Il ‘Pentagono’ della rivoluzione ‘Friedkiana’: eccellenza e top manager nei ruoli apicali...

Il ‘Pentagono’ della rivoluzione ‘Friedkiana’: eccellenza e top manager nei ruoli apicali della Roma

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FOCUS CGR – Undici mesi per analizzare la Roma, comprendere ciò che non funzionasse prima del loro sbarco nella capitale e verificare come poter apportare correttivi. Undici mesi per rivoluzionare la Roma, alimentando il vento del cambiamento. The wind of change‘, cantavano gli Scorpions, colonna sonora perfetta per descrivere i passi lenti ma ponderati di Dan e Ryan Friedkin nell’emisfero romanista. Rivoluzione non significa solo mutamento di un assetto socio-politico, ma indica anche il giro completo descritto da un corpo in movimento intorno ad un altro corpo. I nuovi proprietari texani hanno ruotato intorno alla Roma, per scrutarne ogni singolo particolare e ogni singola sfumatura. Dopo intere settimane trascorse ad immaginare come modificare la struttura portante della società, la navicella dei Friedkin ha assestato i primi colpi, delle vere e proprie picconate alla facciata di Trigoria, dopo anni di evidente deterioramento. 

L’arrivo di Stefano Scalera è stato il primo in ordine di tempo: uomo della pubblica amministrazione e stimato professionista anche in ambienti politici, gli è stato affidato il compito di curare le relazioni esterne del club in ambienti extracalcistici ma soprattutto di resettare e riavviare il fascicolo relativo allo stadio. Addio al progetto di Tor di Valle e un nuovo tortuoso viaggio da affrontare, questa volta con l’obbligo categorico di edificare un impianto sportivo. Contestualmente la creazione del ‘Roma Department’ diretto da Francesco Pastorella, per incentivare la lodevole attività solidale che il club già da diversi anni svolge sul territorio, con l’obiettivo però anche di riavvicinare la Roma ai suoi tifosi.

Successivamente è stato il turno del comparto sportivo e la scelta a sorpresa è ricaduta su Tiago Pinto. I Friedkin non hanno preferito percorrere la strada più agevole, del calcio nostrano, strettamente connessa alla logica del direttore sportivo che accentri su di sé tutti i poteri. Troppi denari sperperati negli scorsi anni, troppi personalismi. Hanno ricercato sul mercato internazionale il profilo di un professionista in grado di poter supervisionare il lavoro di tutti i collaboratori tecnici, a 360 gradi. Un General Manager, in stile NBA e il ‘cervellone’ di Charles Gould ha partorito il nome del portoghese. Un giovane e rampante dirigente, con grande esperienza nel Benfica, uno dei club più virtuosi d’Europa nella capacità di abbinare ai successi una crescita graduale e duratura della società anche sul piano finanziario.

Da qui a cascata è subentrata anche la necessità di inserire figure credibili e di assoluto valore in alcuni ruoli apicali del settore sportivo: Vincenzo Vergine, nuovo responsabile del settore giovanile, dopo oltre 20 anni di apprendistato e proficuo lavoro al fianco di Pantaleo Corvino e non solo. Parallelamente la conferma di quei soggetti che in questi anni hanno certamente contribuito a sviluppare il serbatoio giallorosso, ridisegnando però le logiche dello scouting: evitare investimenti monstre su giovani stranieri e valorizzare appieno il bacino d’utenza locale e nazionale. Costruirsi dentro casa i campioni del futuro.

Parallelamente Pinto e la proprietà si sono dedicati ad un annoso problema, che da anni attanaglia la Roma sul campo. Gli infortuni. Ad inizio anno la sinergia con la clinica svizzera Klinik Gut di St. Moritz, diretta dal Dott. Georg Ahlbäumer. Nei giorni scorsi il mancato rinnovo al dottor Causarano, a cui seguirà la rivisitazione dell’interno settore medico-fisioterapico. Work in progress

Sembrava tutto slegato e invece un filo logico c’è. L’avvento di Josè Mourinho ne è la conferma. Appena si è aperto uno spiraglio, Dan Friedkin – da sempre affascinato dalla figura dello Special One – non c’ha pensato su due volte. Diplomazie a lavoro, contatti proficui con Mendes e la firma su un triennale di uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio. Una trattativa lampo, annunciata a sorpresa al pubblico, che ha fatto, questa sì, il giro del globo in pochi secondi, riportando la Roma al centro del mondo calcistico. La motivazione è chiara a tutti, anche ai profani del pallone: la squadra giallorossa non vince nulla da 13 anni e Josè negli ultimi 20 ha fallito solo al Tottenham.

In ultimo oggi l’annuncio di Maurizio Costanzo come nuovo responsabile delle strategie comunicative del club. Giornalista, conduttore e autore radio-televisivo, pioniere dell’emittenza commerciale, ma soprattutto personaggio che dovrà indirizzare la Roma verso un nuovo modo di comunicare se stessa all’esterno, nell’emisfero locale ma anche in quello nazionale e internazionale.

Insomma se si guarda a ritroso i primi undici mesi dell’era Friedkin, è facile trovare una connessione tra tutte le mosse della nuova proprietà: Struttura Sportiva-Comunicazione-Settore economico-finanziario-Rapporto con i tifosi-Stadio. Il pentagono della rivoluzione ‘Friedkiana’, ispirata alla scelta dell’eccellenza nei ruoli manageriali e apicali del club. Serviva gettare fondamenta solide per costruire finalmente un progetto vincente e risvegliare il gigante addormentato. Ma il motore della navicella di Dan e Ryan è ancora acceso. La rivoluzione continua…

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