Frank Arnesen, 45 anni da ‘girovago del calcio’: Ronaldo il simbolo del...

Frank Arnesen, 45 anni da ‘girovago del calcio’: Ronaldo il simbolo del successo, le difficoltà dell’ultimo decennio dopo la palma di miglior Ds del mondo

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Tra i candidati alla direzione sportiva della Roma, nelle more di una profonda ricerca in giro per l’Europa, è spuntato anche il nome di Frank Arnesen: un candidato decisamente più altisonante rispetto ad altri profili, altrettanto bravi, ma chiaramente più giovani e quindi meno esperti rispetto al danese.

CALCIO e ROCK & ROLL – 65 anni, nato ad Amager, in Danimarca. Una vita vissuta intorno al pallone, sin da quando era bambino e giocava tra le rovine di una vecchia fabbrica, sognando di diventare un grande campione. Si può certamente affermare che la storia calcistica di Arnesen, da giocatore prima, da dirigente poi, si possa riassumere in una perifrasi: girovago di mezza Europa. Personaggio particolare, figlio degli anni 60, tanto da lasciare il calcio in età adolescenziale per circa un anno, al fine di dedicarsi alla musica: aveva i capelli lunghi come Mick Jagger ed è stato soprannominato Gasoline, per una vita decisamente poco professionale. Poi l’incontro con la moglie Kate, che lo riporta sui binari giusti e la chiamata dell’Ajax: 6 stagioni con la maglia dei lancieri, 75 reti in 209 presenze, poi il trasferimento al Valencia dal 1981 al 1983 (13 gol in 32 presenze). Infine, gli ultimi anni della sua carriera da calciatore vengono scanditi da gol e prodezze con le maglia dell’Anderlecht e del PSV Eindhoven. Arnesen è un vincente: conquista complessivamente 10 titoli, tra cui la mitica Coppa dei Campioni del 1987-88 con la maglia del PSV. E’ considerato tutt’oggi uno dei giocatori più forti della storia del calcio danese: 52 presenze e 14 reti.

“La gioia e l’irrequietezza quando si va a vedere una partita di calcio sono uniche, indipendentemente dal fatto che si tratti della finale di Champions League o di una partita tra prodigi di 10 anni“, ha spiegato una volta Arnesen in un’intervista: “Cerco di trasmetterei ai miei scout questo stato d’animo: quando si guarda una partita, si deve sentire l’intensità scorrere attraverso il proprio corpo. Quasi come andare ad un appuntamento”. Un pensiero calcistico riassunto e tramutato in realtà anche da dirigente. Esistono due biografie di Arnesen, segno evidente che si tratti di un personaggio poliedrico e decisamente particolare.

L’ASCESA DA EINDHOVEN A LONDRA – Ritiratosi dal calcio agonistico, Frank Arnesen inizia come giovane assistente allenatore al PSV,  poi come vice di Bobby Robson al PSV. Nel 1994 arriva però la chiamata che darà la svolta alla sua carriera: viene infatti promosso direttore tecnico, ruolo in cui sfodera la sua straordinaria qualità nel scovare giovani astri nascenti. Bastano tre-quattro nomi per comprendere la qualità del suo lavoro: Jaap Stam, Luis Nazario da Lima Ronaldo, Jaap Stam, Ruud van Nistelrooy e Arjen Robben.

