A Buffon manca De Rossi: “La sua esperienza serviva”

A Buffon manca De Rossi: “La sua esperienza serviva”

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IL MESSAGGERO – «Non so se io l’avrei perdonato». Probabilmente sì, aggiungiamo noi, a vedere gli occhi sgranati e sinceri di Gigi Buffon che, proprio prima di mettere piede a Coverciano, si fa prendere dalla nostalgia. Gli manca De Rossi e lo dice senza aver paura di passare per uno che va contro il codice etico imposto, dopo il fallimento in Sudafrica dalla nostra Federcalcio e da Parndelli. Il portiere-capitano avrebbe voluto qui Daniele, uno dei compagni dell’avventura indimenticabile in Germania, nel 2006, assente oggi come lo fu per 4 gare di quel mondiale per un’altra gomitata, allo statunitense McBride, e tornato in campo a Berlino per trasformare il terzo dei cinque rigori che permisero all’Italia di conquistare il quarto titolo iridato nella finale contro la Francia. Con l’esclusione per motivi disciplinari del mediano giallorosso, la Roma dopo 1677 giorni si ritrova a non avere nemmeno un giocatore in Nazionale: la partita, guarda caso, era la prima senza Totti e dopo il trionfo in Germania, a Livorno, amichevole contro la Croazia, il 16 agosto 2006. Gli azzurri, con Donadoni al debutto in panchina al posto di Lippi, furono sconfitti 2 a 0. Era, però, una sperimentale: il portiere Amelia, l’unico campione del mondo in campo e anche l’unico convocato dal nuovo cittì.
Buffon fa una distinzione sulla doppia punizione decisa da Prandelli, in sintonia con il presidente Abete e il vice Albertini: «È un dispiacere rinunciare a due calciatori come De Rossi e Balotelli, due giocatori così importanti. In particolare Daniele che ha un’esperienza internazionale come nessun altro in partite come quelle che ci aspettano». Gigi, legato a Prandelli almeno quanto a De Rossi, non si permette, però, di criticare il nuovo corso che prevede regole chiare per chi vuole indossare la maglia azzurra: «Io non c’ero quando, le prime volte di questa nuova gestione tecnica, si è parlato a Coverciano di un codice etico. Non sono io che devo dire che cosa fare: sono situazioni che deve gestire ovviamente l’allenatore, spetta a lui intervenire. Ma se c’è un codice, questo va rispettato».
Il portiere della Nazionale e della Juve accenna al suo futuro. Ma senza sbilanciarsi, cioè lasciando aperta anche la possibilità di un addio al club bianconero a fine campionato: «Mancano otto partite e dobbiamo chiudere la stagione almeno in maniera decorosa. Inutile parlare di mercato, adesso ci sono cose più importanti della mia conferma. Dopo vedremo».

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