Cara Roma, lo vuoi vincere lo Scudetto?

Cara Roma, lo vuoi vincere lo Scudetto?

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C.V.D., “come volevasi dimostrare”, dice un vecchio adagio e di fatto, avrà pensato ogni singolo romanista di buona volontà, al termine del match di pallanuoto, chiedo scusa di water-polo, eh chiedo scusa di calcio tennis, tamburello, insomma del belligerante incontro del Dall’Ara.

Una battaglia, giocata sugli episodi, sul piccolo, a volte insignificante ma spesso decisivo, particolare.

Ecco, il particolare. Nel calcio è un termine utilizzato e abusato da tutti: calciatori, allenatori, giornalisti, buon temponi e ben pensanti.

Ma cos’è? Parola vuota, effimera, aleatoria o panacea di tutti i mali, antidoto alla mediocrità?

nainggolanAS0_0598Alla vigilia della gara di Bologna, dopo la maledetta sosta delle Nazionali che ha regalato come sempre sorprese negative (leggasi l’infortunio di Gervinho, ultimo di una lunga serie di sventure legate alle pause del campionato negli ultimi anni), in città ci si divideva su un tema ben preciso: più importante Bologna o Barcellona? Quali saranno le scelte di Garcia? Preserverà alcuni titolari o punterà dritto allo Scudetto?

Ora, come è giusto che sia in un paese liberale e democratico, non c’è una verità assoluta, non c’è un’unica strada da seguire, è legittimo esprimere e ascoltare le opinioni di tutti, ma c’è un però, immancabile, come il cacio sui maccheroni direbbe pora nonna.

Alzi la mano chi, tra i romanisti che hanno un minimo di memoria storica, anche rispetto agli ultimi cinque-dieci campionati, non sentiva puzza di bruciato a pochi minuti dal fischio di inizio del match del Dall’Ara: la doppia assenza di Gervinho e Salah (13 gol in due), il forfait dell’ultim’ora di De Rossi, la “prestigiosa” sfida del Camp Nou  a sole 48 ore di distanza, il ritorno di parecchi giocatori dalle rispettive Nazionali a due giorni dalla partita, alcuni delusi per la cocente eliminazione, altri scossi dalle tristi vicende di Parigi, altri ancora in leggero sovraccarico perchè di fatto non si fermano da mesi, la designazione di Rocchi – esilarante esperimento mal riuscito di un abitro ed eroe a strisce bianconere del 5 ottobre dell’anno scorso.

Mettici anche che pronti via, accendi la tv o entri allo stadio (a proposito altra invasione giallorossa al Dall’Ara, lo scudetto del tifo lo vincono ancora gli ultras della Roma, si proprio quelli che la simpatica Paola Ferrari, conduttrice Rai, vorrebbe inviare al fronte siriano “per combattere l’Isis e salvare il calcio”, follia radical dei social network), e scopri che il diluvio universale si è abbattuto su Bologna, trasformando il manto erboso in una ridente piscina comunale, beh i segnali erano più di uno ed erano chiari: “Stasera sarà dura, durissima anzi quasi proibitiva”.

Ti siedi con la speranza che quest’anno sia diverso, che dopo una partenza non memorabile, il filotto di risultati utili, con ultimo in ordine di tempo il Derby vinto, abbia dato consapevolezza e forza al gruppo giallorosso.

Invece no “Eh te pareva, fanno sempre così”. il Bologna è sceso in campo, la Roma no, tranne rare eccezioni. Gol loro annullato per fuorigioco dici “cavolo si sveglieranno”… macchè, passano pochi istanti e becchi di nuovo gol, questa volta tutto regolare: quindici rimpalli, la palla che schizza nel pantano dinanzi a Szczesny, l’italo-marocchino Masina – giovane terzino dalle belle speranza – colpisce di controbalzo il pallone e infila il polacco sotto le gambe (nota a margine: Szczesny risvegliati dal maleficio di Suarez, perchè da Roma-Barcellona non ti si riconosce più, che qualcuno ti aiuti).

garciaAS0_0537“Eccola là, solita Roma, abulica, impacciata, che non si cala nei panni della provinciale, che non comprende che su un campo così infame, bisogna fare la guerra con la spada non col fioretto”.

Rocchi ci mette del suo, non espelle Mirante che indossa per l’occasione la cuffia da pallanuotista e scivolando venti metri fuori dall’area, para un pallone sanguinoso, che Florenzi avrebbe agevolmente depositato in rete; non nota un evidente fallo di mano di Diawara in area di rigore, “Sei sempre il solito Rocchi !!!” e si va all’intervallo sull’1-0 per i padroni di casa del buon Donadoni (che caso strano, è l’allenatore della squadra avversaria, due volte a Parma una volta appunto a Bologna, nelle ultime tre partite affrontate dalla Roma sotto il diluvio, due pareggi, una sconfitta… magnifico!)

Nella ripresa succede di tutto: la Roma rientra in campo e fa la partita, macina gioco, crea occasioni, provando a sfruttare l’apriscatole bosniaco appostato al centro dell’area. Cross di Florenzi, fallo di mano di Mounier (“questi del Bologna usano solo le mani oggi, d’altronde è pallanuoto”). Rocchi fischia e concede il penalty. Pjanic dal dischetto, per poco sbaglia, ma realizza.

