Totti: «Bravo Pirlo per quel cucchiaio d’oro»

Totti: «Bravo Pirlo per quel cucchiaio d’oro»

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IL ROMANISTA – D. GIANNINI – «Bravo Pirlo per quel cucchiaio d’oro. Andrea rende tutto semplice. Vederlo battere il rigore mi ha portato indietro nel tempo, quando anche io ho battuto il rigore a cucchiaio. Che bello vedere la gioia di Gigi Buffon, di Daniele De Rossi e di tutti gli altri, calciatori, tecnici e dirigenti».

La aspettavano tutti, e, puntuale, è arrivata a metà pomeriggio la dichiarazione con cui Francesco Totti si è complimentato con gli azzurri per la qualificazione alla semifinale dell’Europeo. Probabilmente sarebbe arrivata comunque, ma il rigore a pallonetto di Pirlo ha aggiunto un motivo di più. Ha aggiunto quel tocco di coraggio, follia e genio che Francesco conosce meglio di chiunque altro. E infatti ha detto: «Vedere Andrea battere il rigore mi ha riportato di colpo indietro nel tempo, quando anch’io ho tirato dal dischetto a cucchiaio… e credetemi, sono emozioni uniche». Perché ci vuole qualcosa di più di un buon piede per ridare vita al tiro della morte, per cambiare la storia, per rompere gli schemi, per fare quello che per quasi 100 anni di pallone non ha mai fatto nessuno. Era il 1891 quando l’irlandese William McCrum inventò il calcio di rigore, che venne presto ribattezzato “the kick of death”, il “tiro della morte”, appunto. Da quel giorno fino al 1976 il penalty rimase pressoché uguale a sé stesso, fino a che Antonin Panenka decise di fare un po’ come il dottor Victor Frankenstein ridando vita alla morte. Finale dell’Europeo 1976, la Germania campione del mondo in carica e la Cecoslovacchia non riescono ad avere la meglio l’una dell’altra e concludono la loro fatica sul 2-2. Si va ai rigori, segnano tutti tranne Hoeness. Il tiro decisivo è affidato a Panenka che va sul dischetto: parte la rincorsa e cambia la storia. Nasce il “Panenka”, il tocco sotto, il pallonetto, lo scavetto (o scavino)… il cucchiaio.

Solo che era un’altra epoca, un altro mondo e del calcio dell’est non si sapeva nulla. Forse anche per questo quel gesto innovativo venne quasi dimenticato. Fino al 29 giugno 2000, quando il “Panenka” divenne il “cucchiaio”. La storia la conoscono tutti: la semifinale con l’Olanda, la meravigliosa follia di Totti, lo scambio di battute con Di Biagio e Maldini. Da quel giorno la storia è cambiata di nuovo e stavolta definitivamente. Perché quel modo di tirare non l’ha più dimenticato nessuno. L’hanno imitato in tanti, ma il copyright rimane del capitano giallorosso, che nel frattempo di gol ne ha segnati tanti altri. Circa 150 solo in campionato, più quelli in Nazionale. Compreso un altro rigore, quello decisivo per la conquista del mondiale contro l’Australia. Era il 26 giugno 2006, oggi sei anni fa. Quello lo tirò forte all’angolino, spazzando via le paure di tutto un Paese. Parecchi metri più indietro c’era Buffon che, come domenica sera, non guardò il rigore. Nel 1998 i due erano invece avversari quando Francesco piazzò un altro cucchiaio, in movimento, al Parma. Non era il primo della sua storia (quello lo fece al Bari) ma era comunque bellissimo. Arte pura, coraggio, genio: insomma Francesco Totti. Il quale, che una semifinale contro la Germania l’ha giocata e vinta nel 2006, sarà a fianco di De Rossi e dei suoi compagni azzurri: «Forza ragazzi, ci aspetta la Germania: so che gli renderete la vita difficile e darete il meglio anche stavolta. Siamo e saremo sempre con voi».

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