Game of Thrones

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Totti, Spalletti, Pallotta. Tre pretendenti, tre figure diverse tra di loro, tre personaggi che ambiscono allo stesso trono. Ma non era la Roma il bene supremo? Non era la Roma il nostro unico amore, l’unica fede, il nome da difendere nel mondo? E allora perché fare questa guerra civile? Perché creare questi partiti, pronti a sputare veleno uno contro l’altro? Riprendiamoci quello che è nostro, cioè l’As Roma, unica ragione di vita che ci scalda il cuore. “I giocatori passano, la maglia è quella che resta..” Diamo credito a questa affermazione. Francesco rappresenta sicuramente almeno il 99% della storia giallorossa, questo nessuno lo mette in dubbio. Ciò però non vuol dire giustificarlo su ogni questione, dargli ragione perché si chiama Totti e ha vissuto oltre 20 anni con la stessa maglia. In quelle dichiarazioni c’era una chiara richiesta di giocare di più, ma a 40 anni non si può avere una tale pretesa; il calcio è cambiato, tutti vanno a 200 all’ora e il piede buono (per usare un eufemismo) da solo non può bastare. Se ci sono 15-16 giocatori che garantiscono un rendimento più efficace del suo, pazienza capitano, ti toccherà stare in panchina. Questo non vuol dire relegarti in un piccolo spazio, ma essere capitano dalla panchina, diventare l’uomo in più che gli avversari non hanno, il leader che meglio di chiunque altro conosce questa piazza e sa come gestirla. Qualcuno ha anche detto che probabilmente il Totti di adesso non può essere peggiore del Dzeko visto quest’anno; c’è però un dettaglio non di poco conto. Nei prossimi due-tre-quattro anni i giallorossi dovranno fare affidamento sul bosniaco, quindi se c’è da far risollevare qualcuno, la scelta non può che ricadere sull’ex centravanti del City.

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L’altro pretendente al trono è il presidente Pallotta, che re, almeno dal punto di vista dirigenziale ed economico lo è già diventato, ma mira a conquistare l’amore dei tifosi, quella passione che non è mai scoppiata, e anzi spesso ha mostrato segnali di crisi. La sua lontananza è stata sempre un capo d’imputazione, ma affibbiargli colpe per ogni minima questione che scoppia nella capitale è parlare in malafede. La gestione americana ha fatto i suoi errori, ma basta tirarli in mezzo in ogni occasione utile. La società è sempre stata rispettosa verso Totti, forse ha rimandato troppo la questione rinnovo, ma pretendere che debbano, a occhi chiusi, proporgli ogni anno un nuovo contratto a cifre importanti, vorrebbe dire seguire una linea illogica. Il viale del tramonto passa per tutti e la figura del capitano può rappresentare solo un “extra” nella rosa della Roma, non certo uno su cui porre le basi.

Spalletti Pallotta

Infine c’è il terzo pretendente, l’ultimo arrivato, ma quello più intenzionato a conquistare lo scettro: Luciano Spalletti. Tornato dalla fredda Russia, ha sorpreso tutti ieri con l’esclusione del numero 10. Un gesto duro, di grande impatto, che in pochi s’aspettavano, ma che fa capire ancora di più il suo obiettivo: far vincere la Roma, senza guardare in faccia nessuno, perché la Roma è il bene supremo. Sarà lui inoltre la nostra guida nei prossimi anni e voltargli le spalle sarebbe una sconfitta per tutti.

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In conclusione è giusto dare risalto alla notizia più bella, la schiacciante vittoria sul Palermo. Bene, benissimo tutti. La difesa non ha rischiato nulla e finalmente si è mantenuta la porta inviolata, ma il messaggio più bello è sicuramente il ritorno in campo di Strootman, il leader che è mancato tanto in questi anni. Bentornato Kevin!

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