Effetto Falcao: Porto Alegre pazza per il ritorno del suo mito

Effetto Falcao: Porto Alegre pazza per il ritorno del suo mito

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ANSA (A. CASTELLANI) – «Re di Roma. E del Beira-Rio». Se nell’articolo di ‘O Globo’ al posto del nome dell’impianto dell’Internacional di Porto Alegre ci fosse scritto il nome dello stadio della capitale d’Italia sarebbe lo stesso, una storia d’amore comunque infinita. Come la passione dei tifosi ‘colorados’, in processione verso il loro impianto già sette ore prima dell’evento per il quale vivono un’attesa spasmodica: la presentazione di Paulo Roberto Falcao, il migliore giocatore della storia del club che torna da allenatore nel suo santuario. Sono passati più di 30 anni da quando Dino Viola lo preferì a Zico e decise di portarlo in Italia, ma la Porto Alegre in maglia rossa, colore scelto in omaggio a Giuseppe Garibaldi, non ha mai dimenticato chi la portò ai massimi livelli rendendo vincente quella squadra fino ad allora eterna piazzata del calcio brasiliano. Falcao è tornato, invocato ad ogni partita dai tifosi fin dal giorno della vergogna, ovvero la sconfitta contro i congolesi del Mazembe nel Mondiale per club poi vinto dall’altra Inter, quella italiana. Da quel giorno, e tenendo conto che il ‘Divinò già da qualche mese aveva fatto sapere di voler tornare in panchina 17 anni dopo l’ultima esperienza (da ct del Giappone) per i tifosi dell’Inter brasiliana è stato un crescendo, di grida, passione e sogni, da ieri realizzati. Falcao torna a casa, «il mito incontra di nuovo i suoi ammiratori», in quello stadio che in ogni suo angolo racconta di quel numero 5 così amato, prima in patria e poi a Roma. Anche ieri, sugli spalti del Beira-Rio prima e durante Inter-Canoas 6-2, è comparso lo striscione con la scritta «La squadra che non ha mai perso» e vicino il volto di Falcao, per ricordare che nel 1979 l’Internacional fu l’unico team a diventare campione del Brasile senza conoscere sconfitta. Di scudetti con i rossi Falcao ne aveva già vinti due, nel 1975 e 1976, ma quello fu storico, così come rimane indimenticabile la rete segnata nel 1976 all’Atletico Mineiro, un destro dopo una serie di assist a base di colpi di testa con il compagno Escurinho. Il tutto è documentato da un pannello affisso nel corridoio degli spogliatoi a ricordare quella prodezza, un pò come quando, con la Roma, fece segnare Pruzzo di testa con un assist al volo di tacco. Falcao al Beira-Rio è ovunque, è l’uomo definito «capolavoro» nel museo del club, perchè è per l’Internacional, come scrive ‘O Globo’, ciò che sono stati Pelè per il Santos e Zico per il Flamengo. Il giornale carioca fa anche un altro nome e qui viene il bello. Infatti da oggi il derby di Porto Alegre e delle sue icone calcistiche sarà in chiave giallorossa: il Falcao dei ‘cuginì del Gremio è e sarà sempre Renato Portaluppi, prima giocatore ed ora tecnico della squadra che gioca in uno stadio Olimpico ma non è a Roma. Ora, da ex romanisti, Falcao e Renato si sfideranno nella stracittadina di Porto Alegre, fatta di passioni e rivalità infinite proprio come quella della Città Eterna. Renato ha già acceso la miccia: «Falcao? – ha dichiarato ieri – con tutto il rispetto, gli ricordo che campione del mondo sono diventato io». Il Gaucho n.7, al culmine di una prestazione strepitosa, segnò due reti nel 1983 contro l’Amburgo regalando al Gremio l’Intercontinentale che Falcao non ha mai neanche sfiorato e che ora l’Internacional gli chiede di vincere da tecnico. Porto Alegre già sogna, e il club calcola che, grazie all’effetto Falcao, i suoi soci nel giro di un anno raddoppieranno diventando duecentomila.

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