GAZZETTA DELLO SPORT – B. TUCCI – Si respira un’aria diversa fra i tifosi giallorossi e biancocelesti.
A Trigoria e dintorni, l’euforia è a mille: l’arrivo di Zeman ha portato entusiasmo e tanta fiducia. Si ritiene che il maestro possa dare ai giovani quel che non ha saputo dare Luis Enrique e che i «vecchi (si fa per dire) si integreranno alla perfezione con il gioco del boemo. Ed allora, ecco la convinzione che con il mister ritornato all’ovile dopo tredici anni non ci saranno più sofferenze, ma solo divertimento e spettacolo. Però, è bene non esagerare e riflettere con calma dopo la sbornia delle prime ore. Nessuno mette in dubbio la bravura e la preparazione di Zeman; ma, ahimè, nel calcio i miracoli non si possono fare ed è quindi logico che, probabilmente, non si potrà competere con le prime della classe. Sarà necessario attendere la campagna acquisti per compilare il bilancio preventivo.
Diverso il clima in casa laziale. È arrivato il nuovo tecnico: spigliato e pieno di buone maniere. Ha tutte le caratteristiche per diventare simpatico e popolare. Ed allora, che cosa è che non va alla tifoseria? Secondo un sondaggio, il 70 per cento dei supporter non «gradisce» Lotito. Per quale ragione? Mistero. Ha forse spedito la Lazio in serie B? Quindi? «Questione di feeling», risponde qualcuno. A questi signori vorrei ricordare dove si trovava la società nel momento in cui l’aveva prelevata l’attuale presidente. Ed allora, per favore, la si pianti con i piagnistei e le critiche. E si guardino i risultati. Dopo di che sarebbe bene recitare il «mea culpa». O no?
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