Da Cagliari al Cagliari, la metamorfosi della Roma nella pellicola di un...

Da Cagliari al Cagliari, la metamorfosi della Roma nella pellicola di un girone

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FOCUS CGR – Astenarsi dalla lettura atavici pessimisti e cosmici disfattisti. Sì, perchè il messaggio originario è forte e chiaro: la Roma non ha vinto nulla, non è la favorita per lo Scudetto (nonostante una media punti di 2.23 a partita) e forse non vincerà il suo quarto titolo Nazionale, ma la crescita complessiva della squadra, il rendimento di tutti i singoli e le continue intuizioni tattiche di Spalletti aprono, di giornata in giornata, spiragli di vittoria sempre più nitidi.

DA CAGLIARI AL CAGLIARI LA METAMORFOSI – Mettetevi comodi e immaginate di vedere su un doppio schermo dinanzi a voi contemporaneamente le due gare giocate in questa stagione contro il Cagliari di Rastelli.

Al Sant’Elia la squadra di Spalletti mostrò il suo volto primordiale e precario, nettamente spaccato tra spiccate qualità offensive, gol, giocate d’altissimo livello e perforabilità difensiva, incertezze, panico generalizzato e rimonte subite. Dal 2-0 al 2-2, dall’ipotetico 4/5 a 0 al pareggio nel finale con Sau (alto poco più di un 1 metro e 65) capace di svettare di testa in mezzo a tre colossi come Vermaelen, Fazio e Manolas. Spalletti disperato a bordo campo che si tuffa in terra dopo l’ultima occasione sprecata nell’extratime dalla sua squadra e le parole al vietrolo del post gara: “Due punti gettati al vento, niente scusanti: siamo incapaci di gestire le partite, il nostro principale problema è psicologico”.

In realtà la Roma poco dopo quella partita ha cambiato pelle, compiendo una vera e propria metamorfosi tecnico-tattica: il passaggio graduale dalla difesa a quattro a quella a tre, con l’intermezzo della “difesa a tre e mezzo” sfoderata mirabilmente nel successo di Napoli, che ha rappresentato la prima pietra miliare del percorso di crescita della Roma.

RISORSE NUOVE, CRESCITA, INVULNERABILITA – L’inserimento di Fazio (che dal 15 Settembre contro il Viktoria Plzen ha giocato 18 partite di campionato consecutive mettendo insieme 1620 minuti) e il ritorno di Ruediger  hanno permesso al tecnico toscano di modellare la Roma su una difesa a tre arcigna, forte fisicamente, capace di resistere ad attacchi di ogni genere, che raramente negli ultimi tre mesi è andata in difficoltà (se non di fronte a giocate da top player come quelle di Higuain). I numeri confermano che dalla Roma scintillante, un po’ sprecona, bella da vedere ma capace di subire rimonte clamorose, si è giunti ad una Roma concreta, dall’impatto fisico devastante (media altezza in campo 1 metro e 87), cinica e capace di gestire i risultati portando a casa tre vittorie consecutive per 1-0, senza soffrire più di tanto. L’attuale 3-4-3 messo in pratica da Spalletti, impreziosito dalla crescita di Strootman, l’esplosione di Emerson Palmieri sulla fascia sinistra, l’imprevedibilità e i gol di Nainggolan sulla trequarti e il rendimento sotto porta di Dzeko, ha permesso al tecnico toscano addirittura di allungare una rosa che fino a qualche mese fa, complice diversi infortuni gravi come quelli occorsi a Florenzi e Mario Rui, sembrava decisamente corta.

OLIMPICO COME LO STADIUM E LA CILIEGINA DEFREL – Con la doppia trasferta vinta a Genova e Udine, la Roma ha messo in regola il suo ruolino in trasferta: 17 punti in 11 gare, meglio dei giallorossi in A solo l’Atalanta con 18 punti (la Juve ne ha giocate nove e deve recuperare la gara di Crotone). In casa invece si è riscritta la storia: 13 successi consecutive a cavallo con lo scorso campionato, 10 su 10 in questa stagione, 30 punti frutto di 28 gol segnati e solo 7 subiti. Ora Spalletti – al netto delle dichiarazioni di prammatica di ieri sera: “Potremmo rimanere così, Salah sta per tornare” – aspetta l’ultimo ritocco: quel Defrel che completerebbe l’attacco e darebbe alla rosa un’opzione in più per le tre competizioni, perchè non si molla nulla.

 

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