CORRIERE DELLO SPORT (A. MAGLIE) – Marcello Lippi si candida. «Mi piacerebbe allenare il Chelsea» , dice parlando ai microfoni di radio Manà Manà. Non proprio un messaggio di professionale e umana solidarietà a Carlo Ancelotti, ormai sempre più lontano da Stamford Bridge. In fondo le panchine i due se le sono sempre scambiate. Prima toccò ad Ancelotti sostituire Lippi, condannato dai risultati e dal contratto firmato con l’Inter; poi toccò a Lippi subentrare ad Ancelotti che all’apparenza era stato confermato alla guida dei bianconeri. Il calcio globale non ammette sentimentalismi. Soprattutto da parte di chi essendosi concesso un anno sabbatico, adesso scalpita per rientrare nei giochi. La Premier, poi, è il campionato più bello, più ricco, più visto nel mondo. L’Inghilterra è sempre stata nel destino di Lippi. Alex Ferguson lo apprezzava e alla fine degli anni Novanta lo avrebbe portato volentieri a Manchester. Sir Alex lo considerava il suo «delfino». Adesso non più, anche perché gli anni son passati per tutti e Ferguson, che è approdato alla veneranda soglia dei settanta, sembra intenzionato a consegnare la sua eredità a Josè Mourinho.
FERMENTO – Il fatto è che quando arrivano i primi caldi primaverili, gli «appetiti » professionali si scatenano. Tutti in bilico e tutti candidati a qualcosa. La Champions ha emesso il primo verdetto: Ancelotti andrà via, la sua storia con il Chelsea è finita. E la fila dietro la portadi Abramovich, datore di lavoro di grande generosità è lunga. Ma è lunga anche la lista di pretendenti alla panchina che il russo sta vagliando. In cima, ovviamente, Guardiola, l’enfant prodige. Il tecnico del Barcellona è inquieto e tentenna. Sa che può monetizzare i suoi successi, nonostante non se la passi malissimo da un punto di vista economico (il suo è l’ingaggio più alto in casa Barca dopo quello di Messi). Poi c’è Mourinho, una passione mai finita. E dopo ancora il Nuovo Mourinho, cioè Villas Boas, ex vice dell’attuale tecnico del Real Madrid e grande rivelazione sulla panchina del Porto. Lippi, insomma, dovrà sconfiggere una concorrenza agguerrita. Ma la Premier non finisce certo con il Chelsea. Altre situazioni sono in movimento e l’ex ct lo sa benissimo.
IN BILICO – Dopo un quindicennio, qualche dubbio circola su Arsene Wenger. La stagione non è stata eccezionale. Ha il merito di aver presentato ai blocchi di partenza della Premier la squadra più giovane ma ancora una volta le delusioni sono state più numerose delle soddisfazioni. Il fatto è che probabilmente l’Arsenal (acquistato di recente dagli americani) segue politiche che forse Lippi non è intenzionato ad abbracciare. Rischiare sui giovani, valorizzare i giovani: su queste strade si è mosso Wenger. Non è detto che la nuova proprietà voglia proseguire con questa politica. Ma non è detto neanche che voglia smentirla. Se alla fine prevarrà l’idea della continuità, nell’elenco dei papabili potrebbe entrare a pieno titolo Jurgen Norbert Klopp, giovane allenatoredel Borussia Dortmund, capolista, quasi dominatore della Bundesliga. Lui, in Germania, sui giovani ha lavoratomolto bene.
INCERTEZZE – Poi c’è sempre il Manchester City. Si sa che il destino di Roberto Mancini è appeso alla Champions: se porta la squadra fra le prime quattro, resta, altrimenti parte. Quindi il Tottenham che potrebbe perdere Harry Redknapp destinato a sostituire Capello sulla panchina dell’Inghilterra (ma è una situazione che si concretizzerà solo il prossimo anno). Infine il Liverpool ma Kenny Dalglish sta facendo bene e potrebbe essere confermato. Ecco perché Marcello Lippi si lascia aperta un’altra porta: una Nazionale.