Senza la panca la Juve campa, sotto la panca…

Senza la panca la Juve campa, sotto la panca…

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IL ROMANISTA – S. ROMITA – E’ probabile che la vicenda che ha coinvolto Antonio Conte, in quanto ex allenatore del Siena, finisca con un patteggiamento accettato su consiglio degli avvocati.

E su pressione della Juventus, alla cui panchina l’ex giocatore bianconero è stato promosso lo scorso anno con il risultato che tutti sappiamo. A Torino non si parla d’altro. Noi speriamo naturalmente che non sia così. Che la questione del patteggiamento accettato (…) sia una voce maligna. E che Conte decida invece di andare fino in fondo alla questione della nuova Scommessopoli dimostrando la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati. Di essere stato cioè a conoscenza di un imbroglio organizzato a tavolino e di non aver denunciato una partita farlocca. Ce lo auguriamo per la Juventus, che non merita di essere trascinata indirettamente nella polvere rinunciando al suo allenatore scudettato. La Juve quando si impolvera vuole farlo da sola.

Ma comunque non sarebbe un dramma. In definitiva, anche un cavallo “scosso” può vincere un Palio di Siena. La vecchia Signora, ormai abbastanza rimbambita dall’età, deve pensare a concentrarsi sulle stelle da appuntarsi sulla maglia. E precipitare dalle stelle alle stalle è senza dubbio disdicevole. Ma stiano tranquilli su a Torino. La nuova immagine, faticosamente ricostruita attraverso molte operazioni di plastica, è comunque già compromessa. Sapremo con tutta probabilità oggi, dopo gli incontri con il procuratore Palazzi, di quanto. Tre mesi di squalifica? L’equivalente di dieci giornate di campionato e tre turni di Champions. Quattro? In tal caso rivedremo Conte a dicembre, sotto l’albero di Natale, come un bel regalo tutto da spacchettare. Anche se in verità il regalo a noi romanisti lui ce lo ha già fatto ragionando sul patteggiamento. Perchè noi giallorossi siamo strani. Noi romani siamo bizzarri. Per noi infatti patteggiare una pena equivale ad ammettere di essere colpevoli. E, almeno in parte, confessare che le accuse che ci vengono mosse siano vere.

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