Così stanno vietando lo stadio ai bambini

Così stanno vietando lo stadio ai bambini

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IL ROMANISTA – D. GALLI – E’ uno dei buchi neri del sistema. Un black-out, un cortocircuito che rende il sistema stesso imperfetto. E quindi sbagliato. Accade che un papà abbonato in Monte Mario decide di portare il figlioletto di 5 anni allo stadio per Roma-Bologna. Forse per il baby è un debutto, la prima volta che s’affaccia su quel mondo straordinario. Il padre va in un Roma Store, prova a comprare il biglietto per il piccolo, ma si sente rispondere che non s’ha da fare, che non è sufficiente presentare l’As Roma Privilege del papà e nemmeno il codice fiscale del bambino. In nome della legge, il biglietto non s’ha da fare. In nome della legge, nella partita che più di tutte con l’inaugurazione di “Cuore Sole Village” avrà un valore particolare per riportare le famiglie allo stadio, una famiglia non andrà allo stadio. Sarebbe stato meglio per la collettività che il Roma Store avesse commesso un sopruso, perché qui il dramma è che il Roma Store ha invece perfettamente ragione. Il decreto ministeriale 6 giugno 2005, che è poi rientrato nelle misure anti-violenza contenute nella legge Pisanu (la 210/95), prevede all’articolo 3: «L’emissione e la distribuzione dei titoli di accesso sono soggette alle seguenti condizioni e modalità: a) i titoli di accesso devono essere numerati e devono recare le generalità dell’utilizzatore (…)». Non si fa cenno alcuno a eventuali deroghe legate alla minore età. Per lo Stato italiano, puoi avere 1 o 100 anni, ma sempre un documento di identità devi possedere se vuoi andare allo stadio. La faccenda è quindi nota, ma balza agli occhi lo sfasamento, l’alienità di una norma che, prima ancora che contro logica e buonsenso, cozza contro un principio cardine del nostro ordinamento penale: chi ha meno di 14 anni non è punibile. Figuratevi uno di 5. La Roma si è adeguata. Se il baby non ha la carta di identità, che peraltro può essere richiesta adesso anche sotto i 14 anni, occorre una foto autenticata. In municipio, le circoscrizioni di una volta, quella per uso sportivo costa 26 centesimi (che poi è il costo della marca da bollo) per gli adulti, ma è gratuita per i minori. Non ha invece prezzo la scocciatura, perché in municipio alias circoscrizione devono presentarsi sia l’adulto, sia il bambino. Una complicazione assolutamente inutile. La Roma alza le mani. Che ci possiamo fare noi se queste sono le regole?, si chiedono a Trigoria. In un mondo ideale, quello sognato da Franco Baldini ma probabilmente anche dal 99% dei romanisti, il documento del baby avrebbe un senso solo laddove questi sia abbastanza cresciuto e il padre, il nonno o lo zio chieda per lui un biglietto ridotto, che la Roma prevede fino a 14 anni. A quel punto, l’unico modo per appurare se il bambino ne ha o meno diritto, è per forza di cose il documento. O la tessera del tifoso, che a sua volta comunque non può essere rilasciata, di nuovo, senza documento. Qualche punto vendita è a volte più conciliante del Roma Store dove si è presentato il papà abbonato in Monte Mario. Qualcuno si accontenta della tessera sanitaria del bambino. Ma per la ricevitoria è un grosso rischio, significa diventare fuorilegge. Il punto. La Roma inaugura domani a mezzogiorno “Cuore Sole”, un fan village pensato apposta per i bambini e apprezzatissimo per questo dal Viminale. Per avvicinarli allo stadio.Per restituire un’aurea di normalità a un calcio che dalla dalla morte a Catania dell’ispettore Raciti, il 2 febbraio 2007, ha risposto alla violenza con la repressione. Che è una forma di violenza, seppur legalizzata. Le curve italiane sono state demonizzate, i tamburi banditi perché incitavano alla rivolta, gli striscioni controllati col metro diverso di ogni Questura, se accendi un fumogeno sei considerato un piromane, le trasferte prima limitate e poi vietate del tutto ai non tesserati. I non tesserati, già. Quella parte del tifo potenzialmente cattiva perché non si fa controllare. L’obbligo del documento rientra proprio in quella logica là. Ma lasciate che i bambini vadano alla Roma, liberamente, senza più bisogno di tessere o documenti. Sono trascorsi cinque anni da quel maledetto 2 febbraio 2007. Ministro Cancellieri, è giunto il momento di voltare pagina.

 

 

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