Ale, un gol per mettere in ginocchio anche la malasorte

Ale, un gol per mettere in ginocchio anche la malasorte

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IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) – Alla fine, il calcio è strano. E ti ritrovi a terra per colpa di un amico. Vatti a fidare degli amici. E lui, Alessandro Florenzi non ha avuto pietà di Vincenzo Montella. Il centrocampista/difensore/attaccante della Roma ha finito col punire proprio il tecnico che lo ha visto nascere che lo ha fatto esordire in serie A, in un Roma-Sampdoria, il 22 maggio del 2011. Vincenzo Montella allenava nel settore giovanile della Roma (i Giovanissimi nazionali) e lo conosceva da bambino e lui, bambino, poi è finito per crescere in Calabria (nell’anno di Luis Enrique in giallorosso), in riva al mare, mentre Vincenzino è andato a Catania, pure lui con il mare vicino: entrambi lontani dalla loro Roma. Oggi da allenatore del Milan, quel ragazzo cresciuto, lo dovrà rinnegare, perché la vittoria della Roma inguaia ancora di più la sua situazione già fin troppo delicata.

SAN SIRO PER DUE – E proprio a San Siro ricomincia la favola del bomber Florenzi, che qui a Milano ha segnato il suo primo gol in serie A: in quel settembre del 2012, con Zeman in panchina, l’avversaria di Ale era l’Inter. La favola perché quello che ha vissuto Florenzi nell’ultimo anno ha qualcosa di magico oltre che drammatico. Drammatico per come si è sviluppata, magica per come è finita: si ricordano i due infortuni, uno a Sassuolo (contro Di Francesco, oggi sua allenatore, lo scorso 26 ottobre) e uno a Trigoria, quattro mesi dopo, poco prima del rientro. Due infortuni, due operazioni. Un calvario lungo quasi un anno, finito due settimane fa, quando Florenzi ha rimesso piede in campo contro il Verona (da terzino), senza segnare ma servendo un assist col contagiri a Dzeko. Di Francesco lo sta centellinando, non vuole forzare troppo la mano su un ragazzo che è dovuto restare fermo per così tanto tempo. Lo ha fatto giocare col Verona, lo ha impiegato qualche minuto a Benevento e poi da titolare (da terzino) con l’Udinese, poi uno spezzone in Champions con il Qarabag. Stavolta gli ha chiesto una grossa mano, di rigiocare alto a destra nel suo 4-3-3, perché le ali della Roma sono spezzate e perché l’unico a disposizione è Under, ragazzo di grandi prospettive, ma forse troppo acerbo per un match come quello contro il Milan. Florenzi non si è tirato indietro e ha risposto presente. Un primo tempo così e così, sembrava quasi sulle gambe. La ripresa in crescita, come se si fosse improvvisamente ricaricato. Il gol chiude la partita e poco prima ne sbaglia uno facile facile, solo davanti a Donnarumma, splendidamente lanciato da Pellegrini, un altro ragazzo di Montella, pure lui conosciuto bambino e ora pure lui rinnegato per colpa di un risultato che penalizza il Milan e Vincenzino stesso. Alla fine, Florenzi era sfranto, gli è rimasto poco poco fiato per festeggiarsi e per festeggiare la Roma, che – come dice il suo allenatore – ora c’è. «Il gol? Poteva andare anche meglio, visto Che me ne sono mangiato un altro. Il Milan è una grande squadra, ma la Roma c’è e ha meritato la vittoria. Lo scudetto? Lo dirà solo il tempo, noi dobbiamo continuare così con questa fame. Lo stimolo me lo dà il calcio. Sono tornato a fare ciò che amo di più, il calciatore. Questa è una vittoria significativa, la Roma ha dato un bel segnale. Abbiamo mostrato personalità, nel momento più difficile sono uscite le nostre forze. Vogliamo continuare su questa strada con il lavoro che facciamo ogni settimana». Fine ottobre scorso l’infortunio a Reggio Emilia, la rete arriva nell’ottobre successivo. Si chiude un anno agro e dolce. «Per me questo gol ha un grande valore e sono felice di averlo fatto». Non solo lui. Sarà bellissimo, no?

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