GAZZETTA DELLO SPORT (M. CECCHINI) – Quanto può durare un’esultanza? Non parliamo della sensazione che resta dentro a galleggiare finché il tempo non comincia a raccontare altre storie. No, parliamo dell’euforia, delle braccia alzate, della voglia di ballare che costringe i piedi a muoversi. Ecco, a casa Nainggolan, in meno di 24 ore, l’impressione è che abbiano scoperto il segreto della gioia più lunga del mondo.
LA LUNGA SFIDA Con questa onda d’affetto, l’euforia del guerriero è lampante. «Siamo entrati in campo sapendo del pari della Juve e non potevamo fallire – dice il belga di origine indonesiana, a un passo dal suo primato di gol italiani (4) -. Vincere era importantissimo per rimanere in scia e ce l’abbiamo fatta. Lavoriamo duro per arrivare primi e lo stiamo dimostrando. Il campionato è lungo. Loro fanno la loro strada, noi la nostra. Manca ancora tanto e ce la giochiamo, siamo a -1 e speriamo di continuare così. Peccato che alla fine abbiamo mollato un po’, sprecando tanto. Il pubblico ci ha messo in difficoltà. Non si giocava più a calcio. Ogni mezza cosa era fallo. Poi c’era nervosismo perché loro sono rimasti in 10 per quasi tutta la partita, ma pensavano di recuperarla. Noi comunque abbiamo gestito tranquillamente ». In serata Radja ha commentato via Twitter anche con l’ex compagno Benatia, a cui ha fatto notare il gol con tre emoticon con occhiolino e lingua fuori. Poi è andato a cena con Totti e altri compagni.
REGALO CAGLIARI E adesso l’inerzia ansiogena torna tutta sulle spalle della Juve, attesa proprio dalla ex squadra di Nainggolan. «Il Cagliari costruisce tanto, speriamo ci faccia un bel regalo». Un regalo coi baffi, anzi con la cresta. Come quella di Radja: «Mi piace essere particolare e poi porta anche bene. Speriamo continui». I sintomi ci sono tutti. D’altronde in casa Nainggolan l’esultanza è ormai una questione di famiglia.