Fraseggio stretto e transizioni veloci: manuale d’uso del gioco della Roma 2.0

Fraseggio stretto e transizioni veloci: manuale d’uso del gioco della Roma 2.0

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EDITORIALE CGRManuale d’uso del gioco della Roma: “Fraseggio stretto e transizioni veloci”. Avvertenze: nessuna beatificazione, perchè non si è vinto niente e perchè la Roma non è in testa alla classifica, solo la necessità di provare a spiegare ciò che oggettivamente si vede in campo dall’inizio di questa stagione e che a molti, forse finora, è colpevolmente sfuggito. La formula tattica della Roma 2.0 di Fonseca, distante anni luce dalla ricerca pensata e più volte tentata dal lusitano nella scorsa stagione, viaggia su direttrici geometriche nuove e altrettanto evidenti.

Definizione: il dizionario del calcio non ammette repliche: verticalizzazione del gioco“, conferimento di velocità e incisività alle azioni di attacco, mediante spostamenti e lanci lungo l’asse verticale del campo. Applicate questo concetto alla modalità di costruzione della fase offensiva della Roma e ripensate a quante volte in questa stagione, in una miriade di occasioni da gol, realizzate o vanificate sotto rete, l’undici romanista ha materializzato sul campo il suddetto concetto, anche con le seconde linee. Abbandonato il possesso palla lento e prevedibile, la Roma quest’anno interpreta un calcio più efficace e verticale, sinonimo di spettacolo per larghi tratti, se la qualità della rifinitura si alza a livelli massimi, come a Bologna. 

Statistiche e Tesi: i numeri confermano la bontà del lavoro impostato da Fonseca. La Roma è nona in Serie A per possesso di palla medio (26’44”) di cui appena 12 minuti nella metà campo avversaria. Non c’è aggiramento dell’area, non c’è palla avanti, palla dietro, palla ancora indietro e ripartiamo con lentezza, magari dal portiere. Ma palla avanti, palla dietro, palla imbucata. Semplice, diretto, senza fronzoli. Due tocchi massimo tre, poi via verso le principali fonti di gioco. I tre centrali quando scambiano il pallone in avvio d’azione, non si soffermano più di tanto nella propria trequarti, cercano sfogo sull’esterno o addirittura sui trequartisti, aggirando il pressing avversario con l’ausilio di uno dei due mediani che trova spazio svariando su più aree di campo. Spinazzola a sinistra è un’ala aggiunta, con il precipuo compito di attaccare la profondità senza soluzione di continuità e la possibilità di puntare l’uomo, saltarlo e servire in mezzo assist vincenti; Mkhitaryan-Pedro (e Pellegrini al Dall’Ara) in zona centrale, stretti sulla trequarti con libertà di svariare, inventare, rifinire e giocare di sponda. Straordinaria in questo senso la prima mezz’ora del numero 7 giallorosso, che al di là del gol realizzato (frutto di un movimento anche qui codificato), è tornato ad indossare i panni dell’ispiratore di gioco, offrendo 4-5 palloni in profondità per Dzeko e compagni. Meraviglioso lo stato di forma di Mkhitaryan, che in campo è uno e trino: segna, fa segnare, rincorre per recuperare, da mezzala a tutto campo. Terza ipotesi: fraseggio corto nella metà campo giallorossa, 4-5 tocchi impreziositi dalla qualità di Villar, che sembra quasi danzare col pallone mentre detta i ritmi, poi subito verticale su Dzeko che da regista offensivo a 40-50 metri dalla porta apre spazi e affonda il pallone nello spazio, dove Veretout, Karsdorp o Spinazzola si fiondano alla velocità della luce. Il quinto gol di ieri realizzato da Mkhitaryan, nasce nel cuore del gioco giallorosso: 5 passaggi di prima, che irretiscono l’avversario inerme, nonostante la gabbia in pressione, verticale su Dzeko che anticipa Danilo e spedisce nello spazio aggredito da Karsdorp, il resto è un gioco da ragazzi. Un altro dato soccorre la nostra analisi: la Roma è addirittura 17° in A per cross. Altro segnale del fatto che non si cerchi mai o quasi di alzare il pallone, ma che la maggior parte delle assistenze vengono costruite all’interno dell’area di rigore sotto forma di passaggi rapidi e diretti.

Conclusione: la Roma ha identità e gioco, chi lo nega è cieco o nutre pregiudizi negativi nei confronti di Fonseca. Un ‘modus operandi’ reso ancor più efficace quando la linea difensiva a tre è fisicamente in condizione di accorciare il campo mantenendo le giuste distanze con gli altri reparti. Il salto di qualità definitivo arriverà quando riuscirà a raggiungere uno standard definito di intensità nei 90 minuti e una continuità in termini di rifinitura e realizzazione anche nei match di altissimo livello. C’è da lavorare e da non sbagliare più partite come a Napoli, ma le prospettive sono importanti.

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