera con Giannini, la società prende le difese dell’allenatore, che si fa forte fino a degradare il centrocampista, affidando la fascia di capitano a Voeller. A fine stagione però sarà Bianchi a salutare.

BALBO-ZEMAN Il boemo lo cambia e l’argentino gli grida «Tu sei un laziale»

Sull’orlo di una crisi di nervi. E’ la condizione mentale di una squadra che si appresta ad affrontare il Bari dopo l’ennesimo derby andato male, il quarto della stagione. In questa situazione da psicodramma si consuma lo strappo tra Balbo e Zeman, alla sua prima avventura in giallorosso. La Roma è a ridosso della zona Uefa, con un piccolo sforzo potrebbe avvicinarsi anche ai posti utili per la Champions. Senonché l’ennesima allegra (si fa per dire) sbandata della difesa giallorossa costringe Konsel al fallo e al conseguente cartellino rosso. Per far entrare il portiere di riserva Chimenti, il boemo sostituisce proprio Balbo[…]l’argentino sbotta e scarica sull’allenatore tutto il veleno accumulato nelle settimane precedenti. L’insulto è di quelli che a Roma, versante giallorosso, tocca l’apice dell’offesa: «Sei un laziale». Il tutto condito da un epiteto sulla madre del tecnico che è facilmente intuibile. Questa volta però è chi siede in panchina ad avere la meglio: a fine stagione l’attaccante si accaserà al Parma.

MONTELLA-CAPELLO A Napoli si gioca lo scudetto e l’aeroplanino sbotta

Amici mai. La goccia sul fatidico vaso colmo cade al termine del secondo anno di convivenza (forzata), ma tra Capello e Montella è stata antipatia a prima vista. Il tecnico friulano ha un debole per le punte “di stazza”. Un giocatore come il napoletano non può scaldargli il cuore. E in effetti l’arrivo dell’attaccante tascabile è frutto di una scelta non riconducibile al friulano. Nella prima stagione l’Aeroplanino cerca di piegarne la diffidenza, mette in mostra le sue straordinarie doti tecniche e realizza 18 reti. […]

A Napoli però, penultima di campionato, spera di diventare attore protagonista di una giornata storica. Nulla da fare. Capello non guarda in faccia nessuno. Soprattutto vede poco lui. Quando decide di farlo, mancano sei minuti. E’ la beffa. Montella apostrofa in malo modo l’allenatore al cospetto delle telecamere e lancia al suo indirizzo una bottiglietta di plastica. Una settimana dopo, nella gara scudetto, sarà titolare. E segnerà.

PANUCCI-CAPELLO Fuori dai titolari il difensore dice no all’ingresso in campo

Tu quoque. Tutto può aspettarsi Capello, tranne che a “tradirlo” sia il figlio prediletto. Quel Panucci cresciuto sotto la sua egida al Milan, portato a Madrid e preteso a Roma. Eppure succede anche questo. Stagione 2003-2004: i giallorossi sono in corsa per lo scudetto con il Milan, Totti e Cassano dispensano magie in ogni stadio, ma nel girone di ritorno qualcosa si rompe.[…]

La scossa prova a darla in occasione della trasferta di Reggio Calabria, quando stravolge la formazione mandando in panchina anche il suo pupillo. Nel corso della partita però ci ripensa e prepara il cambio. «Christian, tocca te». Nessuna risposta. «Christian, scaldati, tra poco entri». Niente. Panucci non degna il suo mentore di uno sguardo, bofonchiando solo un secco «No» che più eloquente non potrebbe essere. Le telecamere, impietose, riprendono il tecnico mentre allibito chiede: «Anche tu?». Segnale inequivocabile: ha perso il polso della squadra. Due mesi dopo saluterà, diretto a Torino.

PANUCCI-SPALLETTI Christian questa volta non si presenta neppure tra le riserve

Ancora Panucci, ancora Napoli. Protagonisti e sfondi che tornano, in questi déjà vu da ira pro nobis tutti romanisti. Questa volta Capello non c’entra, in panchina c’è Spalletti. L’anno è il 2009, non proprio di grazia per i colori della Capitale: infortuni in serie e la credibilità del tecnico crollata ai minimi storici in uno spogliatoio che pure lo ha (in larga parte) amato. La sortita estiva a Parigi ad ascoltare le lusinghe del Chelsea ha lasciato il segno. La squadra sembra sfibrata, le epiche rincorse all’Inter sono un ricordo ormai sfocato, e il tecnico toscano si barcamena come può per tenere viva la stagione. La Roma è attesa da una partita difficile a Napoli. Alla volta del Vesuvio si parte in treno e durante la riunione tecnica avviene il “fattaccio”: Spalletti comunica che Totti e Panucci partiranno dalla panchina. Il capitano non fa una piega, il terzino rifiuta e preferisce accomodarsi in tribuna. La Roma vince 3-0, ma al termine della gara si scatena il putiferio. La società multa il giocatore, che a sua volta chiede di essere ceduto, a soli cinque giorni dalla chiusura del mercato invernale.[…]

TOTTI-RANIERI Il capitano escluso, l’allenatore gli concede i minuti di recupero

Passo e escludo. Deve pensarlo Ranieri quando nel club (poco) esclusivo spinge di forza anche un monumento come Totti. E’ il secondo anno del tecnico capitolino alla guida della squadra della sua città, lontana parente di quella della stagione precedente. I giallorossi arrancano, tra condizione fisica deficitaria e risultati che definire altalenanti è puro eufemismo. Le prime posizioni sono un miraggio, ma sotto Natale c’è stato un guizzo in casa del Milan. A San Siro le scelte di Ranieri hanno fatto discutere: Borriello e un Adriano in evidente sovrappeso titolari, Totti e Vucinic a guardare. La fortuna aiuta gli audaci, l’importante è non approfittarne. Invece lui persevera e lascia ancora una volta il capitano in panchina nella partita post vacanze a Marassi. Due disattenzioni di Juan regalano il vantaggio alla Sampdoria e Ranieri non batte ciglio fino al 90’, quando sfodera dal cilindro la sostituzione che scatena la bufera. Novello Rivera (6 minuti nella finale dei Mondiali del ‘70), il campione va in campo nei 4’ di recupero, alla faccia della storia (e del rispetto).

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