Coppa d’Africa. Salah e l’Egitto a caccia del trono

Coppa d’Africa. Salah e l’Egitto a caccia del trono

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Corriere dello Sport (A.Ancona) – A farsi portatore sano di ambizioni è quel frame di fine 2016, che a Dubai lo incoronava miglior giocatore arabo dell’anno: Momo Salah non si limita a ruggire, vuole riportare l’Egitto in cima al continente nero. E sarebbe come ristabilire antiche gerarchie, in una Coppa d’Africa attraversata in pieno dall’Equatore – vista la location in Gabon, come quella di due anni fa nella confinante Guinea – e che prende il via questo pomeriggio. Il goleador della Roma vuole emulare Gervinho che, nel 2015 (quand’era in giallorosso), seppe dare il miglior senso possibile alla sua assenza dalla Capitale vincendo la Coppa. Stesso ruolo e magari identico peso specifico, ci sono tutte le analogie del caso: l’addobbo di quello che Salah ha definito come il suo miglior momento in carriera, passa anche da queste tre settimane.

BIS ROMANISTA? – Il prossimo gol di Salah con l’Egitto sarà anche il suo trentesimo in nazionale. Chissà se in quel momento la truppa egiziana avrà già ricordato a tutti l’egemonia che regnava un tempo. I sette trionfi in Coppa d’Africa sono storia tutto sommato recente. E visto che siamo sulle cifre tonde, con questa edizione ricorre il sessantennale del primo torneo. Quello che, neanche a dirlo, lo stesso Egitto ha vinto agli albori, nel ’57. Da un romanista all’altro: avevamo lasciato Gervinho a sollevare il trofeo dopo una sequenza chilometrica di rigori (ventidue), due anni fa. Allora era stato l’ivoriano, a finire in copertina nel percorso fatto anche di due suoi gol decisivi, prima della finale. Adesso Salah ha riposto momentaneamente i pensieri tricolori, con la Roma, per dedicarsi a un Egitto vittorioso in tre delle ultime sei edizioni della Coppa d’Africa. Nessuna con Salah, troppo giovane nel quadriennio 2006- 2010, e non ancora incisivo negli anni successivi quando l’Egitto – per tre volte di fila – non si è nemmeno qualificato. Ora la nazionale passata un biennio fa nelle mani di Hector Cuper, non perde una partita ufficiale da oltre due anni. Sarà un’uscita dai blocchi tutt’altro che semplice, perché c’è da superare il girone con Mali, Uganda e Ghana, messe in rigoroso ordine di calendario. Dunque Salah e il suo carico di gol al seguito, non solo una bella intenzione per riempire l’avvicinamento alla Coppa d’Africa: sarebbe anche un modo di far ricredere chi non lo ha voluto sul podio dell’ultimo Pallone d’Oro africano. Dal lotto è uscito vincitore Mahrez del Leicester: esponente di un’Algeria che ha trionfato nel ’90, unica edizione disputata in casa propria. Mentre Gervinho, stavolta, è stato messo fuori causa da problemi al ginocchio: al suo posto, l’atalantino Kessie, molto atteso.

INARRESTABILE – Via alle tre settimane intensive che quindi sottraggono al nostro campionato dodici interpreti. E con un Egitto a fare da outsider rispetto alle candidature più solide di Costa d’Avorio e Gabon, che ospita la Coppa d’Africa per la prima volta nella storia. Passeranno ai quarti di finale le prime due classificate di ogni girone. Cuper ha preso in mano il progetto di credibilità egiziano qualificandosi in un gruppo divenuto insolitamente a tre, perché il Ciad si è ritirato. E, tolta la partita di ritorno contro la Nigeria, l’inarrestabile Momo Salah ha sempre segnato nel cammino verso il Gabon. Bisogna che la memoria corra fino al ’98, per riesumare così tante tracce di Italia in un torneo africano. Depotenziata la serie A alla quale l’attaccante romanista ha finora lasciato in dote otto gol, ci sono anche i cinque di Keita (precettato dal Senegal) con la Lazio. Meno pesanti le rinunce della Juve, che perde Benatia impiegato solo una volta nell’ultimo mese e mezzo, più Lemina in campo proprio oggi col Gabon.

 

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