Anche gli arbitri di calcio, costretti a rimanere a casa in quarantena, si allenano tra le mura domestiche e lavorano davanti ai monitor, come se fossero a bordo campo. I fischietti di A e B revisionano video di episodi che ognuno valuta in attesa del verdetto in teleconferenza con i vertici arbitrali una volta alla settimana. Se non ci sarà unanimità di valutazione via ai supplementari con spiegazione e ripasso. Insomma gli arbitri, nel caso dovesse riprendere il campionato, sono pronti, sebbene il presidente Nicchi sia stato chiaro: «Non manderò i miei ragazzi allo sbaraglio…». Anche perché la categoria degli arbitri è quella più esposta a contagi: a rischio negli spostamenti, a rischio nei soggiorni e, per certi versi, dentro lo stadio.
È anche per questa ragione che sarà necessario ridurre al minimo la squadra dei direttori di gara. È quindi c’è la possibilità di disputare le partite senza Var, che significherebbe evitare l’impiego di altri due arbitri più i due tecnici in stadi dove gli addetti alla moviola in campo vengono chiusi in spazi fin troppo stretti.
Fonte: La Stampa