Hall of Fame Classe 2015: attaccanti

Hall of Fame Classe 2015: attaccanti

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Continuano le votazioni online per la Hall of Fame Classe 2015. Ecco le biografie dei cinque candidati per la categoria “Attaccanti”.

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ABEL BALBO
Villa Constituciòn (Argentina), 1 giugno 1966
Ruolo: Centravanti
Presenze totali e gol segnati: 182, 87 (media 0,478)
Presenze in campionato e gol segnati: 149, 78 (0,523)
Presenze nelle coppe europee e gol segnati: 16, 6
Presenze in Coppa Italia e gol segnati: 16, 3
Presenze in Supercoppa di Lega e gol segnati: 1, 0

In carriera ha giocato a fianco di Maradona, Totti e Batistuta e basterebbe questo per riempire i racconti di qualsiasi atleta per l’eternità. Abel Balbo, è stato inoltre un attaccante raro. Potente, tecnicamente ineccepibile e con un fiuto del gol sensazionale.
Acquistato per 11 miliardi dall’Udinese, diventa per un lustro il punto di riferimento di ogni azione offensiva della Roma arrivando anche a indossare la fascia di capitano.
La parentesi del suo ritorno, nell’estate del 2000, è dolcissima (indimenticabile la sua presentazione all’Olimpico, il 3 agosto 2000, davanti a 15.000 tifosi). Abel, seppur da comprimario, conquista lo scudetto (2001) e la Supercoppa Italiana (2001). E’ inoltre in campo, e segnerà anche una rete alla fine della gara, nel match amichevole d’esordio della stagione 2001/02 contro lo Judenburg, il 23 luglio 2001,  quando la Roma tornò, dopo diciassette anni, a vestire lo scudetto sulle proprie maglie.

GABRIEL OMAR BATISTUTA
Reconquista (Argentina), 1 febbraio 1969
Ruolo: Centravanti
Presenze totali e gol segnati: 87, 33 (media 0,379)
Presenze in campionato e gol segnati: 63, 30 (0,476)
Presenze nelle coppe europee e gol segnati: 21, 2
Presenze in Coppa Italia e gol segnati: 2, 1
Presenze in Supercoppa di Lega e gol segnati: 1, 0

La mitraglia impazzita sotto la curva Sud dopo il gol nel Derby del 29 aprile 2001, un gol di tecnica, potenza, opportunismo, rapidità, un gol con un tocco realizzato prima ancora di essere pensato dagli avversari, è forse il manifesto ideale per presentare questo attaccante formidabile, irripetibile.
Tutta la sua carriera italiana (fatta salva, a mo’ di nota, l’esperienza nell’Inter) è stata vissuta all’ombra delle bandiere della Fiorentina e della Roma. Un destino, questo, segnato da una premonizione. A portare Gabriel in viola fu infatti Egisto Pandolfini. L’ex giallorosso, nel gennaio 1991, vola infatti a Mar del Plata per osservare Latorre, attaccante del Boca Juniors. Egisto nota invece l’altra punta argentina, Batisuta, che dopo due settimane passa ai viola che bruciano così le attenzioni del Verona. A volere a ogni costo il suo ingaggio in giallorosso, fu invece il presidente Sensi, che regala alla Roma di Capello l’ultimo tassello per diventare irresistibile. In giallorosso Batistuta conquista uno scudetto (2001) e una Supercoppa Italiana (2001).
PIERINO PRATI
Cinisello Balsamo (Milano), 13 dicembre 1946
Ruolo: Attaccante
Presenze totali e gol segnati: 108, 41 (media 0,380)
Presenze in campionato e gol segnati: 82, 28 (0,341)
Presenze nelle coppe europee e gol segnati: 4, 0
Presenze in Coppa Italia e gol segnati: 22, 13

