Il debuttante

Il debuttante

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-Pruneti-

IL MESSAGGERO (U. TRANI) – La novità è sulla panchina della Roma: Paulo Fonseca, a 46 anni, assaggia per la prima volta il sapore del derby. Mai vissuto uno. Né in Portogallo, né in Ucraina. Il portoghese sa che cosa lo aspetta all’Olimpico. Gliene parlano da quando ha messo piede a Trigoria, all’inizio dell’estate. Non ha trovato i senatori Totti e De Rossi a introdurlo nella storia della sfida. Il capitano Florenzi e Pellegrini bastano e avanzano, però. Semplicemente per ricordargli che non potrà mai essere «una partita come le altre» anche se in palio ci sono comunque 3 punti come in ogni match di campionato o coppe. Pallotta e Lotito si augurano che conti per la Champions, cioè per quel 4° posto che sembra l’unico disponibile alle spalle della Juve, del Napoli e dell’Inter. Il fatto che si giochi domani, il 1° settembre e con la serie A appena partita, forse lo rende meno decisivo. Ma la rivalità non dipenderà mai dal calendario. E il risultato fa la differenza, soprattutto a breve termine. Fonseca, dunque, è già dentro la Partita. Spinto direttamente dai tifosi. Che lo incontrano spesso a Testaccio, nel solito ristorante in via Marmorata, e gli fanno sentire come batte il cuore romanista. Ha scoperto il quartiere appena arrivato ed è diventato lo svago preferito nelle serate in cui vuole vivere la passione e l’affetto della gente. Dopo aver alloggiato in albergo all’Eur, l’allenatore ha preso casa sull’Aurelia antica, vicinissimo al Gianicolo e a Monteverde Vecchio. È già stato in Vaticano e si è gustato Roma di notte con i suoi collaboratori. Ma deve aggiustare subito la Roma. Mosse studiate al video e provate in campo. Mirate: la difesa che ha sbandato contro il Genoa; il sistema di gioco di Inzaghi che si avvicina, anche nell’atteggiamento, a quello di Andreazzoli e il cambio necessario di qualche interprete. Proprio dietro, dove la squadra è sembrata vulnerabile: ecco Zappacosta terzino a destra, con Florenzi esterno alto a sinistra, e magari Mancini accanto a Fazio, con Jesus in panchina. Dopo l’allenamento, la cena a Trigoria. L’avvicinamento, in ritiro, è nella normalità. Solo quello, però.

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