Gli otto mesi che hanno fatto la Roma americana

Gli otto mesi che hanno fatto la Roma americana

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GAZZETTA DELLO SPORT (A. CATAPANO) – In una stanza dello studio legale Tonucci, un appartamento elegante al terzo piano di uno stabile che affaccia su piazza del Popolo, è appeso al centro della parete un fax, ricordo dei tre giorni di fuoco, a fine marzo, in cui le parti trovarono l’accordo. «Mi raccomando, attenzione alle sorti dell’As Roma» . Simboli Messaggi di questo tenore in quelle 72 ore di battaglia i tifosi ne inviarono a decine. Erano tutti riuniti dagli avvocati di UniCredit, Grimaldi e associati: legali, consulenti, tecnici, e ovviamente i due protagonisti della trattativa, Thomas DiBenedetto e Paolo Fiorentino. Al termine di quell’ennesimo round, che stabilì le sorti dell’incontro, gli avvocati che assistono gli americani, Mauro Baldissoni e Gianluca Cambareri, presero quel fax che oggi campeggia nel loro studio, bottino di una «guerra» lunga, dura, massacrante, che alla fine ha stabilito solo vincitori: DiBenedetto e i suoi soci (Pallotta, Ruane e D’Amore), la banca, la Roma innanzitutto. E siccome la storia è fatta di immagini evocative, l’altro simbolo che si ricorderà di questa vicenda è la sciarpa giallorossa con cui DiBenedetto accolse a New York i rappresentanti di UniCredit, a fine gennaio. Pure quello fu un incontro decisivo — perché le parti stabilirono di restare soci—, nelle stanze della banca d’affari Piper Jaffray su Park Avenue, e quella sciarpa sta ancora lì a testimoniarlo. Fuori tempo massimo Roma, New York, Boston, dove è suonato l’ultimo gong il 15 aprile, e un istante dopo tutti sul ring ad abbracciarsi, dimentichi delle tensioni, dei rilanci, dei colpi bassi, compratori e venditori felici. Oggi, dopo otto mesi di trattativa e impegnati con gli ultimi passaggi tecnici — ieri la costituzione dal notaio della Holdco col 60% della — di Benedetto LLC e il 40%di UniCredit, oggi l’invio della caparra con i primi soldi, prossimamente l’autorizzazione dell’Antitrust e il lancio dell’Opa —, fa sorridere leggere Milano Finanza con la disponibilità del magnate egiziano Naguib Sawiris a rilevare la Roma nel malaugurato caso saltasse l’affare con gli americani. Dov’era Sawiris quando — di Benedetto presentò la sua offerta vincolante, poi risultata vincente su quelle di Angelucci, di un gruppo francese, di un fondo arabo e di Aabar che non era Aabar? Anzi, dov’era la sua proposta quando Rothschild ricevette le 12 manifestazioni di interesse, passaggio obbligato per mettere le mani sulla inquietante due diligence del club? Oggi fa scrivere che sarebbe disposto a mettere sul piatto 130 milioni, ma non è un po’ tardi? Eppure UniCredit incontrò anche Sawiris, invitandolo a partecipare alla gara, ma l’ex patron di Wind da quel momento sparì. Quel colpo basso È stata una gara dura ma trasparente. C’è stato un solo momento poco chiaro, il giorno delle offerte vincolanti, quando, con gli americani già in vantaggio, spuntò dal nulla la proposta Aabar. Per 48 ore, tanto ci volle per avere la smentita ufficiale del fondo di Abu Dhabi, il titolo in Borsa volò (e infatti è in corso un’indagine Il coinvolgimento nel progetto di Baldini e Sabatini risale a novembre. Ieri la costituzione della Holdco Consob). Aabar non c’entrava nulla, ma il suo nome era stato soffiato ai giornali da fonti molto qualificate: una nota società di comunicazione (Pms) e uno studio legale ancora più celebre (Dla Piper). L’operazione mediatica, si sarebbe scoperto poi, era nota pure a UniCredit, che anzi ne aveva sollecitato l’esecuzione. Un colpo basso? Solo un incidente di percorso? Comunque è stato l’unico di una certa gravità, se si eccettuano le ambiguità mostrate da Rothschild, in teoria arbitro imparziale, in pratica sostenitore di Giampaolo Angelucci. L’imprenditore romano ha avuto, finché la situazione è rimasta fluida, pure la simpatia di Rosella Sensi (cui aveva promesso un posto in società), e soprattutto qualche spintarella dalla politica. Ma se oggi siamo qui a raccontare di un club diventato americano, è segno che per la prima volta a Roma non ha deciso il Palazzo. E di questo va dato atto a UniCredit. Del resto, gli appetiti locali saranno saziati in futuro con la costruzione dello stadio. Prima mossa Ieri Gianni Alemanno ne ha parlato ampiamente. Il sindaco ha pure detto che «DiBenedetto dovrà rinforzare la squadra e fare grande la Roma, altrimenti noi ci metteremo di traverso» . Chissà se scherzava. Perché se era serio, non devono averlo ancora convinto né le cifre, né i protagonisti dell’operazione. Trentacinque milioni per la ricapitalizzazione gli sembrano pochi? E i quaranta per la campagna acquisti? Eppure, almeno il coinvolgimento — datato novembre 2010!— — di Walter Sabatini e Franco Baldini dovrebbe tranquillizzarlo. Oddio, ancora bisogna capire se il general manager dell’Inghilterra si libererà a giugno o a ottobre, ma conforta sapere che i due hanno già deciso la prima mossa: rinnovo con ritocco per Mirko Vucinic

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