La notizia del suo acquisto da parte della Roma esplose come una bomba alla fine di giugno del 1973 e con il pubblico romanista fu subito amore a prima vista. Un amore con la colonna sonora del gol, a partire dalla doppietta rifilata al Milan in quella che di fatto fu la prima apparizione de “La Peste” all’Olimpico e per di più contro la sua vecchia squadra. Prati realizzò il primo gol su passaggio di Agostino Di Bartolomei, il secondo con un tuffo spettacolare che mandò in delirio i presenti. E’ questa un’altra grande dote di Prati, quella di segnare quando tutti lo pretendono e la pressione è alle stelle. Questo accadde, ad esempio, nello storico Derby del “sorpasso” del 23 marzo 1975. Tutti gli chiedevano di segnare il gol che avrebbe consentito alla Roma di scavalcare la Lazio campione d’Italia e a lui di superare Chinaglia nella classifica cannonieri. Pierino di piatto, in scivolata, mise in rete il suggerimento di Peccenini consegnandosi definitivamente alla grande storia romanista.

MARCO DELVECCHIO
Milano, 7 aprile 1973
Ruolo: Attaccante
Presenze totali e gol segnati: 300, 83 (media 0,277)
Presenze in campionato e gol segnati: 231, 62 (0,268)
Presenze nelle coppe europee e gol segnati: 42, 13
Presenze in Coppa Italia e gol segnati: 26, 8
Presenze in Supercoppa di Lega e gol segnati: 1, 0

Fa le sue prime apparizioni nel calcio che conta nell’Inter tenuto sott’occhio dall’allenatore in seconda, un certo Arcadio Venturi, presagio di quello che sarà il destino di questo promettente attaccante.
Alla Roma Marco arriva nel novembre 1995. La notizia lo sorprende mentre con la Nazionale Under 21 è in ritiro alla Borghesiana. Sandro Mazzola gli comunica  che vestirà di giallorosso, l’Inter ha deciso di puntare su Branca. Nasce così, con qualche perplessità dovuta ad un trasferimento così inaspettato, la storia di un ragazzo che qualche anno più tardi dirà: <>. Insostituibile pedina nella Roma Campione d’Italia di Fabio Capello, con un mostruoso lavoro di spola tra centrocampo e fronte offensivo, Delvecchio conquista in giallorosso anche la Supercoppa Italiana, marchiando a fuoco il derby con reti a raffica e difficoltà insuperabili per tutta la retroguardia biancoceleste, compreso un fuoriclasse come il futuro campione del mondo Nesta, che non riesce ad arginarlo. In azzurro Delvecchio sfiora la conquista del titolo europeo nel 2000.

FRANCESCO GRAZIANI
Subiaco (Roma), 16 dicembre 1952
Ruolo: Attaccante
Presenze totali e gol segnati: 96, 21 (0,219)
Presenze in campionato e gol segnati: 57, 12 (0,211)
Presenze nelle coppe europee e gol segnati: 13, 4
Presenze in Coppa Italia e gol segnati: 26, 5

Arriva a Roma quando la sua immagine nella formazione scesa in campo al Santiago Bernabeu nella finale del Campionato del Mondo del 1982, è già esposta nella sede della FIGC. Graziani è ormai un’icona del calcio italiano, un attaccante che con la sua estrema mobilità, la tenacia e l’infinita generosità, ha contribuito in maniera determinante anche alle fortune del Torino.
Nella capitale “Ciccio” trova la Roma più forte di tutti i tempi e partecipa alla cavalcata che porta quel gruppo indimenticabile al secondo posto in campionato, alla conquista della Coppa Italia e a un soffio dalla conquista della Coppa dei Campioni. Contro il Liverpool la sua maglia intrisa di sangue e l’amarezza infinita nell’uscita dal campo, sono le immagini di un campione che ha dato tutto e che per questo entrò nel cuore del pubblico romanista.
Strepitoso anche il suo canto del cigno, nella Roma di Eriksson edizione 1985/86. In quella stagione alza al cielo la Coppa Italia e contribuisce con reti pesantissime a dare corpo al duello infinito con la Juventus. Il momento più bello in giallorosso? Forse il gol realizzato contro la Sampdoria il 2 aprile 1986 che portò la Roma ad un punto dai bianconeri. “Dopo quella rete – disse Graziani nel dopopartita –  ho temuto di svenire per la gioia”.

(fonte – asroma.it)

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