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ESCLUSIVA CGR, Alessandro Martolini: “Un onore il trofeo in memoria di mio padre. Rapporto con i giocatori da migliorare”

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Maurizio_MartoliniAlessandro Martolini, arbitro della Serie A di basket e di competizioni internazionali, è intervenuto in esclusiva ai microfoni della trasmissione “TimeOut” sulle frequenze di TimeOut Channel. Ha parlato del Trofeo Memorial “Maurizio Martolini”, manifestazione dedicata alla memoria del padre, scomparso nel 2007, grande arbitro e dirigente di pallacanestro a livello italiano ed europeo. Il torneo è iniziato questo week end e si concluderà a metà giugno, con le finali che saranno arbitrate da direttori di gara della massima serie. Queste le sue parole:

Ci parli del “Memorial Maurizio Martolini” dedicato a suo padre

Parlare di Maurizio, di mio padre, non è facile. Sicuramente è una figura che ha lasciato il segno nel mondo della pallacanestro. Quando vado sui campi, italiani ed europei, tutti mi parlano dell’uomo e dell’arbitro che era. E’ stato un punto di riferimento della pallacanestro italiana. Da dirigente anche ha fatto tanto, cercando di promuovere il ruolo dell’arbitro in tutti i suoi aspetti, sia dal punto di vista tecnico sia sotto l’aspetto della dignità del ruolo del direttore di gara. Anche i giovani che non lo hanno conosciuto personalmente ne hanno sentito parlare. Mio padre mi ha aiutato molto, con dei consigli che una persona del suo calibro può darti, così come hanno fatto tanti arbitri romani. Il torneo si inserisce all’interno di un contesto di collaborazione che abbiamo avviato con l’Università di Tor Vergata, alla quale va tutto il mio ringraziamento. Importanti sono stati il Magnifico Rettore, la professoressa Neroni e Giuseppina Ciociola che è la coordinatrice del Torneo. Parallelamente a questa manifestazione, con l’Università abbiamo instaurato una sinergia che è volta a creare un corso arbitri per giovani universitari, per far prevalere assieme all’aspetto sportivo quello didattico-scientifico. Infatti, i ragazzi che parteciperanno al corso riceveranno, in collaborazione con l’associazione “Amici di Maurizio Martolini”, il Comitato Regionale F.I.P. Lazio e all’ASD CR Sportlab, dei crediti universitari e potranno iniziare una carriera che li potrà portare sui migliori campi di basket“.

“Caso Ebi”, qual’è la regola precisa che si applica per l’interferenza a canestro?

“Non ho avuto modo di vedere la partita della Virtus Roma, essendo impegnato in Venezia-Pesaro e avendo poi visto la partita di cartello che era Milano-Sassari. Appena la vedrò sarò più preciso, intanto posso ricordare che la regola sull’interferenza a canestro dice che quando la palla si trova nella sua parabola ascendente può esser toccata da qualsiasi giocatore e l’intervento è considerato legale. Quando raggiunge lo zenit, cioè l’apice della parabola ed inizia la fase discendente, non può esser toccata da nessuno. Questa è la regola generale, poi purtroppo ci sono molte interpretazioni che lasciano lo spettatore col dubbio. Ricordo che ci sono quaranta pagine di interpretazioni, il cosiddetto case book, che alimentano tutta una serie di problematiche che ai più non sono così chiare”.

Il campionato perde di qualità ma cresce dal punto di vista dell’atletismo dei giocatori. Si potrebbe pensare di allargare il campo? 

“Credo che aumentare le dimensioni del campo, sul modello americano, potrebbe essere un’ottima idea. Il problema credo sia di natura impiantistica, con dei campi che non consentirebbero un così facile ampliamento dei parquet, difficoltà non facilmente risolvibili in strutture vecchie. Il tiro da tre ha cambiato il gioco, con un uso frequente di questa soluzione. A noi arbitri facilita la vita, credo che in una decina di anni si potrebbe pensare di cambiare qualcosa per aumentare lo spettacolo”.

Rapporto arbitri-giocatori. Può esser migliorato da parte di tutte e due le componenti?

“Si, sicuramente si può fare meglio. In questo gli allenatori possono darci un grande aiuto. Noi arbitri non siamo più così bravi a sdrammatizzare come lo eravamo in passato e come facevano i nostri predecessori. C’erano più battute, ora siamo più seriosi, io in primis. Non dico ci fosse un rapporto di complicità tra giocatori ed arbitri, ma nel corso del tempo si sono freddate le relazioni. Mio padre, ad esempio, scambiava anche battute con i vari D’Antoni e Meneghin, ora non è più possibile anche per i numerosi stranieri che non facilitano la comunicazione. Dobbiamo però fare tutti un passo avanti e venirci incontro, per sdrammatizzare e non alimentare troppe polemiche”. 

 

Fonte foto copertina: Federico Rossini

 

 

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