Roma: lo stadio nel cuore della città

Roma: lo stadio nel cuore della città

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REPUBBLICA.IT – Uno stadio al centro di Roma. L’idea non è nuova, a dire la verità: stavolta, però, la Roma ci pensa  sul serio. E avrebbe anche individuato l’area giusta. La proposta è già  da qualche giorno sul tavolo dei rappresentanti della proprietà  giallorossa: quella per far sorgere uno stadio al Gazometro, sull’Ostiense, a due passi dalla Piramide Cestia. Follia? Tutt’altro.

Un quadrante intero o quasi, tra via del Porto Fluviale e l’Ostiense,  dedicato allo stadio della Roma. Uno stadio affacciato sul Tevere, con  Testaccio – cuore storico del tifo romanista – a un passo e la stazione  Ostiense, per garantire i trasporti, tutt’altro che lontana: abbastanza  per affascinare chiunque. Perché lo spazio in cui la Roma sta seriamente  pensando di far sorgere lo stadio è proprio quello che attualmente  ospita l’antico Gazometro della capitale. Un’area di proprietà del  gruppo Eni, che da tempo lavora nel tentativo di riqualificarla, e che  oggi ospita nulla più che capannoni e uffici. Da qui, l’idea: metterla a  disposizione per la realizzazione del più importante investimento  architettonico dei prossimi anni. Il discorso con il club giallorosso  sarebbe già stato avviato, privatamente: per questo l’area non compare  nella short list indicata dall’advisor Cushman&Wakefield. Ma a  Trigoria valutano con grande favore l’ipotesi. Che si farebbe preferire  anche per un altro fattore in grado di snellire in modo sostanziale  l’iter burocratico: l’area ha già la destinazione per impianti sportivi.  Per capirci, non sarebbe necessario attendere la delibera del ddl stadi  (nuovi rallentamenti al Senato dopo che la Commissione Ambiente ha  sollevato dubbi su un conflitto di competenza, riferisce  Stadi&Business).

Ma l’area piace anche perché consentirebbe di caratterizzare lo stadio in modo unico: il Gazometro, struttura di acciaio alta 92 metri e realizzata nel 1937,  un “Colosseo industriale”, diventerebbe l’immagine del nuovo impianto.  Con la possibilità di illuminarlo di notte, come accaduto per la Notte  Bianca del 2006, facendone elemento attrattivo e di identificazione.  Tutto intorno, verrebbero abbattuti capannoni e i tre gazometri più  piccoli (e più antichi) per far posto alle strutture: rispetto ad aree  limitrofe (Mercati Generali, Testaccio) l’area garantisce spazio  sufficiente a realizzare non solo la cubatura indispensabile per uno  stadio da 50 mila posti, ma anche quella per le attività correlate che  avrebbe in mente il club giallorosso: dal centro commerciale a una Fan  Zone fino allo store del club e ai parcheggi.

Tutto deciso allora? Decisamente no. Perché, se è  vero che l’idea piace (sembra anche ai proprietari americani) esistono  dei problemi: a cominciare dai vincoli architettonici e paesaggistici  che una struttura come uno stadio costituisce. La Roma sta già lavorando  con l’architetto statunitense Dan Meis al progetto per il nuovo  impianto di proprietà, e non è detto che il progetto incontri il  gradimento delle istituzioni, dai Beni Culturali all’Urbanistica. In più  c’è da mettere sulla bilancia il disagio di bloccare o quasi un  quartiere per almeno due anni, il tempo minimo per i lavori. Elementi su  cui si lavorerà. Perché adesso la Roma ci pensa davvero: regalare ai  tifosi uno stadio nel cuore della città.

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