Ferrero, il nuovo patron della Samp tifosissimo della “Magica”

Ferrero, il nuovo patron della Samp tifosissimo della “Magica”

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Ferrero 1IL SECOLO XIX – Caciottaro e amico personale di Sylvester Stallone. Cinematografaro e produttore di un centinaio di film che nessuno ha visto. Ex attore e nipote di una delle prime soubrette italiane. Istrionico e tagliente. Imprevedibile e giallorosso. «La prima cosa che faccio alla Samp è cambiare l’inno che fa schifo – irrompe – non come quello della Magica che è una delle cose più belle di Roma». Lo canta Venditti, un amico suo. Quasi tutti i romani dello spettacolo lo sono. Eccolo Massimo Ferrero, neo patron della Samp. Raccontarne solo uno è impossibile.

Per capirla la “Ferrereide” la devi rivivere passo passo e cercare di non farti fregare dalla sua oratoria che trasforma tutto in leggenda. I punti fermi sono che la moglie Laura Sini è ricca, erede di un impero di caseifici nel Lazio, e lui è furbo. Bassino ma furbo. Moglie e marito hanno cinque figli e sono soci nelle attività di famiglia: una sessantina di sale cinematografiche più altre società collegate.

È grazie ai quattrini di lei, accumulati con caciotte e pecorini esportati dal suocero negli Usa, se Ferrero ha potuto coronare il sogno del salto: da factotum diCinecittà («sono nato in un teatro») a produttore di pellicole in proprio. Lo spartiacque è il 1998 quando lancia il primo film da indipendente. Non è memorabile, “Testimoni d’amore” non ripaga l’investimento. Ne seguono altre ugualmente trascurabili. Il successo vero arriva collaborando a film di miti come Tinto BrassBigas LunaMario Monicelli e Marco Risi, tutti «maestri e amici». Successo al botteghino ma anche contatti, malizia, arte che entra. Tutta roba che assorbe.

Romano di Testaccio, 62 anni, per tutti è “viperetta” perché all’altezza mini corrisponde maxi veleno quando serve. Il nomignolo non gli piace ma l’ha confermato mesi fa aggredendo in tribunale l’ex impero di un altro imprenditore vulcanico finito male, Vittorio Cecchi Gori. L’acquisto delle 11 sale dell’ex patron Viola, tra cui il gioiello romano Adriano, gli è costato la bellezza di 64 milioni e per ora ha disatteso l’impegno.

«Per ciascuna delle sale ci sarà un restyling, le faremo ancora più belle» aveva detto. Promessa non mantenuta. Non è la prima. Qualche decina di dipendenti dell’ex compagnia aerea Livingston lo insegue da tempo dopo il tonfo della sua gestione (proprio ieri ha patteggiato per il fallimento). Quando nel 2009 rilevò le quote fece un’intervista che rivederla oggi dice molto: c’è Ferrero che risponde svogliato quando l’intervistatrice gli chiede di rotte e rilancio dell’azienda e poi s’incendia felice quando mostra le nuove divise delle tre giovani hostess. «Vedete, abbiamo cambiato i colori…».

Istrionico. A tratti incontenibile. Come ieri quando a domanda sulle cifre per comprare la Samp è saltato in piedi tirando fuori le tasche vuote: «Questo è costata! – ha urlato – non ho più un euroooo!». Un attore, un guascone. Spiega che chi è partito da zero come lui «ha una marcia in più». Insiste che l’Italia deve tornare a sognare, che lui vede «opportunità dove gli altri rischi». Un po’ sognatore, un po’ spericolato…

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