Ci pensa la difesa. Roma aggrappata al treno Champions

Ci pensa la difesa. Roma aggrappata al treno Champions

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LA REPUBBLICA (F. BOCCA) – Tenere testa al Milan e non lasciarlo andare via. In serie A si lotta affannosamente per il quarto posto, una specie di tombolino o di scudetto degli altri. La Roma ha risposto ai concorrenti come ha potuto, non certo in ma-niera particolarmente esaltante ma facendo comunque due gol al Bologna con due difensori: Kolarov e Fazio. Quando Dzeko si eclissa o Zaniolo smette di fare Totti, bisogna trovare strade alternative.La Roma, con i suoi acciacchi e le sue inquietudini, i suoi veterani a volte strepitosi (Dzeko) e i suoi bimbi strabilianti (Zaniolo), doveva cercare di riempire il suo salvadanaio di punticini raccolti in maniera tutto sommato proficua dai giorni di Natale in poi (17 in 7 partite). Certo sempre con i suoi difetti e le sue amnesie, tipo i tre gol in rimonta presi dall’Atalanta o addirittura il tracollo di Firenze in Coppa Italia, ma insomma con una parvenza addirittura di squadra più consolidata e consapevole degli obbiettivi da inseguire. Segno anche che la coincidenza della Champions e la brillante vittoria col Porto, sia pure con l’ansia della qualificazione in sospeso, sono forzatamente galvanizzanti e rigeneranti, e che il buon Di Francesco ha ritrovato il feeling giusto per tenere insieme l’eterogeneo gruppo, fonte dei suoi passati patemi.Nessuno si aspettava che la Roma sdraiasse al tappeto il Bologna al primo impatto. Anche perché Mihajlovic gli ha dato consistenza, e pur nell’assenza di Palacio e Destro, il nuovo allenatore ha addestrato una squadra in lotta per la salvezza al contropiede e all’essenzialità. E dunque gli allunghi di Edera in solitario nella Roma vuota e sbilanciata in avanti, e i colpi di Soriano sulla traversa e nei dintorni della porta di Olsen hanno inizialmente rubato molto di più l’occhio dello spento Dzeko, irriconoscibile rispetto al match col Porto, di Zaniolo stavolta marcato e contromarcato da Helander e Dijks, o di Kluivert jr perduto nei suoi ghirigori.

Pungolato da Mihajlovic, nervoso e sbuffante davanti alla sua panchina, Di Francesco ha preso in mano la partita esattamente a metà buttando dentro El Shaarawy per Cristante, ridisegnando così una Roma ancor più offensiva. El Shaarawy ha rimediato il rigore, andandosi a infilare a mo’ di sandwich tra Helander e Danilo, offrendo poi il penalty all’implacabile Kolarov. Il quale ha segnato l’ottavo gol, una bella cifra per un terzino, della sua seconda stagione romanista tirando una gran botta rasoterra angolata nella porta proprio sotto la Curva Sud che finora lo aveva contestato e insultato per via di certe sue rudezze nei confronti dei tifosi. E soprattutto per quell’inchino, mai capito se ossequioso o vagamente a presa in giro, fatto ai tifosi a Verona contro il Chievo. Il gol successivo di Fazio poteva mettere in sicurezza il risultato, ma non certo con la Roma che le rimonte (degli altri) ce le ha nel dna. Sansone in slalom ha fatto il gol del 2-1, e il pubblico dell’Olimpico ha cantato fino alla fine per scacciare il brivido.

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