A Trigoria serve una sola lingua

A Trigoria serve una sola lingua

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CORRIERE DELLO SPORT (P. TORRI) – Rivoluzione nei quadri diri­genziali. Rivoluzione nello staff tecni­co. Rivoluzione in campo per filosofia e giocatori. E, pure, rivoluzione nello spogliatoio. Tra le tanti rivoluzioni in atto nell’anno primo dell’era america­na, si è parlato diffusia­mente di tutte, meno del­l’ultima, quella del grup­po che ha visto partire giocatori storici ( Mexes, Vucinic, Doni, Riise e pu­re Menez) e arrivare la bellezza di dieci nuovi (più Nego) (…).

NUOVE LINGUE – Ora, se è vero come è ve­ro che le squadre vincenti si costrui­scono prima nello spogliatoio e poi in campo, in questa rinnovatissima Roma c’è anche l’esigenza di trovare nuovi equilibri all’interno del gruppo. Che, oltretutto, prevede giocatori di nove na­zionalità diverse (senza contare i fuori rosa Antunes e Barusso), una babele di lingue, interpreti che vanno e che ven­gono, con lo spagnolo, tra iberici e ar­gentini, che ha preso il so­pravvento sul portoghese dei brasiliani rimasti solo in quattro (da notare che domenica scorsa contro il Cagliari non c’era un bra­siliano in campo, non suc­cedeva dal 21 settembre 2005).

BRASILIANI E ARGENTINI – Una volta, italia­ni a parte, c’erano i brasiliani come al­tro gruppo forte del gruppo (sia chiaro non stiamo dicendo che fossero in con­traddizione, anzi), ora non è più così con gli argentini che hanno se non altro numericamente la leadership, anche se Osvaldo, giusto per fare un nome, non si è ancora inserito con convinzione (in­tanto ha trovato casa, una villa a Casal Palocco da diecimila euro d’affitto al mese). A parte gli isolati, chiamiamolo così, come Pjanic, Stekelenburg, Kja­er, ci sono poi gli spagnoli con Pizarro molto vicino a Jose Angel e Bojan e, ov­viamente, gli italiani (…).

TEMPO -Anche in questo senso, cioè nella costru­zionedi un gruppo in cui non siano tut­ti necessariamente amici, ma che quan­do va in campo vale la regola uno per tutti, tutti per uno, ci vorrà un po’ di pa­zienza e tempo. Sarà importante, per esempio, che tutti nuovi stranieri arri­vati a Trigoria, comincino anche a par­lare l’italiano, in modo che tutti possa­nocomunicare con gli altri. La cena an­data in scena ieri sera, voluta dai sena­toridella squadra, ci sembra il modo giusto per accelerare le possibilità che ci crei, il prima possibile, una nuova chimica vincente all’interno del gruppo giallorosso. Perché inutile girarci in­torni, se non si crea anche nello spo­gliatoio la chimica giusta, sarà assai complicato se non impossibile che il progetto di calcio di Luis Enrique possa trovare uno sbocco positivo. Riba­diamo, non stiamo dicen­do che tutti dovranno di­ventare amici per la pelle, ma sarà fondamentale che questa nuova Roma, che si sta co­minciando a conoscere soltanto da po­che settimane, vada in campo, dal pri­mo all’ultimo, dall’argentino al brasi­liano, dal bosniaco all’olandese, dagli italiani al danese, pronta a dare una mano al compagno in difficoltà.

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