“1-1, me lo sentivo che ce la possiamo fare, ma do’ vanno sti tortellini…” come cambia lo stato d’animo, basta un niente, basta un particolare palla al centro e la Roma c’è, è forte, gajarda, spinta dai suoi tifosi (oltre 3000 mila), cresce impetuosa come il coro che si leva dalla Sud. Altro lancio lungo, Dzeko fa a sportellate per l’ennesima volta (ah in bocca a lupo a Maietta uscito malconcio dal contrasto), si materializza Iturbe, che appare e scompare tra le gambe dei difensori avversari, conquistando un altro rigore.

“Incredibile, incredibile”, Rocchi fischia, per la seconda volta, un evento che non ha precedenti. Alla battuta Dzeko, che insacca con un destro potente, rabbioso, come la sua esultanza sotto il settore, che trascina la Roma in testa alla classifica.

pjanicAS0_0511“Ci siamo, è il nostro anno, sono 6 punti non 3, pesano tantissimo, come le maglie inzuppate dei nostri, che in maniera eroica stanno sfiorando l’impresa”.

Tutto giusto, tutto bello, ma come spesso accade – ecco la memoria del tifoso giallorossodietro l’angolo c’è sempre il Torosidis di turno, che ti risveglia bruscamente. Poco prima Iturbe, usando poco la testa come quasi sempre gli accade in campo, si infortuna alla schiena e chiede invano il cambio per oltre 5 minuti, poi scatta in profondità mentre Garcia colpevolmente pensa ancora a chi far entrare (c’era solo un nome: Gyomber, da mettere lì in mezzo a spazzare tutto quello che passava dalle sue parti), e l’argentino, invece di buttarsi per terra come si fa in qualsiasi “piazzetta” di qualsiasi paese (non ce ne vorrà Sabatini), per perdere qualche minuto,  butta via un pallone, il Bologna rilancia, Giaccherini raccoglie al limite dell’area e Toro “loco” (cantava il Fiorentino Pelù), entra in scivolata travolgendo l’ex bianconero.

“Difensore scivoloso, difensore pericoloso” avrà esclamato Mazzone dinanzi alla tv, ma anche “porca miseria (edulcorata)” “ma come se fa !!?!?!?”, Rocchi ovviamente fischia il rigore solare e sul dischetto va lui: Mattia Destro (altro segnale inequivocabile di un fallimento annunciato) proprio lui, l’involuto centravanti ascolano che da neo Bobo Vieri era diventato il nuovo Fabio Junior nel giro di pochi mesi all’ombra del Colosseo.

Szczesny da una parte, pallone dall’altra e rabbiosa esultanza del mediocre ma infallibile ex sotto la curva bolognese.

Finisce 2-2, un film tristemente già visto. Bene, per tornare al particolare di cui sopra, la domanda che va posta a chi a Trigoria, lavora quotidianamente è una sola: Cara Roma, lo vuoi vincere lo Scudetto? Ci credi oppure no?

L’impressione è che la voglia ci sia, le qualità intrinseche ed estrinseche pure, non sarà una squadra perfetta, ma in Italia non ce ne sono. Il problema però, perchè c’è sempre un però ve l’ho detto, è che di stagioni del “vorrei ma non posso”, di campionati buttati al vento per l’aberrante incoscienza di questo o quel calciatore, di questo o quell’allenatore, con punti persi contro squadre in lotta per la retrocessione o già retrocesse, ne abbiamo vissuti ahimè parecchi, tanti, troppi.

Ci si è resi conto a Trigoria che questa è una stagione quasi irripetibile? Che la Juventus peggiore dell’ultimo quinquennio, in crisi, inondata di critiche, questa sera si trova a soli 6 punti dalla Roma, cioè lo scontro diretto del 30 agosto scorso? Che davanti l’Inter, la Fiorentina e il Napoli veleggiano a velocità sostenuta?

E allora torniamo al tema dominante del Venerdì, con un pensiero opinabile, ma realista. Giusto giocare la Champions con l’ambizione di migliorarsi, per impreziosire una misera storia europea, per il prestigio di elevare il rango giallorosso nella competizione più importante che il mondo del calcio conosca da quando è stato ideato, ma se si partisse prima dalla costruzione di una mentalità italiana, fatta di concretezza, di cattiveria agonistica per 95 minuti per 38 partite, di punti, vittorie e Scudetti, magari non uno ogni 30 anni, forse si porrebbero le basi solide per una grande squadra, che un domnai potrebbe ambire a risultati importanti anche in Europa.

Come si fa? Semplice, lapalissiano, con la cura maniacale del particolare, come il sentore che a Bologna per mille e un motivo, sabato sera, nella palude del Dall’Ara, nonostante i due rigori concessi da Rocchi in venti minuti, non si sarebbe vinto; come quel particolare, quel gol subito a pochi minuti dal termine, che da seconda o prima potenziale, ti getta al quarto posto.

“Il particolare, quel centimetro che fa la differenza tra la vittoria e la sconfitta” Al Pacino docet. Forza Roma…

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