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Fienga: “Se entro due settimane non sarà revocato l’interesse pubblico, non faremo un nuovo stadio”

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Il CEO della Roma, Guido Fienga, è sceso in campo per forzare la mano sui tempi della revoca dell’interesse pubblico sul vecchio progetto a Tor di Valle. Le dichiarazioni del dirigente giallorosso rilasciate al Corriere dello Sport, dettano una tempistica chiara: “Se la revoca non arriverà entro sue settimane, non faremo lo stadio”.

Dottor Fienga, cosa succede in Campidoglio il giorno dopo la presentazione di Mourinho?

Siamo in attesa della revoca. Non è tanto l’ultimo passaggio del vecchio iter, ma il primo del nuovo. Non abbiamo affatto abbandonato l’idea di costruire uno stadio, ma il timing a questo punto è dirimente. Senza questa condizione, dovremmo cambiare strada. Non c’è un minuto da perdere.

Di che orizzonte parliamo?

Per come si sta sviluppando il percorso politico-amministrativo, restano due settimane. Poi si entrerà nel semestre bianco per le elezioni e dopo verrà formata una nuova giunta. Si perderebbero almeno dodici mesi, altri dodici. Per la Roma non è possibile aspettare tanto, dopo otto anni in cui abbiamo inseguito invano un altro progetto.

Perché avete difeso così a lungo un complesso industriale che per vari motivi sembrava irrealizzabile?

Ogni progetto è figlio del proprio tempo. Quando siamo andati a Tor di Valle esisteva un mondo che il Covid ha spazzato via, oggi quel progetto non sarebbe più conveniente. I Friedkin l’hanno recepito e sono andati altrove, tanto è vero che noi abbiamo ritirato la nostra disponibilità anche se non eravamo i proponenti, saremmo diventati i fruitori dello stadio. Adesso quel presupposto non esiste più, non ha alcun senso. E siccome la legge sugli stadi parla chiaro, noi siamo bloccati finché non viene rimosso il pubblico interesse.

Sta dicendo che tra un anno la Roma non costruirebbe più uno stadio?

Sì. Adesso con la ripresa economica esistono condizioni favorevoli che sfrutteranno il recovery plan per effettuare un grande investimento. L’anno prossimo magari non sarà così. E’ fondamentale partire subito, altrimenti i tifosi dovranno rinunciare ad avere il loro nuovo stadio. Non possiamo infilarci in un altro processo che richieda dispendio di soldi, impegno e tempo.

Dove costruireste allora lo stadio?

Vorremmo costruirlo nel posto più gradito ai nostri tifosi. E’ partita l’analisi per individuare l’area più idonea, ma non è ancora stato possibile fare una scelta. Alcuni dei siti possibili sono quelli che già conoscete.

Pietralata, Ostiense, Tor Vergata, ex Velodromo. C’è anche il Flaminio in ballo?

Sarebbe suggestivo e fortemente simbolico, ma lì i vincoli sono tanti. Come ripeto, ora pensiamo alla revoca del pubblico interesse, è prioritaria per tutto il resto.

Che stadio pensate di fare?

Ribadisco che la Roma intende avere un suo stadio, non un quartiere nel quale inserire l’impianto. Il progetto sarebbe direttamente proposto dalla Roma a differenza del precedente. Sarebbe la casa dei tifosi e sorgerebbe in un luogo comodo, ben servito da infrastrutture già esistenti.

I Friedkin lo giudicano conveniente anche senza i ricavi garantiti dal polo commerciale ideato da Pallotta?

Certamente. Basti pensare che oggi la Roma non è proprietaria dell’Olimpico e non ne ha neppure la piena disponibilità come concessionaria. Non possiamo sfruttare lo stadio nemmeno per gli incassi del food and beverage. Avere una struttura nostra da utilizzare tutta la settimana, non solo in occasione delle partite, è un elemento più che sufficiente a ripagare l’investimento. Ci sarebbero tanti eventi che richiamerebbero i tifosi, come accade negli stadi inglesi.

Giovedì i Friedkin hanno incontrato la sindaca a margine del Mourinho day. Cosa si sono detti?

Ringrazio Virginia Raggi per averci accolto nel giorno di Mourinho. Anche la proprietà ha apprezzato, ma non è stata quella la sede per affrontare nel dettaglio il tema stadio. Posso assicurare che ne avevano parlato in modo approfondito in altri momenti.


LA REPUBBLICA – Dichiarazioni rilasciate anche al quotidiano nazionale per Guido Fienga, che è tornato sulla questione stadio e Tor di Valle:

“Se il Campidoglio non arriverà alla revoca dell’interesse pubblico sul vecchio progetto, sarà impossibile parlare del nuovo. O il voto in aula sulla delibera già approvata in giunta arriverà nelle prossime due settimane oppure ci vorranno almeno altri 12 mesi prima di discuterla. Se passerà ancora un anno, perderemo sia l’interesse degli investitori sul progetto che l’onda del Recovery Plan e della ripartenza post-Covid. Se così sarà, piuttosto che ricascare in un procedimento lunghissimo, i tifosi dovranno rinunciare all’idea di avere anche il nuovo stadio. La nuova proprietà della Roma, dopo una scrupolosa analisi, ha ritenuto quella strada non più sostenibile. Eurnova minaccia causa? Siamo tranquilli. Sono passati 8 anni. Il progetto era stato sostenuto dalla società con la genuina intenzione di far crescere la società. Purtroppo il mondo nel frattempo è cambiato e quell’operazione non porta più nessun vantaggio al club. A Tor di Valle non andremo mai. Vogliamo diventare promotori di un impianto sostenibile, che venga incontro alle esigenze dei tifosi. Le ipotesi in campo? Sono state proposte altre aree (in pole ci sono l’ex Sdo di Pietralata e il terreno Eni all’ombra del Gazometro all’Ostiense, ndr) di fascino. Ma siamo bloccati.”.

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