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AUDIO – Bellinazzo (Sole24Ore): “Il bond ha dato ossigeno ai conti della Roma e un anno di tempo per sbloccare il capitolo stadio. Senza Champions e Stadio, Pallotta potrebbe lasciare”

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Marco Bellinazzo, giornalista de il Sole 24 Ore ed esperto di finanza applicata al calcio, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport per analizzare la situazione economica del club giallorosso e la vicenda, più generale, delle plusvalenze in Italia:

La Roma ha collocato un bond da 275 milioni di euro per provare a risistemare i propri debiti. Che benefici ha portato e che cosa accadrebbe se la Roma non dovesse centrare la Champions?
“La Roma ha collocato questo bond, approfittando di un tasso di interesse più basso rispetto a quello relativo al debito precedente contratto con Goldman, risparmiando 5-6 milioni annui che le hanno permesso di rinnovare i contratti importanti, su tutti quelli di Dzeko. La Roma ha consolidato di fatto il suo debito, prolungandolo nel tempo al 2024, mettendo in cassa una certa liquidità che le permette di pianificare un certo livello di monte ingaggi e un certo livello di ammortamenti, con acquisti in prestito e calciatori che non aggravino troppo la situazione dei costi complessivi, per calmierare anche l’ammanco economico legato al mancato raggiungimento della Champions. Ora però bisognerà far ricrescere i ricavi e nell’immediato è fondamentale tornare in Champions League, con la prospettiva a lungo termine dello stadio. Se la Roma non dovesse tornare in Champions, il pericolo è: o depotenziare la rosa, vendendo i giocatori che guadagnano di più, o indebitarti di più”

A tuo giudizio, l’attuale politica finanziaria della Roma che tipo di prospettiva sportiva le permetteranno di raggiungere?
“In termini generali un proprietario o fa una ricapitalizzazione o si affida al mercato istituzionale. La proprietà evidentemente preferisce indebitare di più il club piuttosto che mettere ancora soldi propri. La proprietà americana ha scelto una linea più guardinga, perchè per le storie che conosciamo legate al discorso stadio, abbia come orizzonte temporale questa stagione. Se non si dovesse sbloccare la situazione entro un anno, immagino che possa esser presa in considerazione una decisione più radicale. Non conosco i pensieri di Pallotta, ma è evidente che senza Champions e senza stadio, la proprietà attuale potrebbe stufarsi di continuare a creare passività. Il Liverpool dopo la vittoria della Champions invece di ritoccare la squadra sta investendo sul nuovo Anfield, questo per dare un esempio. Questo ricorso al mercato col Bond, mi sembra un messaggio chiaro da dare alla piazza: mi prendo un altro anno calcistico per capire se la situazione stadio si sbloccherà, senza di quello è impossibile pensare in grande. Anche Commisso sta provando a farlo a Firenze”

Ritieni verosimili dunque le voci di diverse manifestazioni di interesse nei confronti della proprietà del club?
“Da analista posso dire che nel momento in cui il tuo investimento non trova strade, nonostante gli sforzi e il tentativo di patrimonializzare la società con uno stadio di proprietà, è evidente che chiunque piuttosto che rimetterci soldi ogni anno, possa ascoltare delle offerte per la sua società. Ritengo che il dossier Roma sia sempre caldo e che possa attrarre interessi internazionali. Potrebbe dunque concretizzarsi la via della cessione, ma non illudiamoci. Nel momento in cui dovesse arrivare uno sceicco, penso all’Arabia Saudita ad esempio, anche lui non potrebbe mettere soldi all’infinito di tasca sua, perchè le regole del Fair Play permangono e varrebbero anche lì. Servirebbe un’operazione di crescita dei ricavi come sta accadendo in altre realtà, nonostante a Nyon siano stati di manica larga nei confronti degli sceicchi. L’esempio di Suning è diverso: stanno operando sfruttando gli apporti economici delle aziende legate alla galassia Suning, ma bisogna tenere presente che l’aumento dei ricavi con sponsorizzazioni da parti correlate vale solo per il 30% rispetto al fatturato strutturale agli occhi dell’Uefa. Gli stadi di proprietà sono fondamentali e prioritari”

Le plusvalenze più in generale e la possibile ‘bolla speculativa’ legata alle stesse, è una situazione preoccupante?
“Le plusvalenze di per se non sono un elemento patologico, ma fisiologico nell’ambito della valorizzazione dei vivai, quando però si superano certe cifre e soglie, in Italia ciò è accaduto da un bel pezzo, la situazione finanziaria rischia di implodere. Il livello di plusvalenze è insostenibile: chi le fa si iscrive un utile immediato, ma poi alla lunga i conti si appesantiscono, con ammortamenti molto alti. Le istituzioni calcistiche italiane avrebbero dovuto vigilare da tempo su questo. Nel 2002 abbiamo raggiunto il livello di 800 milioni di plusvalenze e tantissime squadre sono fallite o andate vicine al fallimento. Stiamo tornando a questo tipo di trend, il problema è di sistema. Ci vuole un intervento mirato sull’Italia e sulla Serie A, ma sarebbe impossibile perchè andrebbe gestito a livello europeo”

 

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