“La mia filosofia di vita è questa: all’improvviso vedi un treno che ti viene incontro e devi decidere se saltare o lasciarti travolgere. Non sai mai quando apparirà quel treno”. La voglia di cambiamento, continuo, incide sulla carriera da dirigente di Arnesen, che come quando era giocatore, non riesce a legarsi per troppo tempo ad una società, se percepisce che il suo lavoro possa esser valorizzato altrove. E così fu. Dopo un decennio ad Eindhoven, nel 2004 si trasferisce al Tottenham Hotspur dove sostituisce David Pleat nel ruolo di direttore sportivo. Qui impose l’arrivo del tecnico Martin Jol (a cui però venne affidato inizialmente il ruolo di vice-allenatore), e dopo alcune controversie con Santini, riuscì a trascinare con le sue scelte il Tottenham al nono posto in classifica. Nel 2005 – insignito della palma di miglior ds del mondo – venne poi sospeso dagli Spurs perché aveva pubblicamente espresso il desiderio di andare a lavorare nel Chelsea. Il 24 giugno di quello stesso anno il Chelsea sborsò una cifra tra i 5 e gli 8 milioni di euro. Quando si muove Abramovich, d’altronde, è impossibile dire di no: sono i primi anni del grande Chelsea del patron russo, sulla panchina dei Blues c’è Josè Mourinho, un manager che ama muoversi in autonomia e detesta le interferenze. Questo trasferimento attira notevoli critiche su Arnesen veicolate dai tabloid locali: lo definisco un personaggio ‘spietato e avido’, ma il danese non si scompone. I rapporti con Mou sono esplosivi sin dai primi giorni, ma Arnesen è considerato elemento fondamentale da Abramovich per lo sviluppo del club. A Stamford Bridge si è occupato dell’Academy Talent da cui ha fatto emergere Salomon Kalou e John Obi Mikel, ma anche Daniel Sturridge e Fabio Borini e Nemanja Matic acquistato per 1,7 milioni ma poi rivenduto per 5 al Benfica. In Inghilterra infuria la critica nei suoi confronti, reo di non aver generato grandiosi talenti. Dopo due anni di accuse, Arnesen si difesa portando dinanzi ai taccuini dei media il rendiconto di quanto speso (62 milioni di sterline totali) e di quanto incassato (oltre 100 milioni). “Al Chelsea non hanno pazienza: i giovani calciatori sono costretti a vincere tutte le partite per giocare in prima squadra, non c’è la giusta pazienza”. Sotto la sua gestione il Chelsea vince due Premier, tre FA Cup e una Supercoppa inglese, oltre ad aver raggiunto una finale e due semifinali di Champions League.

UN DECENNIO TRAVAGLIATO – Nel 2011 si trasferisce in Germania all’Amburgo, ma dopo due stagioni le strade si divisero perchè non poteva operare in totale autonomia. Tenta l’esperienza ‘esotica’ nel calcio ucraino, al Metalist Kharkiv ma a causa delle gravi crisi politiche tra Russia e Ucraine, che coinvolsero direttamente il club, fu costretto a rinunciare al proprio incarico. Poi vola in Grecia, al PAOK Salonicco, dove assunse Igor Tudor come allenatore e ingaggiò Dimitar Berbatov e Garry Rodrigues. Tra gli acquisti ci fu anche il portiere svedese Robin Olsen, che però si rivelò una scelta disastrosa. I risultati furono molto al di sotto delle aspettative e Arnesen fu addirittura licenziato. Pensò di fermarsi con il calcio, si prese un anno di pausa ma si rese conto che il calcio era ed è tutta la sua vita a tal punto che decide di tornare al punto di partenza, come una pedina di un’enorme gioco dell’oca. Nell’aprile del 2017, il PSV Eindhoven annunciò di aver raggiunto un accordo con Arnesen per inserirlo nei propri quadri dirigenziali come membro del comitato direttivo a partire dal 1º giugno successivo. Rimase con il PSV fino al dicembre 2018. Poi un nuovo trasferimento, in Belgio, all’Anderlecht, dove ricopre il ruolo di direttore tecnico e scommette su Vincent Kompany – come giocatore-allenatore – il quale però impose i propri programmi. Poco dopo Arnesen fu accantonato e il 3 ottobre 2019 fu licenziato. Dal 20 novembre 2019 viene poi assunto da direttore tecnico del Feyenoord in sostituzione di Sjaak Troost, ruolo che ancora oggi ricopre.

 

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