Quel ragazzo tifoso all’Olimpico che un giorno disse «Maestro Zdenek, lo scrive...

Quel ragazzo tifoso all’Olimpico che un giorno disse «Maestro Zdenek, lo scrive un libro di tattica?»

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GAZZETTA DELLO SPORT – F. ODDI – Quando Zeman venne la prima volta ad allenare la Roma, Stramaccioni era abbonato in Curva Sud. Aveva cominciato con la Roma di Mazzone, accompagnato dal padre, preside in una scuola dei Castelli Romani. Erano i tempi in cui se si batteva la Lazio era una festa. Capitò il 27 novembre 1994: Zeman sulla panchina biancoceleste, il 18enne Stramaccioni in curva, Giannini lì sotto a fare tre con le dita, Balbo, Cappioli, Fonseca. L’attuale allenatore dell’Inter il posto l’aveva da inizio campionato, verso i Distinti, vicino a dove si piazzava lo storico gruppo dei Fedayn. E quando faceva ancora il calciatore, nella Primavera del Bologna, giocava il sabato pomeriggio, la sera prendeva il treno e la domenica era all’Olimpico.

Dalla curva al campo La collezione di abbonamenti finisce a metà del ciclo Capello, quando si cominciava a fare sul serio con la Romulea. Quattro anni fa, all’aeroporto di Belgrado, l’ex abbonato Stramaccioni si trovò davanti Zdenek Zeman, il tecnico per cui faceva il tifo. Uno allenava la Stella Rossa, e aveva appena perso il derby col Partizan, l’altro del Partizan era stato ospite, in un torneo internazionale che gli Allievi della Roma avevano concluso alle spalle del Real Madrid. «Mister, quando lo scrive un libro di tattica per gli allenatori, visto che lei è un maestro?». E il maestro rispose che voleva tenerli per sé i suoi segreti, visto che aveva ancora voglia di allenare. Tornarono a Roma con lo stesso aereo, l’incontro si concluse con la foto di rito: Stramaccioni, il suo vice Catini e in mezzo il boemo.

Saluti al terminal L’altro incontro in aeroporto, stavolta a Fiumicino, è storia recente: ultima giornata della scorsa stagione, Roma in partenza per Cesena, Inter in arrivo per giocare contro la Lazio, le immagini testimoniano la commozione di Stramaccioni nell’abbracciare Francesco Totti. Entrambi classe ’76, da ragazzini avevano giocato qualche partitella insieme e una anche da avversari, vent’anni fa al Carlin’s Boys di Sanremo, e Totti non segnò. Potevano essere compagni anche nella Roma, che aveva relazioni entusiastiche sul conto di quel difensore centrale della Romulea, che però preferì cederlo al Bologna. Senza neppure informarlo della richiesta dei giallorossi: i rossoblù offrivano più soldi, il tifo del diretto interessato avrebbe potuto intralciare l’operazione. Si sono incrociati di nuovo a Trigoria una vita dopo e Francesco ha sempre trattato Andrea con grandissima stima e affetto. E se fosse dipeso dal loro comune amico Bruno Conti, Stramaccioni lavorerebbe ancora a Trigoria.
Matrimonio e anniversario E infatti nel momento più alto della carriera giovanile del tecnico, il tricolore vinto senza perdere mai nel 2009-10, lanciando sei giocatori nella nazionale under 18, Stramaccioni era triste, e Bruno Conti pure: il posto di Alberto De Rossi non poteva essere messo in discussione e il divorzio si consumò allora, anche se ci fu ancora un anno in giallorosso, portando Verre, Romagnoli e C. a un passo dalla finale scudetto contro il fortissimo Milan Allievi di Cristante e Kingsley Boateng. Delusione forte, ma cancellata dagli eventi: nel giro di un mese il passaggio all’Inter e il matrimonio con Dalila, con una folta rappresentanza dei suoi ragazzi, convocati anche per l’anniversario, a giugno, in un locale di Fregene: maxischermo per Italia-Inghilterra, e davanti i vari Caprari, Bertolacci, Sini, Pettinari e Viviani. E Florenzi, che con l’infortunio di Bradley avrà la possibilità di provare a rovinare l’esordio in casa del tecnico che lo trasformò da fantasista che giocava poco in centrocampista di sicuro avvenire.

 

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