Champions Capitale

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IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) – Qualcosa è cambiato, forse. E queste feste sono migliori dello scorso anno, perché questo 2018 finisce con la speranza e non con l’amarezza. Dodici mesi fa era scoppiato il caso Nainggolan e si parlava della cessione di Dzeko, di una Roma in netto calo di risultati e di rendimento. Ora si guarda al futuro con uno sguardo più sereno, con un mercato mirato a rinforzare l’organico, per quanto le cessioni sono e saranno sempre dietro l’angolo. Il quarto posto, vitale per il club e per l’allenatore, non è più così distante. Due punti dalla Lazio, quarta, uno dal Milan, quinta. La Roma è sesta e non è un bell’andare, ma è lì, di questo ne dobbiamo prendere atto. Di Francesco «è ancora là eh già» e se lo merita, perché ha superato la burrasca con il carattere e con la tigna. Ha recuperato giocatori importanti, ha coltivato giovani interessanti e ora comincia a raccoglierne i frutti. «Peccato doversi fermare», ha detto Eusebio dopo la vittoria di Parma. Sì, perché saremmo tutti stati curiosi di vedere subito l’effetto che fa.

MALEDETTA SOSTA – Invece bisogna aspettare il 19 gennaio (a parte quel Roma-Entella di Coppa Italia previsto per il 14) per rivedere la Roma in campo, contro il Torino all’Olimpico. Una vita. Una vita che servirà a Di Francesco per riorganizzare le idee e per recuperare le energie fisiche e mentali per il rush finale decisivo per il quarto posto. La Roma non potrà più sbagliare, specie con le piccole (disastroso lo score con ultime della classe, appena 4 punti presi tra Bologna, Frosinone e Chievo), e se lo farà dovrà limitare i danni, non potrà più permettersi lunghi periodi di buio. Torino, poi Atalanta (a Bergamo) e poi il Milan in casa, e ancora trasferta a Verona, per poi rituffarsi nella Champions League. Il nuovo anno dovrà portare – come dice Di Francesco – i gol degli attaccanti. Perché sono quelli che ti portano dritto verso l’obiettivo: due reti Dzeko, due Schick, tre Under, uno Kluivert sono pochi. Sono pochi anche i tanti, cinque, di El Shaarawy. Lo scorso anno le reti di Dzeko hanno contribuito a portare la Roma in semifinale di Champions League e al comodo terzo posto in campionato, con otto centri nel girone di ritorno e cinque nella seconda parte della Champions, dallo Shakhtar in poi. Eusebio sta ritrovando i giocatori – chi per un motivo chi per un altro – addormentati della prima parte della stagione, da Cristante a Kluivert, fino a Schick e Perotti e Under. Sta ritrovando Pellegrini, che in un quarto d’ora a Parma ha voluto lanciare un messaggio a chi si era dimenticato di lui.

RECUPERI E RINFORZI – La squadra va migliorata soprattutto dietro e a metà campo: Marcano andrà via quasi sicuramente, stessa sorte dovrebbe toccare – e non sarà facile – a Pastore, perso tra i tanti infortuni e i due colpi di tacco consecutivi di inizio stagione. Via Karsdorp, via chi nella Roma non vuole più stare. Ma qualcuno, al loro posto, dovrà pur arrivare. Gente pronta per l’uso, non esperimenti. Perché saranno sei mesi da giocare tutti d’un fiato, perché senza il quarto posto saranno ancor più scontate e dolorose le cessioni. Servirà De Rossi, la sua esperienza e la sua voglia. Daniele non sta benissimo, sta cercando di rimettersi in piedi senza dover ricorrere a un intervento che gli comprometterebbe il finale di carriera. Ha saltato le vacanze per cercare di ristabilirsi per la ripresa del campionato. Ma questo non vuol dire che il 20 si ripresenterà pimpante come un tempo. Là in mezzo c’è bisogno di uno in più e Monchi lo sta cercando. La corsa sta per ricominciare, il mini torneo per il quarto posto è appena cominciato. E la Roma vuole fare in modo che non finisca prima che sia primavera.

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